«Se Clavio non fosse morto così presto, il caso Galileo avrebbe preso sicuramente una piega ben diversa, data la sua stima verso lo scienziato pisano e l’interesse verso le sue scoperte col telescopio pubblicate nel 1610». Lo sostiene Costantino Sigismondi, astrofisico dell’Università La Sapienza di Roma e studioso di storia della scienza. Sigismondi è impegnato in una serie di iniziative organizzate per celebrare i 400 anni dalla morte di Christopher Clavius, gesuita, astronomo e matematico di punta nel periodo a cavallo del 1600, morto appunto nel 1612.
«Clavio era un Gesuita della prima ora: bavarese, ha insegnato matematica e astronomia al Collegio Romano per quasi mezzo secolo, illustrando Roma con la sua presenza e iniziando la straordinaria fama scientifica della Compagnia di Gesù, che dopo di lui annoverò scienziati del calibro di Matteo Ricci, Christoph Grienberger, Odo van Maelcote Orazio Grassi, Luca Valerio, Christoph Scheiner, solo per citare i suoi allievi diretti. L’Archivio storico dell’Università Gregoriana si propone di presentare una raccolta inedita di 336 lettere scritte dal 1570 al 1612 dai più importanti scienziati e uomini di cultura e indirizzate al Clavio. Da Galileo a Keplero, tutti si sono confrontati con lui per le questioni scientifiche più avanzate».
Sigismondi ricorda che tra il XVI ed il XVII secolo non una, ma molte rivoluzioni erano in corso di svolgimento; e di portata epocale. In particolare il Padre Clavio era stato chiamato a presiedere la commissione per il Calendario, istituita da Gregorio XIII Boncompagni, che portò alla storica riforma del 1582. «Questa riforma del calendario, insieme ai fini liturgici soddisfaceva anche a quelli scientifici e politici in quanto contribuì a consolidare la centralità del romano pontefice di fronte ad un cristianesimo che aveva appena sperimentato lo scisma di Lutero. Della riforma gregoriana Clavio fu il principale artefice e apologeta».
Clavio era giunto a Roma dopo gli studi in Portogallo, presso la celebre università di Coimbra; e lì aveva osservato l’eclissi totale di Sole del 21 agosto 1560. L’eclissi durò “lo spazio di un Miserere” (il salmo 50), cioè 3 minuti e 20 secondi: Clavio descrive nel suo commentario dell’edizione del 1581 del testo di riferimento dell’epoca per l’astronomia, la “Sfera” del Sacrobosco, l’apparizione delle stelle durante l’eclissi, come pure l’appostarsi a terra degli uccelli e il fatto che non riusciva a vedere i suoi piedi tanto era buio.
A Roma nel 1567 ne vide un’altra che al suo massimo lasciò il Sole circondato da un anello sottile di luce e che successivamente, rispondendo a Keplero, descrisse come un anello e non un’atmosfera attorno al corpo oscuro della Luna. Questa fu per Clavio una prova che il diametro del Sole poteva essere maggiore di quello della Luna, contrariamente a quanto Tolomeo aveva riportato nell’Almagesto, il più autorevole libro di astronomia fino ad allora.
«Proprio questa cronaca dell’eclissi del 9 aprile 1567 ha riportato gli scritti di Clavio sul tavolo di molti scienziati contemporanei, che si occupano delle variazioni secolari del diametro del Sole, con le sue conseguenze in climatologia. Se infatti quello che Clavio osservò fosse stata proprio la fotosfera solare, avremmo avuto, nel 1567, un Sole circa 6000 Km più grande di quanto non sia oggi. Questa variazione è difficile da concepire nei modelli attuali per il nostro Sole, tuttavia abbiamo molti studi interessanti scaturiti ancora quattro secoli dopo questa storica osservazione di Clavio»
Quella di Clavio fu l’ultima eclissi totale vista a Roma; la prossima sarà il 6 luglio 2187. In onore di Clavio è stato battezzato il progetto italo svizzero Clavius, per la misura del diametro solare in diverse bande spettrali. «Con l’uso di camere CMOS ad alta velocità montate al telescopio solare gregoriano di Locarno, si riprenderanno transiti solari su cerchi orari in modo da “congelare” il seeing atmosferico, valutandolo in tempo reale e scorporandolo dalla misura osservata del diametro. In questo modo si potrà tenere sotto controllo le variazioni del diametro solare, che indicano anche l’attività magnetica del Sole che ha delle conseguenze anche sul clima terrestre».
Il mistero dell’eclissi anulare di Roma del 1567 ha tenuto in sospeso molti scienziati. Keplero era convinto che la corona fosse di pertinenza della Luna e solo il Padre Angelo Secchi poté dimostrare inequivocabilmente durante le eclissi del 1860 e 1870 che la corona apparteneva al Sole. Ancora nel 1997, Stephenson, Jones e Morrison hanno negato che Clavio abbia potuto vedere la fotosfera, proponendo che si trattasse della corona interna. Lo stesso Sigismondi però, insieme a Serge Koutchmy, in uno studio del 2011 ha mostrato che a produrre l’effetto dell’anello era la mesosfera solare, una regione sopra la fotosfera, dominata da migliaia di piccole righe di emissione, il cui inviluppo dà proprio luce bianca.
Si può prevedere che il dibattito avrà un ulteriore sviluppo l’estate prossima quando a Pescara, dal 24 al 27 agosto presso il centro ICRA (International Center for Relativistic Astrophysics), si riuniranno gli esperti europei di occultazioni lunari, tra le quali le eclissi di Sole, nell’European Symposium on Occultation Projects dell’ESOP che così celebrerà l’anniversario claviano.
C’è comunque una celebrazione permanente di quello che era considerato “l’Euclide del XVI secolo”: è un cratere lunare a lui dedicato. Il cratere Clavius è uno dei più antichi della Luna e risale a quattro miliardi di anni fa, all’era dell’heavy bombardment, quando il sistema solare era ancora pieno di corpi minori che cadendo sui maggiori ne accrescevano la massa. Clavius ha un diametro di 225 km, è profondo 3,5 km e domina l’area più meridionale della faccia visibile della Luna. Qualcuno ricorderà la base Clavius nel film “2001 Odissea nello spazio”, localizzata proprio nel cratere omonimo.
Delle tante altre cose che sarebbero da citare di Clavio, Sigismondi sottolinea la grande opera formativa, basata sulla “Ratio Studiorum” dei Gesuiti, quel un metodo che ha formato gli intellettuali e i regnanti di tutta Europa per più di due secoli. «Clavio ha influenzato la stesura della III edizione della Ratio e ha ottenuto che i Gesuiti dovessero seguire dei corsi di Matematica, Astronomia e Cartografia. Ecco perché i Gesuiti missionari hanno ottenuto molti successi nella loro attività missionaria: essi erano anche dei cartografi e sapevano disegnare mappe delle zone che esploravano. Ad esempio il padre Eusebio Chini dimostrò per primo che la Baia California era una penisola e non un’isola come tutti credevano».
Con questi corsi speciali Clavio iniziò una scuola di geometri che si formarono sugli elementi di Euclide, di cui lui stesso aveva fatto l’edizione critica; questi geometri Gesuiti insegnarono nei collegi della Compagnia in Europa e molti scienziati europei (come Cartesio) si formarono in questi collegi.
«La scuola di Clavio – conclude Sigismondi – ha avuto come sua massima espressione il padre Giovanni Girolamo Saccheri che nel tentativo di dimostrare per assurdo il V postulato di Euclide è arrivato, senza accorgersene, alle geometrie non euclidee».
(Mario Gargantini)