In un poema trasmesso in frammenti da Sesto Empirico, convinto sostenitore dello scetticismo, corrente filosofica assai diffusa nel mondo greco e romano, Parmenide, che è considerato uno dei padri della filosofia, racconta di trovarsi in un cocchio tirato da cavalle di fuoco, in dolce compagnia delle figlie del Sole. Egli viene così portato al cospetto di una dea che gli rivela cosa sia la verità.
Ecco, io non posso dire di aver incontrato tale divinità come l’immaginifico Parmenide (ho visto però il paesaggio marino mozzafiato che si gode dai ruderi eleatici, in Campania, di cui egli era oriundo), me ciononostante esprimo il mio scetticismo su un’iniziativa che, nelle buone intenzioni dei suoi ideatori, dovrebbe portare un brioso alito di vita alla languente lingua latina in perenne crisi. Dal 26 ottobre al 18 dicembre ragazzi delle superiori dovrebbero, secondo il progetto di una casa editrice specializzata in letteratura per ragazzi, partecipare a una competizione esilarante: leggere un intero romanzo in latino secondo il calendario indicato “e capitolo dopo capitolo” (cito letteralmente dal regolamento pubblicato su internet) riassumerlo, commentarlo, parafrasarlo, interpretarlo a colpi di tweet, ossia entro il limite dei 140 caratteri imposto da Twitter. Ognuno è libero di proporre anche molti tweet, riscrivendo singoli passaggi o interi capitoli del libro. E ogni tweet può consistere in una sintesi, un commento, una parodia o un rimando a un altro testo. L’importante è rispettare alcune semplici regole: i tweet devono essere in latino. Ogni tweet deve includere l’hashtag #twpuer, seguito dalla barra e dal numero del capitolo cui è riferito (ovvero: #twpuer/01, #twpuer/02, #twpuer/03, …). È necessario, nei limiti del possibile, seguire il calendario di riscrittura condiviso.
Ora quale dubbio esistenziale si porrebbe — putacaso — l’adolescente del terzo millennio che studia la veneranda lingua dei Romani? Se pure io, per divino “incantamento”, fossi stato sulla carrozza in compagnia di quel geniaccio di Parmenide con cui pure Socrate dialogò in un’ omonima opera di Platone, avrei chiesto senza dubbio alla dea: “Come si dice ‘schiappa’ in latino?”. A Cicerone nemmeno avrei osato chiederlo poiché si sarebbe mozzato la lingua da solo pur di non rispondere a un quesito del genere, viste le finalità. Ci viene in soccorso monsignor Daniel B. Gallagher, che lavoro presso l’Ufficio per le lettere latine della Segreteria di Stato vaticana e si occupa del profilo Twitter di Papa Francesco: schiappa si dice (o si direbbe) “ineptus puer”! Egli infatti è traduttore in lingua latina del primo volume del Diario di una Schiappa, il famoso libro per ragazzi di Jeff Kinney, con il titolo Commentarii de inepto puero (un ironico richiamo secondo l’autore ai Commentarii de bello gallico di Giulio Cesare, mentre si potrebbe dire che il diario inteso modernamente non ha un equivalente in latino, poiché non esisteva nel mondo romano!).
Vorrei segnalare ai lettori la seguente cosa, per invitarli a una riflessione… Con comunicazione ufficiale indirizzata ai Dirigenti Scolastici (Prot. Miur AOODRLO R.U. 7854, Milano, 16 giugno 2015) l’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, a firma di un suo dirigente, promuoveva tale iniziativa che, accanto ad altre iniziative di cui ho parlato in precedenti articoli sul sussidiario, dovrebbe essere un antidoto alla crisi dilagante dell’istruzione classica.
Già avrei i miei dubbi sull’abilità di produzione in latino scolasticamente accettabile degli studenti aspiranti a commentare un’opera di lingua inglese pur ornata nella lattea ubertosità del latino di monsignor Daniel B. Gallagher. Chi avrà una conoscenza della lingua antica tale da produrre in 140 caratteri un commento o qualcosa di analogo sfidando in brevitas Tacito e in neologismi Apuleio? Ma ovviamente i più bravi e volenterosi che, quanto ad amore per le lingue classiche e il mondo quasi perduto che esse trasmettono vivificandolo, non hanno bisogno, a modesto avviso dello scrivente, di ulteriori motivazione se non di docenti aggiornati e ben preparati!
Secondo il regolamento, “ognuno è libero di proporre anche molti tweet, riscrivendo singoli passaggi o interi capitoli del libro”. Mi viene in mente — ma sarà un lapsus della mia mente — l’esercizio della parafrasi biblica che alcuni poeti tardoantichi facevano delle Sacre Scritture per veicolare il messaggio cristiano in eleganti esametri virgiliani oppure omerici… e scusate se mescolo il sacro e il profano! Una delle condizioni che leggo al momento della stesura del presente articolo è “procurarsi il libro”: sicuramente chi non vorrà comprare il libro Commentarii de inepto puero, desiderando partecipare alla competizione segnalata dall’Usr per la Lombardia (ricordo poi che il romanzo è indicato secondo il sito della casa editrice per chi ha da 11 a 13 anni e da 8 a 10 anni!), potrà farselo prestare dall’amico secchione o dalla nonna, oppure trovarlo in qualche biblioteca pubblica, poiché qualcuno (è del tutto evidente) ne avrà chiesto l’acquisto dopo averne fatto richiesta tra i desiderata: bella la chiusa in latino?