La notizia finanziaria dell’estate è l’offerta che un gruppo cinese avrebbe manifestato per comprare Fiat Chrysler. La seconda notizia è che il mercato ci ha creduto facendo chiudere a Fiat una giornata di gloria borsistica. La questione è meno banale di quanto possa sembrare perchè ci si dovrebbe aspettare che il mercato sia ampiamente vaccinato a qualsiasi rumour su Fiat e dintorni. La cessione della parte auto di Fiat o una sua fusione è infatti la chiave di lettura delle principali vicende societarie che hanno riguardato il gruppo negli ultimi anni.
Prima c’è stato lo spin-off di Cnh, poi la fusione con Chrysler, poi lo spin-off di Ferrari e il rilancio dei marchi “premium” di Alfa Romeo e Maserati. Nel frattempo il gruppo si liberava dell’italianità cambiando sede legale, sede fiscale e mercato di quotazione di riferimento; cambiamenti in ogni caso propedeutici a un ulteriore salto in avanti. Negli stessi anni si leggevano dichiarazioni del maggiore azionista, Elkann, e dell’amministratore delegato, Marchionne, sulla necessità inevitabile non solo di un ulteriore salto in avanti, ma di un cambiamento radicale di tutto il settore; l’unica ombra erano i successi finanziari straordinari che i concorrenti tedeschi continuavano a raggiungere. In questo contesto si possono distinguere due ondate di rumour che hanno tenuto banco per diversi trimestri.
Il primo riguardava l’interessamento di Volkswagen che avrebbe voluto rilevare l’intero gruppo per colmare il “buco” del mercato nordamericano e per aggiungere il marchio premium di Alfa Romeo. Sul mercato si dava per certo che il presidente del gruppo tedesco Piech fosse così convinto dell’operazione da presentare le dimissioni una volta persa la partita con l’opposizione interna. La seconda ondata di “runour” partiva con la lettera che Marchionne inviava all’ad di General Motors per perorare la causa di una fusione. In entrambi i casi si parlava di fusione, ma in sostanza l’operazione avrebbe prodotti effetti simili a una cessione e sicuramente un cambiamento radicale del ruolo della famiglia Agnelli.
Fiat è quindi da almeno cinque anni un gruppo costantemente interessato da operazioni di finanza straordinaria e un gruppo che si è “messo in vendita” più volte nella misura in cui si diceva disponibile a diventare parte di un progetto più grande sacrificando il ruolo di guida. Questo non è il caso per Ford, General Motors, Toyota, per i gruppi francesi e tanto meno per quelli tedeschi che invece sono sostanzialmente gli stessi di cinque anni fa e che non hanno mai espresso ad alta voce certi desideri.
In questo scenario la notizia di lunedì è che il mercato ci abbia creduto con una reazione così veloce e decisa. L’unica spiegazione è che non solo ci sia qualcosa che bolle nella pentola dei mille rumor di Fiat, ma che questa cosa possa risolversi in un orizzonte temporale coerente con le esigenze di performance degli investitori; non più di 6/12 mesi. Fiat in questo momento ha dalla sua gli ottimi risultati sul mercato americano e il tentativo di rilancio di Alfa Romeo di cui col passare del tempo si scoprirà il successo: una posizione di forza perfetta per trattare con l’avvertenza che la finestra si può anche chiudere. Marchionne si gode Ferrari che non sembra della partita e che potrebbe essere il “premio” per una creazione di valore inconcepibile solo dieci anni fa.