Nel 2016 è stata costituita la European Society for Moral Philosophy. Il progetto è coraggioso perché, in un momento in cui l’Unione Europea mostra le sue incertezze e debolezze, il sito della società pone a esergo quest’affermazione di Robert Schuman, tratta dalla Dichiarazione del 9 maggio 1950, annunciando il suo quadro di riferimento: “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
È questo lo spirito con cui la promotrice della Società, Elisa Grimi, ha convocato i membri del comitato scientifico, provenienti da diverse università italiane ed europee, e i collaboratori appartenenti ad atenei italiani e non. Presidente della Società è Roger Pouivet, dell’Université de Lorraine (France), che il 26 ottobre, presso la Fondazione Centro Studi Campostrini di Verona, aprirà il primo congresso internazionale organizzato dalla Società sul tema What is Good? Contemporary Debates in Moral Philosophy.
I tre giorni in cui si svolgerà il convegno (26-28 ottobre 2017) spiegheranno il plurale che appare nel sottotitolo, Debates, motivandolo attraverso l’ampiezza delle prospettive annunciate dagli assi tematici. La risposta alla questione che chiede che cosa sia il bene sarà infatti affrontata in quattro Panels: 1. La questione del Bene nella storia della filosofia; 2. Bene e diritti; 3. Il Bene nelle culture e nelle diverse tradizioni; 4. Il Bene e Dio. I temi saranno introdotti da Keynote Speakers e affrontati da giovani studiosi provenienti da diverse università europee.
La ricchezza del programma è tradita da questa rapida presentazione, e molto resta ancora da dire sul quadro nel quale il tema del convegno si svolge. Tema che, forse, rappresenta un’efficace declinazione di quanto Schuman dichiarava per l’Europa, che attende sempre di sorgere nel susseguirsi di azioni concrete tra cui va annoverato anche l’incontro di quanti fanno della ricerca umanistica un motivo e occasione di promozione dell’umano. Azioni concrete e incontri ordinati attorno al Bene cui tendono le domande più urgenti di ogni uomo che, in ogni epoca, ha cercato e cerca il proprio compimento nel Bene, ovvero in ciò che risponde alla statura della sua umanità. Tra i modi in cui questa ricerca si svolge (nella politica, nell’arte, nella letteratura) vi sono anche l’amore alla sapienza e alla saggezza connotanti ogni cultura come ricerca di ciò che può essere chiamato “Bene”. Il quale, come mostra anche il rapido sguardo ai titoli delle conferenze, si dichiara nel suo nucleo vivente e “unificante”, nucleo riconosciuto (e per questo cercato) sia nelle culture orientali e occidentali, sia nelle diverse declinazioni dei percorsi filosofici che saranno proposti e seguiti, i quali vogliono essere quelle “realizzazioni concrete” di cui Schuman parlava.
Azioni e realizzazioni concrete ordinate attorno al Bene, ma anche guidate dal Bene di cui l’Europa ha bisogno non per conciliare le sue diverse anime neutralizzandole ma per permettere innanzitutto a se stessa e, insieme, a chi in essa coabita, di riconoscere la portata aletica della bellezza e bontà cui ogni uomo aspira.
Il che domanda, tuttavia, un atto di libero riconoscimento e assenso, un investimento di energie volte al riconoscimento della verità del nucleo spirituale delle culture e tradizioni che oggi si trovano insieme nel Vecchio Continente. Così, al Bene e all’agire ordinato al Bene il convegno affida la possibilità di ripensare la coabitazione europea, facendolo oltre ogni neutralizzazione degli elementi connotanti in proprio l’originalità e originarietà dell’umano.
Originalità e originarietà che sono potenziate dal Bene per l’uomo, da un Bene capace di stare di fronte al male, secondo l’invito sempre attuale che Vasilij Grossman lancia in Vita e destino. Difatti, in alcune celebri pagine di questo romanzo, riecheggia proprio la domanda del convegno: What is “Good”?, domanda che si traduce in quella posta da Grossmann: “In che cosa consiste il bene?”, per proseguire nei passi noti: “Bene per chi? Di chi? […] La crudeltà dell’esistenza genera il bene nei cuori grandi ed essi lo portano nella vita, stimolati dalla speranza di cambiarla similmente al bene che alberga in loro […]. A fianco del grande bene esiste una bontà quotidiana. È la bontà della vecchia che porta un pezzo di pane ad un prigioniero, del soldato che dà da bere dalla sua borraccia al nemico ferito, della gioventù che ha pietà della vecchiaia, è la bontà del contadino che nasconde nel fienile il vecchio ebreo”.
E di che cosa, più di questo Bene, ha oggi bisogno l’Europa? La sfida che attende l’European Society for Moral Philosophy, e cui essa inizia a rispondere con questo convegno, è dunque coraggiosa: essa intende convocare studiosi di diverse tradizioni, provenienze e credo a riflettere sul Bene e la bontà di cui ogni uomo ha bisogno affinché l’umanità continui a rifiorire.