Due equivoci storiografici condizionano generalmente le nostre conoscenze della filosofia medievale: in primo luogo la convinzione che quattro o cinque autori, che trovano faticosamente spazio nei manuali di liceo, possano esaurire quasi mille anni di storia del pensiero; in secondo luogo che sant’Agostino sia un filosofo medievale, sebbene il vescovo di Ippona metta mano ai suoi ultimi capolavori quando ancora l’Impero romano lottava strenuamente per non soccombere.
Si tratta ovviamente di malintesi che non interessano l’ampia e talvolta abbordabile letteratura specialistica che da molti decenni, da un lato offre a un pubblico sempre più vasto la descrizione e la trattazione di autori poco conosciuti, ma non per questo poco prolifici, dall’altro permette di avere sempre più chiara l’effettiva funzione di alcune intuizioni agostiniane nella storia del pensiero occidentale.
La monografia di Andrea Colli, Tracce agostiniane nell’opera di Teodorico di Freiberg – recentemente editata da Marietti – è un interessante contributo agli studi specialistici di filosofia medievale, ma anche uno studio abbordabile a un pubblico più vasto che intende scoprire un nuovo “maestro” del XIII secolo e un altro tassello dell’enorme mosaico che lega il pensiero di sant’Agostino al pensiero contemporaneo.
Teodorico di Freiberg, frate domenicano nato in Sassonia intorno al 1240, studia e insegna all’università di Parigi. Il suo pensiero è certamente influenzato dagli insegnamenti di Alberto Magno e di Tommaso d’Aquino, con cui polemizza aspramente. Nei quasi quaranta trattati filosofici e teologici che costituiscono il corpus delle sue opere emerge una presenza assai rilevante di riferimenti alle opere di sant’Agostino.
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Il dato di per sé non sarebbe rilevante se non si tenesse conto del fatto che, mentre altri autori dell’epoca preferiscono considerare Aristotele l’auctoritas filosofica e Agostino punto di riferimento teologico, Teodorico considera gli scritti di quest’ultimo come effettivi contributi filosofici.
In tutta la prima parte del libro (Studio delle fonti) Colli individua le possibili ragioni che portano Teodorico ad avvalersi di Agostino in contesti in cui generalmente si privilegia la filosofia aristotelica, mentre nella seconda parte (Temi e problemi) analizza lo spessore teoretico delle scelte operate dall’autore domenicano che, proprio avvalendosi del contributo di alcune nozioni agostiniane come abditum mentis, imago Dei o distentio animi, sembra precorrere teorie filosofiche sviluppate nel pensiero moderno.
Colli sottolinea soprattutto la funzione costitutiva che Teodorico attribuisce all’intelletto. Secondo Teodorico infatti esso compartecipa alla generazione dell’oggetto conosciuto, così come suggeriva Agostino nel IX libro del De trinitate. L’oggetto della nostra conoscenza non è innanzitutto un ens naturale, ma un ens conceptionale, cioè acquista la sua completezza in quanto “posto” da un soggetto conoscente. Ampio spazio viene poi dedicato alla trattazione del problema del tempo.
Anche in questo caso Teodorico è certamente meno impermeabile, rispetto ad altri maestri del XIII secolo, all’innovatività della concezione agostiniana di distentio animi che tanto affascina autori contemporanei come Heidegger o Hannah Arendt, ma che nel Medioevo è piuttosto marginalizzata a vantaggio del binomio tempo-movimento proposto da Aristotele.
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Sebbene Colli sia molto critico con le interpretazioni fornite da altri medievisti che considerano Teodorico “un Kant del XIII secolo”, anche ad un lettore non specializzato risulta chiaro che Teodorico di Freiberg è un autore originale per la sua epoca e che alcune delle sue scelte filosofiche possono essere considerate un’anticipazione inconsapevole di idee e teorie che si affermeranno rapidamente nei secoli successivi e che costituiscono un background consolidato della cultura moderna.
Inoltre risulta ancora più evidente la funzione fondamentale esercitata dal pensiero di sant’Agostino nel corso della storia della filosofia occidentale. È probabilmente inutile domandarsi se Teodorico abbia interpretato con correttezza o meno alcune idee del vescovo di Ippona, attraverso le quali talvolta sembra precorrere alcune teorie sostenute qualche secolo più tardi dalla teologia riformata, vero è tuttavia che se si vuole fare i conti con l’eredità di sant’Agostino nella filosofia contemporanea, bisogna necessariamente fare i conti con tutti i tentativi che nel corso della storia hanno cercato di comprenderla e usarla.
Per questo non è un caso che Colli scelga di non chiudere il suo studio con una conclusione, ma tracciando tre nuove prospettive di ricerca. Se sant’Agostino è ancora oggi uno degli autori che suscitano più interesse, ciò avveniva già nel XIII secolo, perciò è interessante continuare a scoprire quale sia il percorso che si snoda in questa storia del pensiero agostiniano e di cui la filosofia di Teodorico costituisce una tappa importante.