La vicenda del recupero delle somme legittimamente percepite dai lavoratori della scuola a seguito della maturazione degli scatti di anzianità nel 2013, ha messo in evidenza uno degli effetti delle politiche inique ed ingiuste messe in campo nei confronti dei lavoratori della scuola ed in generale del pubblico impiego.
Il blocco dei contratti e il congelamento dei salari e degli scatti di anzianità previsto da Tremonti nel 2010 e poi prorogato dal Governo Letta nell’ottobre scorso ha avuto come risultato un impoverimento complessivo del personale della scuola. Per la Flc-Cgil è inaccettabile che a fronte di un aumento dei carichi di lavoro determinati dai tagli agli organici e dalle modifiche ordinamentali degli ultimi cinque anni, gli insegnanti e il personale Ata abbiano dovuto subire una ulteriore penalizzazione: il blocco dell’unico meccanismo di carriera previsto dal contratto di lavoro.
Non ci convince affatto, poi, la soluzione trovata in sede negoziale per la restituzione dell’anzianità 2011: la rinunzia dei lavoratori ad oltre il 25% di salario accessorio per autofinanziare gli scatti di anzianità secondo una logica di cannibalizzazione interna delle risorse. Salario accessorio che costituisce il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, vale a dire quelle risorse che devono sostenere la programmazione e la progettazione delle attività necessarie a rispondere ai bisogni degli alunni e delle comunità.
Se, come ci è stato informalmente anticipato, gli scatti di anzianità 2012 dovranno per la seconda volta essere pagati dai lavoratori, la Flc sarà indisponibile a sottoscrivere una soluzione di questa natura che pesa sia economicamente che in termini di aggravio dei carichi di lavoro, ancora una volta sul personale docente e Ata. Chiediamo che si trovino risorse aggiuntive per questa partita e per il rinnovo sia economico che normativo dei contratti di lavoro: questa a nostro parere è una vera e propria priorità. Solo in sede di rinnovo contrattuale si possono trovare le soluzioni che salvaguardino le percorrenze economiche legate all’anzianità e meccanismi che prevedano la valorizzazione professionale del personale.
La Flc-Cgil fin dal lontano 2009 ha presentato una sua proposta in tal senso e nel mese di dicembre ha licenziato nel proprio comitato direttivo le linee guida per il rinnovo dei contratti nei comparti della conoscenza.
La nostra riflessione si dipana da due punti di premessa, oltre che dalla convinzione che investire nella scuola e in chi vi lavora sia un elemento fondamentale per la ripresa del paese e per lo sviluppo economico e per i diritti di cittadinanza.
In primo luogo occorre tenere insieme il tema della tutela dei diritti e della salvaguardia delle retribuzioni con il tema della qualità: un buon contratto cioè deve servire anche per innalzare la qualità della scuola.
Il secondo punto di premessa riguarda l’idea di scuola alla quale il contratto deve essere collegato: per la Flc è la scuola della Costituzione, vale a dire la scuola inclusiva e democratica che deve dare pari opportunità a tutti. Lo sottolineaiamo: in netta contrapposizione all’idea gerarchica, autoritaria e selettiva che ha caratterizzato le politiche scolastiche dell’ex ministro Gelmini.
Sui contenuti poi riteniamo che sia necessario dare risposte sotto due punti di vista. In primis occorre rispondere all’emergenza salariale che è un dato di fatto incontestabile e riguarda tutto il personale. In secondo luogo si deve leggere contrattualmente la complessità del lavoro e della professionalità. In questo senso, per quanto riguarda il personale docente noi parliamo di valorizzazione professionale diffusa. La valorizzazione professionale e la conservazione delle progressioni economiche di anzianità sono due punti non antitetici, che possono coesistere, così come avviene diffusamente anche in Europa.
Rifuggiamo invece da quelle ipotesi di premialità selettiva individuale che nulla hanno a che fare con la natura essenzialmente collegiale e collettiva del lavoro. Segnaliamo a tal proposito, per dovere di cronaca, la sperimentazione Gelmini denominata Valorizza, caratterizzata dalla premialità del merito individuale, rigettata prima dal personale e poi miseramente fallita. Per queste ragioni non ci convince affatto la proposta di Foschi avanzata su queste pagine. La liberalizzazione della professione docente richiama esattamente quell’idea individualista del lavoro nella scuola che ci sembra molto distante dal contesto, così come rappresenta un elemento di ulteriore indebolimento dei diritti dei lavoratori. Infatti la liberalizzazione della professione docente, così come viene descritta seppur brevemente da Foschi, presuppone uno stato giuridico completamente diverso, con un rapporto di lavoro che non può essere dipendente, ma appunto libero-professionale, quindi con meno tutele e meno diritti.
Crediamo francamente che non sia questa la strada, e a dir la verità neppure un tema che parla alle priorità della scuola e dei suoi lavoratori. La ragionevolezza impone che in questa fase tutti, non solo le organizzazioni sindacali che lo fanno da tempo, richiamino la politica ad un serio piano di investimenti sulla scuola e su chi vi lavora: ciò è assolutamente prioritario per dare un futuro ed una prospettiva ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze del nostro paese.