La lettera a Giorgio Vittadini di uno studente di Como, Tommaso di Luciano, sulle elezioni politiche.
Caro Giorgio,
sulla base dei tuoi suggerimenti abbiamo cercato di comprendere di più la situazione italiana di questi mesi che sono stati caratterizzati dall’imminenza delle elezioni politiche. Per la prima volta mi sono mosso per capire e per uscire dall’indifferenza che attanaglia me, i miei compagni di classe e anche i miei amici.
Insieme agli amici abbiamo ripreso un brano del discorso del Papa a Cesena:
“L’armonizzazione dei desideri propri con quelli della comunità fa il bene comune. Possiamo apprendere che, senza perseguire con costanza, impegno e intelligenza il bene comune, nemmeno i singoli potranno usufruire dei loro diritti e realizzare le loro più nobili aspirazioni, perché verrebbe meno lo spazio ordinato e civile in cui vivere e operare. Questo è il volto autentico della politica e la sua ragion d’essere: un servizio inestimabile al bene all’intera collettività. E questo è il motivo per cui la dottrina sociale della Chiesa la considera una nobile forma di carità”.
Questo pezzo ci ha colpito perché penso che noi in fondo riteniamo che le nostre aspirazioni più vere non c’entrino niente con quelle degli altri. Le domande con cui abbiamo invitato studenti di scuole diverse ma anche di idee diverse partivano dalla nostra esperienza di distrazione e indifferenza: cos’è il bene comune, cosa vuol dire che ognuno di noi può costruire il bene comune? Cosa vuol dire in questa situazione non stare al balcone? A cosa serve la politica? Cosa c’entra con me e la mia vita quotidiana?
La prima cosa che mi ha colpito è che molti nostri compagni siano venuti e siano stati più di un’ora e mezza a discutere e ascoltarci, e abbiamo iniziato a scoprire che politica e bene comune ci riguardano.
Mi ha sorpreso il fatto che l’incontro non mi sia servito a capire chi votare ma a capire che la politica non è distante con quello che vivo ogni giorno, e ho cominciato ad avere i criteri per incontrare candidati, leggere i loro programmi e decidere chi votare, proprio perché ho imparato a mettere al centro la mia esperienza.
Inizio a capire che il bene comune è qualcosa che uno scopre nel rapporto con la realtà, guardandola con chi ha accanto e pensando al bene che ha ricevuto. Quello che ho incontrato mi fa guardare al mio bisogno e al bisogno degli altri in modo diverso, con più attenzione, con più profondità.
Per esempio incontro spesso alla stazione una ragazza senza tetto, dorme in stazione perché non ha più famiglia ed è rifiutata da altri posti di accoglienza, anche perché ha smesso di chiedere aiuto. Sono passato dall’indifferenza, dal fare finta di non vederla, a chiedermi come posso darle una mano. Anche in classe ho cominciato a provocare i miei compagni sul bene comune e sulla politica e per la prima volta tra noi è nato un dialogo serio.
Mi piacerebbe che anche i candidati rispondessero come abbiamo cercato di fare noi ragazzi alle domande che ho scritto sopra. Se qualcuno risponde e come risponde mi darà altri criteri sulle persone da scegliere.
Tommaso Di Luciano, Como