Il sussidiario pubblica una selezione di “tesine” presentate da alcuni studenti all’esame di maturità. La tesina, disponibile con link a lato testo, è introdotta da un breve articolo, in forma di lettera al direttore, in cui l’autore spiega il progetto, la storia, le motivazioni del suo lavoro. Gli studenti che volessero inviare la propria tesina possono farlo scrivendo a redazione@ilsussidiario.net
Caro direttore,
All’inizio dell’anno scolastico sono stato travolto dall’affermazione del mio Preside “nihil nisi per amicitiam cognoscitur”: senza un autentico e appassionato rapporto di amicizia con l’altro non c’è conoscenza, non solo all’inizio, ma in ogni momento dell’esistenza umana.
Queste parole si sono incise istantaneamente nella mia mente: esse mi avevano scosso profondamente a secoli di distanza da quando furono pronunciate da S. Agostino per la prima volta; avevo percepito la stretta e affascinante connessione tra l’esperienza di quell’uomo vissuto nel 350 d.C. e la mia vita. Paradossalmente le parole di Agostino descrivevano meglio di me ciò che mi stava più a cuore; l’appassionante esperienza di amicizia che da tanti mesi avevo intuito come vitale e avevo tentato di approfondire nella mia vita personale, veniva riassunta e spalancata a nuovi orizzonti con questa semplice affermazione.
Sorpreso e affascinato da questa iniziale intuizione mi sono accorto che le parole di Agostino sono solo un esempio che testimonia l’interesse di tutta la cultura occidentale sul tema dell’amicizia che si è concretizzato in innumerevoli studi e riflessioni. Scrittori, poeti, artisti fin dall’antichità hanno percepito l’importanza rivoluzionaria dell’amicizia e hanno cercato di esemplificare e descrivere i tratti principali di questo tema e, ancor più, di questa situazione esistenziale con il proprio genio, la propria creatività e la propria storia.
Il concetto di amicizia e la consapevolezza del suo valore esistenziale si evolve nel corso dei secoli, per lo stretto legame tra la realtà storica, politica e sociale e il pensiero dell’amicizia.
Dopo aver posto una premessa sui due teorizzatori del concetto di amicizia: Aristotele e Cicerone, ho analizzato alcuni autori esemplificativi di epoche diverse nel contesto culturale dove vivevano.
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Mi sono accorto che quando il panorama storico muta profondamente, anche gli autori registrano una coscienza diversa del medesimo tema. Nel mondo antico mi sono soffermato sull’esperienza di Omero, di Epicuro e Cicerone. Nel mondo cristiano ho seguito il percorso umano di Agostino; e per finire nel mondo moderno ho indagato la straordinaria testimonianza di Pavese.
Indagando le esperienze, la storia di questi personaggi ho progressivamente acquisito una maggiore consapevolezza del rapporto di amicizia che mi unisce a Paolo, Pietro, Maddi, Sofi e Cate. Ho riscoperto e approfondito tramite i “grandi” della letteratura, ciò che da un punto di vista limitato ho iniziato a vivere sulla mia pelle: la sconvolgente scoperta che il rapporto con l’altro rappresenta la condizione necessaria a uno sviluppo della conoscenza e schiude la possibilità ad ogni suo avanzamento.
È l’amicizia che mette in moto il processo per cui un uomo inizia a prendere coscienza di sé, ad avere tenerezza verso se stesso, a prendere nota del destino verso il quale sta andando. È il rapporto con l’altro che dà inizio al processo per cui un uomo inizia a dire “io” con dignità.
Giovanni Sala