La fisica, e in generale le materie di carattere scientifico, sembrano non essere particolarmente amate dai ragazzi italiani. La prova sta nel numero di laureati in queste materie, progressivamente diminuito nel tempo sino ad assestarsi nel 2006 intorno al appena il 7% circa del totale. Ma anche fra la popolazione adulta la situazione non è molto diversa: la ricerca scientifica (soprattutto quella di base) viene accolta spesso con distacco e disinteresse, se non addirittura con diffidenza.
Portare la Fisica a teatro potrebbe essere una soluzione adatta per suscitare nuovo interesse verso il mondo scientifico. Lo hanno sperimentato a Milano, dove dal 22 al 25 marzo al Piccolo Teatro Studio – nell’ambito dell’iniziativa L’Avventura della Scienza – è andato in scena “Alice 2.0 nel Paese dell’Energia”, il nuovo spettacolo teatrale scritto e interpretato da tre ricercatori del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano. Una di loro ha risposto alle domande de Ilsussidiario.net.
Cominciamo da voi. Dottoressa Marina Carpineti, chi sono in realtà i tre attori?
Dunque … Io mi occupo di Fisica sperimentale nel campo dell’ottica applicata allo studio della materia. Nicola Ludwig è invece nel ramo della Fisica applicata ai Beni Culturali e Marco Giliberti in quello della Didattica della Fisica moderna.
Cosa ci fanno tre ricercatori in Fisica sul palcoscenico?
Abbiamo pensato che il teatro avrebbe potuto fungere da intermediario fra il mondo della scienza e le nuove generazioni. L’idea è cioè quella di usare il palcoscenico per far conoscere la Fisica al grande pubblico e farne apprezzare le meraviglie a partire da una certezza: la Fisica è appassionante e sorprendente. I fisici si divertono a studiare, perché capire e scoprire è entusiasmante!
Che cos’è lo “Spettacolo della Fisica”?
È un’iniziativa di promozione della Fisica nata nel 2004 con lo spettacolo “Facciamo Luce sulla Materia”, che ha trovato l’appoggio del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano fin dalla sua nascita. Oggi ci sono all’attivo ben cinque spettacoli e una lezione-spettacolo. In scena recitiamo sempre il ruolo di noi stessi, ossia di tre scienziati che discutono e si cimentano in eccitanti esperimenti in un contesto che ricorda molto da vicino un vero e proprio laboratorio di Fisica.
Perché chiamare gli ultimi due spettacoli “Alice”?
“Alice nel Paese della Scienza” e “Alice 2.0 nel Paese dell’Energia” nascono da una collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, che stava mettendo in scena “Alice” di Lewis Carroll. L’idea è stata quella di vedere la storia da un punto di vista ribaltato: il mondo delle meraviglie è quello della fisica e Alice è una matricola. Il bello è che l’esperienza della matricola tocca al pubblico, che durante lo spettacolo precipita in un mondo inizialmente incomprensibile e respingente ma che poi diventa irresistibile.
Di che cosa parla la vostra ultima creazione?
Il 2012 è l’anno internazionale dell’Energia Sostenibile per Tutti, quindi abbiamo deciso di trattare il tema dell’energia anche se in modo un po’ diverso, visto che si tratta di un tema super inflazionato. In particolare ci tenevamo a far passare il messaggio che le grandi scoperte sono sempre arrivate dalla ricerca di base. Sperare di risolvere il problema della sostenibilità senza investire in ricerca di base è pura ambizione. Inoltre abbiamo voluto alleggerire un po’ gli animi, visto che il tema dell’energia si accompagna sempre a visioni catastrofiste. Speriamo di esserci riusciti.
Beh, se il progetto va avanti da ormai molti anni significa che l’idea funziona…
Volevamo creare qualcosa che coinvolgesse realmente il pubblico. La presenza di un fisico vero che si entusiasma ad eseguire esperimenti reali davanti ai tuoi occhi tiene costantemente alta l’attenzione e coinvolge più di qualsiasi documentario scientifico, per quanto questo possa essere interessante.
Inoltre è indispensabile partire dal mondo reale. La Fisica non si occupa di astrazioni, ma è la chiave per capire il mondo che ci circonda: la luce e i colori, i passaggi di stato della materia, le continue trasformazioni dell’energia e via dicendo.
E i risultati?
Ora stiamo aspettando l’onda lunga di “Facciamo Luce Sulla Materia”, rivolto soprattutto ai bambini (che hanno mostrato di divertirsi molto e di capire quasi tutto). I primi ad avere visto questo spettacolo arriveranno all’età in cui ci si iscrive all’università l’anno prossimo. Chissà se l’imprinting funzionerà … Per quanto riguarda i ragazzi più grandi, che hanno visto gli spettacoli per le superiori, non abbiamo l’ambizione di avere sradicato preconcetti sedimentati, ma qualche riscontro c’è. Comunque il successo di pubblico (abbiamo superato le 250 repliche!) e l’accoglienza favorevole da parte del mondo della scuola e della ricerca testimoniano l’efficacia del metodo proposto. Non resta che incrociare le dita.
(Silvia Maiolo)