Cara Nadia e, con te, cari tutti ragazzi e ragazze che, con la complicità del web, avete detto addio a questo mondo, mentre qui cerchiamo tutti di darci delle ragioni per questo – ultimo tra tanti – suicidio di adolescenti e ci cimentiamo in analisi che, in fondo, ci mettano il cuore in pace perché la colpa è sempre di un qualcun altro; tu, da dove sei ora, sai bene cosa ti è mancato e con il tuo silenzio, così lacerante per i tuoi cari, ci gridi la risposta a ciò che cercavi.
Cercavi più dell’amore, che non ti è mancato, dei tuoi genitori o del tuo moroso (perché anche con lui sei stata leale nel dirgli «Io non so più cosa fare sinceramente»), cercavi di più di una ragione per non arrivare al suicidio. Cercavi uno sguardo che trapassasse la tua impotenza fino a farti dire che valeva la pena attendere ancora dentro questo buio che ci si ritrova addosso; cercavi un lembo di veste a cui poterti aggrappare con tutte le tue forze; sì, sono certo che cercavi questa umanità, uno sguardo che non cancellasse magicamente il tuo dramma, ma, incollandoti al quale, tu potessi avere meno paura dell’angoscia del buio e del peso di una vita sentita inutile.
Con te non possiamo dire che ti mancava l’affetto e la premura dei genitori o il bene di un ragazzo che continuava a supplicarti «Ti prego, non potrei più vivere serenamente col pensiero che non ci sei più». Con te, se siamo leali, dobbiamo ammettere che tutti questi affetti non tengono quando, per vari motivi, la domanda del perché val la pena vivere giunge ad un livello di drammaticità come il tuo.
Anche chi non crede in Dio non può rinunciare ad una ragione spalancata a riconoscere un vuoto incolmabile da noi, il vuoto di una presenza educativa capace di far vibrare in ognuno di noi il desiderio infinito di bene e di felicità, da cui possa sgorgare una energia nuova e prima sconosciuta di affrontare la realtà, con le sue delusioni e le sue sfide. E tu hai cercato disperatamente qualcosa oltre gli affetti e le solite relazioni. E cosa ti ha offerto la società? Una compagnia virtuale. Adesso la demonizziamo tutti, partirà una proposta di legge per combattere il cyberbullismo, partiranno campagne di sensibilizzazione… tutto giusto, ma quel vuoto di sguardo e di umanità rimane.
Sì, ci vorrebbe lo sguardo di uno come Gesù, quel Gesù che ti sta abbracciando e ti consolerà per l’eternità. Ma anche chi non crede in questo e ha letto nel Vangelo ciò che è capitato alla prostituta Maddalena o al mafioso Zaccheo, non può non dire che è ragionevole desiderare che oggi ci sia nel mondo uno sguardo così; qualcuno che non ha paura del tuo buio e si mette a ricercare pazientemente con te un nuovo punto di partenza.
È questa ricerca appassionata che svela la menzogna del fascino che inevitabilmente gli adolescenti provano per la permessività imperante.
È l’unica cosa che so dire ancora ai miei ragazzi cosiddetti “difficili” con cui vivo a Ca’ Edimar: anche se oggi ne combinerete tante, non rinunciate al vostro desiderio di felicità e alla scoperta del vostro cuore. Con questo desiderio si può ripartire sempre.
Sì, cara Nadia, non basta togliere Ask.fm, non basta togliere la compagnia virtuale; ci vuole la compagnia reale come quella che sprigionava Gesù: è questo che Papa Francesco chiede ai cristiani di oggi, perché in fondo è questo che manca nelle “periferie esistenziali”.
Care “Nadie” ancora vive ma dentro lo stesso tunnel, non aspettate le risposte da un sito web. Cercate e fatevi trovare da chi, fragile come voi ma certo che la vita è una meravigliosa avventura da vivere, vi dice con semplicità: “io ci sono per te: aggrappati a me per entrare nella stanza buia che oggi ti sembra essere la tua esistenza”. Perché, per iniziare a rischiararla, basta un uomo con un fiammifero acceso. E un fiammifero acceso è già più caldo e luminoso dello schermo di un computer.