Recentemente nell’Aula Pio XI dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano alla presenza di un numeroso pubblico di docenti e studenti si è svolto un incontro di presentazione della nuova rivista di filosofia online “Philosophical News” (www.philosophicalnews.com) promossa da un giovane comitato di redazione e da un prestigioso comitato scientifico internazionale.
Proprio l’interrogativo oggi estremamente attuale “Possiamo amare la verità?”, che sarà oggetto del secondo numero che uscirà in marzo, è stato al centro del dibattito. Dopo la presentazione della direttrice della rivista Elisa Grimi, sono intervenuti Rémi Brague (Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne e Ludwig-Maximilians-Universität München), Letterio Mauro (Università degli Studi di Genova), Michele Lenoci (Università Cattolica del Sacro Cuore), tutti membri del Comitato scientifico.
Rémi Brague ha osservato che, nonostante la sottovalutazione della verità oggi in atto e la sua riduzione all’utile e a mero prodotto funzionale all’evoluzione della specie, la verità non è un lusso, ma un bisogno. Ciò è tanto vero che, come osservava acutamente Agostino, l’uomo non ama essere ingannato riguardo alla verità. In secondo luogo, Brague invita a “sospettare dell’odierno sospetto” nei confronti della verità, motivato dal fatto che questa sarebbe necessariamente causa di violenza e d’intolleranza.
La ragione di questo sospetto sulla verità sarebbe data, invece secondo il filosofo francese, dal fatto che, come osserva sempre Agostino nelle Confessioni, gli uomini amano la verità quando risplende e li affascina, ma la temono quando li riprende (“amant eam lucentem, timent eam redarguentem”). Se si ama la verità in quanto tale, occorre amarla anche quando ci redarguisce. Ma ciò non è facile e provoca talora un rifiuto nei riguardi della verità “tout court”.
In terzo luogo: di fronte all’osservazione già presente in Leopardi e oggi assai diffusa secondo cui la verità è “brutta” e triste e occorre, perciò, la virtù del coraggio per starci di fronte, Brague si domanda: perché dovremmo accettare una verità che ci urta se non perché già facciamo esperienza della bellezza e dell’amabilità della Verità? E perché dovremmo accettare di essere redarguiti dalla Verità, se non perché facciamo esperienza del perdono?
Si potrebbe affermare con Pascal – conclude Brague – che senza la carità, senza l’amore, la verità diventa un oggetto da possedere e di cui farsi forti, cioè un idolo, oppure, inversamente, qualcosa da temere e da cui rifuggire, come accade spesso oggi. Solo in una prospettiva che coniughi verità e amore, verità e bellezza, diventa veramente possibile “amare la verità”.