Dislesia…ah no scusa, dislessia: già dal titolo si capisce il contenuto del libro. Anzi si capisce come un giovane affetto da questo disturbo possa vivere: difficoltà di lettura, di scrittura, di apprendimento ortografico, di calcolo e di memoria. In termini tecnici: dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia. Termini con i quali il sistema scolastico italiano ha iniziato da pochi anni a fare i conti: da quando si è calcolato che circa il 5 per cento della popolazione scolastica soffre di disturbi di questo tipo.
La lettura del libro ci introduce in questo mondo assai complesso e non sempre facilmente comprensibile. Un racconto fatto di storie personali e familiari, di contrasti e di ostacoli quotidiani da superare. Ma l’aspetto più interessante che si coglie, pagina dopo pagina, è l’incontro con esperienze genuine e sincere. Chi vi cerca una diagnosi scientifica ed un approfondimento tecnico sulla dislessia rimarrà deluso. Nel libro si racconta semmai il disturbo “dal di dentro” per come l’esperienza diretta l’ha fatto conoscere all’autrice. Il libro è scritto da Anna Rosa Confuorti, 18 anni, nata a New York e tornata in Italia con la famiglia qualche anno fa. “Lo scopo del mio lavoro — scrive l’autrice nella prefazione — è quello di mostrare alle persone che cos’è e cosa vuol dire oggi essere dislessico in un sistema scolastico che fa fatica ad accettare alcune diversità tra le persone”.
Da qui inizia l’avventura di Anna Rosa alla ricerca di testimonianze dirette dopo aver scandagliato a lungo anche la rete e aver scoperto un vero e proprio mondo. “Queste ricerche — aggiunge — non solo mi hanno dato tanto ottimismo e forza ma anche la sensazione di non essere sola”.
Nel libro vengono raccolto le testimonianze di 16 ragazzi di età compresa tra i 13 e i 23 anni con un passato e un’estrazione sociale differenti, tutti accomunati dal fatto di avere alle spalle una diagnosi di Dsa (disturbo specifico di apprendimento), nelle diverse forme in cui si può manifestare. Emerge così tratteggiata una realtà dalle molte sfaccettature, irta di difficoltà non sempre del tutto superate che hanno sensibilmente condizionato la vita scolastica (e non solo) dei protagonisti.
Il trascorso ha alcuni tratti comuni. L’inizio dell’avventura scolastica, le prime difficoltà di apprendimento, il disagio vissuto in classe ma anche a livello personale o, spesso, anche familiare e con i coetanei. La svolta avviene quasi sempre nel momento in cui la dislessia viene riconosciuta e certificata. Negli ultimi anni, infatti, il mondo scolastico ha fatto passi in avanti nell’affrontare l’intera problematica dotando gli alunni e le classi di strumenti idonei al superamento di tale disturbo. La possibilità di utilizzare libri vocali, computer, schede e altri supporti ha reso più agevole il lavoro di apprendimento e anche il clima all’interno delle classi è migliorato. Tuttavia, leggendo i racconti dei giovani descritti in questo libro, il cammino da fare è ancora lungo.
“In prima superiore — dice Sara — sono stata bocciata. All’inizio è stato difficile far capire che ero dislessica…”; “Io alle medie — spiega Luca — ero l’unico dislessico della classe e mi dava fastidio essere etichettato come diverso”. Ancora più drammatica la denuncia di Paolo quando dice: “Quando i compagni mi prendevano in giro la maestra non faceva nulla, ‘stanno scherzando’ commentava”.
Un secondo aspetto affrontato nel racconto è il rapporto in famiglia, luogo privilegiato per trovare un aiuto che non sempre però arriva. Non mancano così nelle testimonianze esperienze di incomprensioni con i genitori anche se, nel complesso, emerge il ruolo fondamentale svolto soprattutto dalla mamma nel supportare il ragazzo nell’affronto delle difficoltà.
“Ho un brutto rapporto con i genitori, faccio fatica a parlare con loro…!” — dice Simona. Ma Eugenio riconosce che “la mamma mi ha sempre aiutato” e Carlo specifica “in storia e scienze mi aiuta mia madre perché a dover leggere tante pagine mi viene il mal di testa”.
Il quadro che alla fine viene tratteggiato è quello di una realtà giovanile che comunque non si arrende. Anzi la difficoltà diventa stimolo per lottare e impegnarsi e questo, alla fine, modella positivamente anche il carattere. Lo riconoscono alcuni esperti, psicologi, logopedisti, neuropsichiatri intervistati brevemente nella parte finale del libro che si conclude con domanda e risposta. “Vorrebbe dire qualcosa di incoraggiante ai ragazzi dislessici? — chiede Anna Rosa a una psicologa. “Chi ce la fa — è la risposta — non è la persona che non cade mai, ma quella che è capace di rialzare lo sguardo con coraggio e provarci ancora, e ancora, e ancora. In fondo, lungo tutta la vita c’è sempre qualche nuova lezione da imparare”.
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Anna Rosa Confuorti, “Dislesia…ah no scusa, Dislessia” è scaricabile gratuitamente dal sito dislesia.wordpress.com