L’amministrazione scolastica sta per varare il piano di miglioramento e l’assunzione di 48.812 docenti ordinari e 6.446 di sostegno diventerà realtà, entro il 20 novembre. Un’operazione con qualche “pro” e molti “contro”. Una volta in ruolo, questa piccolo esercito di nuovi maestri e professori sarà poi distribuito in tutte le circa 10mila scuole italiane e si andrà ad aggiungere a pieno titolo al personale già a tempo indeterminato. L’organico di ogni scuola, che un altro provvedimento di prossima uscita renderà triennale, viene definito “potenziato” e avrà il compito di sostenere e intensificare l’azione didattica e formativa di ogni scuola, definita nei mesi scorsi dal cosiddetto Rav (Rapporto di autovalutazione redatto da ogni istituzione scolastica) in cui sono stati messi nero su bianco i punti di forza, ma anche le criticità presenti al proprio interno. In base al Rav ogni istituzione scolastica ha potuto così indicare le priorità e ha di conseguenza chiesto tramite il portale Sidi un certo numero di docenti aggiuntivi che in genere vanno da un minimo di 3 a un massimo di 8. Per stabilire le quote di docenti da assumere (numero e classi di concorso di appartenenza) il Miur ha varato una nota datata 21 settembre (nota prot. n. 0030549 del 21/09/2015), in cui sono anche indicati gli obiettivi a cui le scuole devono puntare.
E così il registro delle buone intenzioni con una sorta di meta-linguaggio, parla di potenziamenti per la valorizzazione delle competenze linguistiche, di quelle matematico-logiche e scientifiche, nella musica e nell’arte, della cittadinanza attiva; ma si fa anche riferimento allo sviluppo di comportamenti responsabili per la tutela dei beni ambientali e culturali, al potenziamento delle discipline motorie e sviluppo di un sano stile di vita e allo sviluppo delle competenze digitali. Non potevano mancare “prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, di ogni forma di discriminazione e del bullismo, anche informatico; potenziamento dell’inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali attraverso percorsi individualizzati e personalizzati anche con il supporto e la collaborazione dei servizi socio-sanitari ed educativi del territorio e delle associazioni di settore”.
Al di là delle parole la realtà è sempre più complessa e la situazione non sembra così idilliaca, come la vedono al ministero dell’Istruzione. Infatti tutto il personale che verrà assunto proviene dalle graduatorie ad esaurimento, che come è noto sono molto disomogenee da regione a regione e tra provincie e provincia. In più la distribuzione per ciascuna classe di concorso viene realizzata in base alle domande dei docenti che non hanno avuto accesso alla fase di assunzione B prevista dalla Buona Scuola.
Insomma gli esclusi della prima tornata saranno inclusi nell’infornata di novembre, ma tra costoro prevalgono alcune classi di concorso che da sempre sono state in esubero. Uno studio del sito Professionisti della Scuola ha messo in evidenza che la classe A019 (diritto) è in assoluto la più gettonata con 4.297 posti su tutto il territorio nazionale, seguita dalla A346 (inglese) con 2.297 posti, e poi A032 (educazione musicale) 1.903 posti, A028 (educazione artistica) 1.631, A017 (economia) 1.368, A037 (filosofia) 1.309, A345 (inglese alle medie) con 1.306 posti.
La comparazione dei posti mette dunque in evidenza che il potenziamento si può fare solo con docenti di diritto, musica, inglese ed educazione artistica, mentre è molto carente la presenza di docenti di matematica e italiano. A Milano ad esempio tutte le cattedre di matematica del primo e secondo ciclo sono 158 e sono solo 10 i docenti di lettere negli istituti tecnici (A050) su un totale di 3.250 posti disponibili, mentre arrivano a ben 183 solo quelli delle discipline giuridiche ed economiche (A019). A Roma la situazione è ancor più paradossale. Per diritto le cattedre sono 279, educazione musicale 116 e artistica 179, lettere ai tecnologici solo 20, mentre per matematica i posti sono 195, su un totale di 3.859.
Sbirciando poi nelle altre province, si vedono alcune particolarità. A La Spezia ad esempio per un organico complessivo di 212 docenti, 7 sono di pianoforte (per raffronto a Roma sono 11 e Milano 14) e 43 di diritto i quali ammontano a 47 ad Avellino e 67 a Cosenza.
Insomma, dati alla mano il potenziamento sembra partire con il piede sbagliato, e se lo guardiamo da un altro punto di visto potremmo anche ribattezzarlo piano di restauro della docenza. Infatti provare a riordinare una situazione dei precari che si è complicata nel tempo sembra un’impresa titanica e i dirigenti scolastici spesso hanno fatto richiesta di docenti aggiuntivi non per migliorare l’offerta formativa, ma per tappare le falle del carrozzone scuola. E noto infatti che in ruolo ci sono molti prof (pare che siano oltre il 5% del totale, anche se non esistono studi specifici) che nel tempo hanno perso le qualità personali (fisiche o psichiche) per stare in classe. Una volta venivano messi in biblioteca, ma da qualche anno sono in cattedra e la logica del dipendente pubblico inamovibile li ha sempre fatti arruolare tra i docenti, a discapito degli studenti. Ebbene è molto probabile che questi docenti vengano sostituiti in modo discreto dai nuovi arrivati, realizzando un turn-over impensabile sino a qualche anno fa. Nel cosiddetto piano di restauro, pare che siano compresi anche i collaboratori del dirigente. Infatti i tagli perpetrati dalle Gelmini avevano ridotto al minimo le esenzioni dalla docenza, per cui tutti i vicepresidi (eccetto le scuole più grandi) erano tornati ad insegnare. Ora pare che il nuovo organico, non più coniato al millimetro, permetterà di avere degli staff della dirigenza meno risicati e più liberi di organizzare le mille attività di una scuola.
Il sottosegretario Davide Faraone ha dichiarato, nel frattempo, che sull’operazione potenziamento circola molta disinformazione, ma dati alla mano abbiamo appena dimostrato che al Miur circola molta approssimazione. È vero che rimettere in ordine la situazione dei precari può sembrare l’ottava fatica di Ercole, ma se le risorse umane non ci sono, allora non chiamiamolo potenziamento (la neolingua è sempre in agguato), bensì piano di assunzione straordinario con l’intento di svuotare le graduatorie. Assumere poi l’8,8% di docenti di diritto, molti dei quali non potranno mai andare in cattedra, significa sperperare risorse finanziarie e umane, che incideranno sulle quelle messe a disposizione per il concorso ordinario. Lo spreco per accontentare questo o quello si chiama populismo e non alberga solo in America latina. Faraone sembra un vero sottosegretario al tempo della Dc e le sue dichiarazioni dovrebbero far saltare sulla sedia tutti quei gestori delle scuole paritarie che si sono visti messi nell’angolo. Loro, che gestiscono scuole dove le risorse fruttano davvero, che guidano un settore che fa risparmiare 7 miliardi di euro l’anno allo Stato italiano e che hanno ricevuto dalla legge 107/2015 detrazioni per i genitori di 70 euro all’anno, una vera miseria, dovrebbero chiedersi perché i sacrifici toccano sempre ai soliti noti.