Il sussidiario pubblica una selezione di “tesine” presentate da alcuni studenti all’esame di maturità. La tesina, disponibile con link a lato testo, è introdotta da un breve articolo, in forma di lettera al direttore, in cui l’autore spiega il progetto, la storia, le motivazioni del suo lavoro. Gli studenti che volessero inviare la propria tesina possono farlo scrivendo a redazione@ilsussidiario.net
Caro direttore,
Il lavoro della mia tesina è cominciato circa un anno fa, dopo aver visto al Meeting di Rimini la mostra su Maria Zambrano. Di questa filosofa spagnola del ’900 mi ha colpito in modo particolare il modo in cui lei parla dei suoi maestri e della necessità propria di ogni uomo di incontrare una guida che sveli il senso di sé e della realtà che lo circonda. Sentendomi completamente descritta dalle sue parole ho deciso di approfondire il suo pensiero e in particolare la tematica dell’educazione: abbandonarsi con fiducia alla realtà è possibile solo in virtù di una guida, di un padre che attraverso il suo insegnamento introduca alla verità.
Nel corso dell’anno, incontrando diversi autori, mi sono chiesta come la presenza o meno di un maestro influiva nella loro vita personale e artistica; e questo rapporto, a volte critico, è emerso in tre uomini, distanti per epoca e nazione: Seneca, Pascoli e Cézanne. In Seneca l’aspetto che ha destato il mio interesse è il fascino ancora attuale del suo pensiero, del quale la Zambrano parla nel testo El pensamiento vivo de Seneca. Egli è ancora vivo nella cultura europea ed è capace di generare “figli” se lo si ricerca come un maestro da seguire.
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La mancanza del padre è invece la condizione nella quale si trova a vivere Pascoli; la nostalgia, l’angoscia e il desiderio che già a una prima lettura mi avevano colpito, si sono spiegate proprio attraverso il sentimento dell’essere orfano. In Pascoli emerge tutto l’impeto di comprendere la realtà, che resta però indecifrabile mancando qualcuno che lo guidi nel cammino di conoscenza. Per ultimo Cézanne che, pur vivendo in un momento nel quale qualsiasi tradizione artistica sembra essere rinnegata, si confronta con i grandi maestri del Louvre e imitandoli ritrova il vero senso della sua arte: imitare la natura così come questa si presenta ai nostri occhi.
Attraverso il confronto con i miei professori e con i testi della Zambrano si è chiarito in me come sia fondamentale per ogni uomo seguire i passi di un altro che, anche per un breve tratto, illumini il cammino. Più il testo prendeva forma, più il mio interesse aumentava, grazie sopratutto al rapporto con Giorgio Vittadini, che mi ha spronato a non fermarmi all’apparenza o a giudizi affrettati. In questo senso si è rivelata fondamentale anche per me in questo ultimo anno di liceo la presenza di quello che Maria Zambrano definisce “padre spirituale”,di una guida che mi rilanciasse, nel lavoro per la maturità e nella vita di tutti i giorni, a ricercare il senso di me e del mondo che mi circonda.
Carolina Braschi