Il Sussidiario pubblica una selezione di “tesine” presentate da alcuni studenti all’esame di maturità. La tesina, disponibile con link a lato testo, è introdotta da un breve articolo, in forma di lettera al direttore, in cui l’autore spiega il progetto, la storia, le motivazioni del suo lavoro. Gli studenti che volessero inviare la propria tesina possono farlo scrivendo a [email protected]
Caro direttore,
Scrivere la mia tesina è stata un’avventura nata quasi per caso. Difatti, nonostante le continue scadenze fissate dai miei professori per aiutarci nello svolgimento del nostro elaborato, mi sono ritrovata alla fine di marzo senza aver fatto quasi nulla. Il tempo cominciava a stringere, tanto che io e i miei compagni ricevemmo l’ ultimatum: “Entro il giorno X dovete consegnare almeno l’indice altrimenti lasciate perdere e concentratevi sullo studio”.
All’ improvviso, a causa delle mie mancanze, quella fatidica tesina invece di essere una sfida e un’opportunità, si stava trasformando in un peso da portarsi dietro fino all’esame. Tutto è cambiato quando un giorno ho incrociato un mio amico che ha cominciato a raccontarmi con una passione e un entusiasmo travolgenti del lavoro che stava facendo per la sua tesina.
Ero estasiata e “invidiosa” volevo per me lo stesso gusto e la stessa passione che avevo visto palesarsi sul suo viso. Così è cominciato il mio studio che si è trasformato in una splendida occasione per godere di un grande pezzo di realtà: i grandi artisti-autori Mc curry, Weegee, Kafka, Leopardi, Ungaretti.
Innanzitutto sono partita da ciò che avevo addosso, cioè la mia passione per la fotografia. Mi ha da sempre affascinato questo mezzo perché a mio giudizio porta in sé qualcosa di veramente raro. Mi sembra infatti che la fotografia possieda uno strano potere per cui, noi davanti a un’immagine di questo genere non siamo mai spinti a chiederci chi sia l’autore, ma il primo interrogativo è sempre rivolto al soggetto dello scatto.
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Per questa ragione davanti agli operai sulle impalcature dello State Building siamo incuriositi e quasi istantaneamente chiediamo: “Chi sono? Da dove vengono? Saranno sposati? Avranno dei figli?”. La fotografia vista da questa angolazione diventa uno dei mezzi più affascinanti per capire e conoscere la realtà.
A questo punto ho scelto di approfondire le esperienze artistiche di due maestri del fotogiornalismo americano, Weegee e Steve McCurry. Tra tanti ho scelto proprio loro perché mi sembra che questi fotografi riescano con le loro opere a svelarci il mistero della condizione umana.
Quel mistero per cui l’uomo di fronte alle circostanze più drammatiche della sua vita, la morte, la povertà la malattia è teso a chiedere la vita. Durante le ore di scuola diventava sempre più affascinate vedere come tantissime delle cose che studiavo andavano a centrare questo stesso punto, tutto da Ungaretti a Kafka, da Leopardi a Schopenhauer era un’occasione per andare a fondo di questo mistero che è l’uomo.
Così il cantiere si è chiuso il 29 giugno, giorno del mio orale, quando davanti a quei sette commissari ho dovuto dare ragione del mio lavoro. Magari non sarà stato tutto perfetto, magari avrò balbettato, ma non mi importa, è stata davvero una grande occasione che mi ha fatto appassionare a ciò che studiavo e a ciò che avevo tutti i giorno sotto il mio naso: la realtà.
(Agnese Boldrin)