Da tempo ormai intorno al ciclo di Tfa per il 2014-15 regna la confusione. Il Tfa (tirocinio formativo attivo), nato come norma transitoria per l’abilitazione alla docenza, ha ormai superato la fase di preselezione nazionale gestita direttamente dal Miur: gli aspiranti docenti che sono stati dichiarati idonei devono sostenere entro il 30 novembre una prova scritta e una orale nei singoli atenei. Eppure, in Lombardia, Campania e parte del Lazio queste stesse prove non sono state ancora bandite. Come mai? Il Miur ne ha bloccato le procedure di iscrizione a causa di “evidenti disallineamenti” riscontrati nel calcolo finale dei posti disponibili. Che cos’è successo? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
1. In Lombardia, Campania e Lazio, l’idoneo a partecipare alla selezione a livello di ateneo per il Tfa, una volta collegato alla piattaforma ufficiale di iscrizione Cineca, si è ritrovato davanti ad un’indesiderata sorpresa: i posti disponibili erano ben oltre il numero ufficialmente assegnato alla singola regione dal ministero. Per fare un esempio, in Lombardia sono 1900 posti in più rispetto a quanto stabilito dal bando ufficiale (per la Lombardia 3.064, invece degli ora disponibili circa 5.000). Un aumento — per la Lombardia — del 62% dei posti assegnati dal Miur: sono oltre 27 le classi di concorso comparse dal nulla che aumentano l’offerta formativa della Regione. Questi posti in eccesso sono quelli messi a disposizione a sorpresa da eCampus, Università telematica lombarda, e per la Campania da Pegaso Università (anch’essa Università telematica), atenei prima non calcolati come possibili Scuole Tfa perché appunto telematici.
2. Queste università telematiche sono state tuttavia inserite — fatto assai strano — all’interno della piattaforma Cineca, e quindi a disposizione della scelta degli aspiranti docenti, senza alcun via libera dei rispettivi Coreco (il Comitato regionale di coordinamento fra le università di una singola regione) né dell’Ufficio scolastico regionale né del Miur.
3. I posti offerti da queste università, in forza della loro natura “telematica” e della loro “sorprendente” disponibilità economica, sono molti di più di quanti una singola università possa offrirne; non sono né regolamentati né ufficialmente autorizzati e aumentano a dismisura il numero di posti messi a disposizione per ogni regione dal Miur, senza che questo cambiamento sia legittimato tramite apposito decreto. Il Miur ha ora bloccato le procedure di iscrizione fino a quando la diatriba non sarà risolta e preme perché i Coreco modifichino la loro proposta di distribuzione interna di posti, allargando anche a eCampus e a Pegaso Università.
4. Ora le alternative sono due: o gli uffici scolastici regionali ridistribuiscono i posti disponibili per la seconda fase di selezione del Tfa fra i vari atenei tenendo conto anche dell’offerta di queste università telematiche (visto che il numero totale per singola regione deciso dal Miur non è modificabile, a detta dello stesso ministero), o il Miur prende una chiara posizione sulla questione, decidendo di escludere eCampus e Pegaso Università dalla piattaforma Cineca e riservando alle sole università “tradizionali” la possibilità di aprire scuole Tfa.
Il caos generato, di cui fanno le spese i singoli aspiranti docenti — che non sanno più a questo punto dove iscriversi per sostenere la seconda fase di selezione per il Tfa —, fa sorgere inevitabilmente alcune domande:
1. I numeri dei posti disponibili presso la piattaforma Cineca cambia di giorno in giorno e le informazioni ufficiali rilasciate dalle istituzioni competenti tendono a contraddirsi. Se la procedura per la selezione di questo ciclo di Tfa è nota da tempo, perché domina un tale disordine e una mancanza di informazioni chiare e coordinazione fra il Miur e il Cineca?
2. Come è stato possibile che università telematiche, non ancora regolamentate dal ministero tramite apposito decreto, abbiano avuto accesso ex post alla piattaforma ufficiale Cineca per il Tfa, scavalcando evidentemente lo stesso Miur e imponendo di fatto la loro presenza?
3. È un caso che proprio a partire da quest’anno, in occasione di questo ciclo di Tfa, si sia deciso di dare alle Regioni solo il totale dei posti disponibili per il Tfa, lasciando l’onere della distribuzione ai Coreco, e non invece distribuirli direttamente alle varie università a tavolino come per il ciclo di Tfa precedente?
3. Come evidenziato anche dalla denominazione stessa, le università telematiche in questione utilizzano metodi formativi diversi dalla didattica frontale. A rischio è la qualità della formazione dei futuri insegnanti: siamo sicuri che queste università telematiche possano garantire un livello di qualità didattica sufficiente, soprattutto per un tirocinio formativo così delicato?
4. A fronte dell’evidente situazione di difficoltà e incertezza sia tra le strutture dei singoli atenei sia tra gli studenti, cosa aspetta il Miur ad assumersi la responsabilità di prendere una posizione chiara sul problema?
La situazione di “grave disagio, confusione e incertezza” (come scrive il Coreco della Lombardia in merito) relativa a se e come riformulare a questo punto la distribuzione dei posti Tfa assegnati alle Regioni investe non solo gli atenei, ma anche e soprattutto gli aspiranti tirocinanti.
Modificare l’offerta formativa nazionale già stabilita a giugno, a un mese dalla data di conclusione delle selezioni, solo per fare posto agli interessi economici di queste università telematiche non sembra un’alternativa proponibile. Migliaia di giovani attendono. Speriamo non invano.