Continuano a fare il giro del mondo le immagini e i video degli integralisti islamici che fanno esplodere un sito archeologico, come è accaduto al Tempio di Baal Shamin a Palmira in Siria, o prendono a mazzate statue e bassorilievi, come è accaduto al Museo di Mosul in Iraq. Ci turbano molto. Ma domandiamoci: perché ci turbano? Perché nel vedere una statua babilonese in pietra che viene fatta cadere in terra e poi sbriciolata a martellate, noi ci inquietiamo? E come mai quando il leader dei salafiti egiziani vuole abbattere la Sfinge in Egitto, sentiamo nel cuore una sorta di profonda inquietudine?
È una risposta parziale, troppo in superficie, dire che proviamo sdegno e turbamento, perché quelle statue, quei siti archeologici, quei musei abbattuti, sono testimonianze storiche, rappresentano la nostra memoria. Se domattina abbattessero la Cappella Sistina, proveremmo sdegno e turbamento perché la nota Cappella ha più di 500 anni di vita?
Una statua greca, romana, un bassorilievo babilonese o un busto di Ramses II non ci affascinano soltanto perché hanno 2-3mila anni di storia, così come non ci affascina la Gioconda perché ha cinque secoli di storia. Se così fosse un coccio del ‘300 dovrebbe attrarci quanto la Cappella degli Scrovegni di Giotto e non è così.
Siamo attratti dalle opere d’arte, siano esse antiche o moderne, e dunque siamo turbati se vengono distrutte, perché esse ci riguardano. Anche se non siamo amanti dell’arte, anche se non sappiamo distinguere un periodo storico dall’altro, sentiamo che un cordone ombelicale ci lega a loro, ovunque prodotte nel pianeta: siano opere d’arte a soggetto cristiano (ad esempio, la Deposizione del Pontormo a Firenze), o pagano (come il Tempio di Ercole vincitore a Roma), o buddista (ad esempio, il Tempio di Mahabodhi in India) o musulmano (come la moschea di Shah Cheragh Shiraz in Iran) o celebrativo (come l’Arco di Trionfo a Parigi voluto da Napoleone), sentiamo di essere legati a queste e a milioni di altre opere d’arte da un vincolo. E il vincolo è che ci riguardano. Ma perché ci riguardano e perché ci incupisce la loro distruzione?
Ci troviamo in un territorio ancora sostanzialmente inesplorato delle scienze umane e lo dimostra il fatto che, ad oggi, l’unica reazione della nostra società (e delle istituzioni internazionali) è stata quella della condanna quando avvengono le distruzioni per mano del califfato di Al Baghdadi. Ma la condanna e lo sdegno sono manifestazioni di impotenza, se non si approfondisce, come ancora non si è fatto, che cosa sia questo nostro turbamento.
Proviamo inquietudine perché sentiamo che le opere d’arte ci riguardano, e ci riguardano perché, oltre la memoria, due forze contendono, nel silenzio della loro pressione, il nostro sguardo, i nostri pensieri, di fronte all’opera che ci colpisce: la bellezza e il potere.
Eccole le due forze, intrattabili, ingestibili, che agiscono su di noi. Eccole le due forze che premono in un’opera d’arte, oltre alla memoria. La bellezza è una forza che ci invita ad una dismisura, ad un allargamento della nostra misura: ci inquieta proprio perché apre in noi finestre su ciò che ci supera, su ciò che esonda dal nostro perimetro, dal nostro limite, crea sproporzioni rispetto a noi stessi. “L’infinito lavora nel finito” avrebbe detto Mario Luzi. La bellezza, scrive Charles Baudelaire, è “un grido ridato da mille sentinelle, / un ordine rilanciato da mille messaggeri: / è un faro acceso su mille cittadelle, / un richiamo di cacciatori perduto nei grandi boschi! / Perché veramente, Signore, la miglior testimonianza / che noi possiamo dare della nostra dignità / è questo ardente singhiozzo che va di era in era / e viene a morire al confine della vostra eternità!”.
La bellezza ci inquieta perché, che lo si senta consapevolmente o meno, è un ardente singhiozzo d’eterno, è una ferita che apre in noi misure fuori dalla nostra.
Ma anche l’altra forza apre alla dismisura: il potere. E non intendiamo per potere lo scettro, il trono, l’autorità. Il potere che agisce in un’opera d’arte, contendendosi lo spazio con la bellezza, è il potere come potenzialità, ciò che possiamo, ciò che è nel nostro possibile. L’arte (la perizia umana del fare artistico) ci inquieta perché abita gli spazi pressoché sconfinati della potenzialità, della possibilità. Se già nel 1330 a.C. era possibile creare una maschera mortuaria straordinaria come quella di Tutankhamen, se intorno al 450 a.C. l’uomo poteva arrivare a creare, come ha fatto Mirone, la bellezza estrema del Discobolo, se è stato possibile creare il sarcofago etrusco degli Sposi, o il Toro alato e Gilgamesh da Khorsabad, o il Colosseo, o la basilica di Sant’Ambrogio, o le chiese rupestri di Matera, o la Divina Commedia, o la sinfonia n. 9, quanta possibilità, quanto potere è nelle nostre mani, nel nostro ingegno, nelle nostre creazioni?
Sono queste le forze che, in modo magistrale o in modo più tenue e meno visibile, si contendono lo spazio dell’opera d’arte. La bellezza, il potere e, col passare del tempo, la memoria. E dunque, quando vediamo una violenza bruta abbattere un’opera, ci turba perché, anche se quella statua, quei bassorilievi, quei templi, sono stati fatti da popoli diversi dal nostro, da civiltà lontane dalla nostra, noi sentiamo comunque che queste due-tre forze, queste due-tre dismisure, ci riguardano, ci toccano in quanto uomini, in quanto creature.
Queste forze non indirizzano di per sé al bene (la bellezza non salverà il mondo). Ci aprono a dismisure, ma poi come reagisce la persona, o un popolo, a queste dismisure, dipende soltanto da loro. Queste forze ci spalancano all’inaudito, all’inespresso, all’intentato. Come poi reagire a questi territori “nuovi”, a queste tensioni che superano la nostra misura, la singola persona, o un popolo, dipende esclusivamente da quell’altra forza umana che si chiama libertà.
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Luca Nannipieri, giornalista ed esperto d’arte, tiene una seguitissima rubrica su RaiUno nell’ambito della trasmissione Caffè di RaiUno: “SOS Patrimonio artistico”, dedicata ai tanti luoghi, spesso accanto alla casa degli italiani ma negletti e dimenticati, che testimoniano la bellezza della nostra storia e della nostra cultura. Qui il link a tutte le puntate uscite.