LE PROVE DELLE PERSECUZIONI CRISTIANE A ROMA
Nonostante siano state confutate (anche nel corso degli ultimi anni) da diversi studiosi, pare che le persecuzioni dei cristiani nell’antica Roma siano effettivamente avvenute e due recenti scoperte, entrambe risalenti al terzo secolo d.C. potrebbero aiutare a dirimere la questione: infatti, nella Capitale sono stati rivenuti un Chrismon, ovvero un monogramma di Cristo che ne abbrevia le lettere del nome, nei pressi dell’ambasciata americana di Via Veneto e una croce rossa rivenuta nella zona di quel Colosseo nel quale coloro che professavano la loro fede venivano martirizzati. Secondo Pier Luigi Guiducci, storico di fama e autore dei due ritrovamenti, il Chrismon testimonierebbe anche che all’epoca v’erano seguaci della dottrina di Cristo anche tra le classi più alte: infatti, lo storico della Chiesa nonché docente presso la Pontificia Università Lateranense ha scoperto la suddetta croce (con una T e una S di colore rosso su di essa) a seguito dei lavori di ripulitura a cui è stato sottoposto l’Anfiteatro Flavio; lo stesso studioso, in passato, ha dato alle stampe un volume, intitolato “Nell’ora della prova”, in cui adduceva le prove delle persecuzioni che i cristiani hanno subito nella stessa culla della Cristianità dal I a IV secolo d.C. in poi.
IL RITROVAMENTO DELLO STORICO PIER LUIGI GUIDUCCI
Ma da cosa è nata questa clamorosa scoperta? Come ha raccontato lo stesso Guiducci, tutto è partito da una piccola intuizione a seguito dell’osservazione di alcune foto del Colosseo dopo uno dei precedenti lavori di ripulitura avvenuto nel 2012: “In un lacerto di intonaco ho individuato una croce in rosso” ha spiegato lo storico, precisando che era nascosta tra alcuni graffiti in nero, opera purtroppo di alcuni turisti o visitatori in epoca moderna. In realtà, già in passato erano state rinvenute delle croci in alcuni ambienti dell’Anfiteatro, soprattutto in quelli che conducevano nell’arena dove poi i cristiani subivano il martirio. La T e la S tracciate in rosso su sfondo bianco da una mano ignota e unite da una linea su cui v’è la suddetta croce potrebbero simboleggiare probabilmente le iniziali di un nome, anche se Guiducci ricorda che “gli antichi romani erano soliti scrivere per esteso i loro nomi”. Più probabile è che si trattasse di un’esclamazione pronunciata dagli spettatori che accorrevano al circo massimo, ovvero quel “Taurus!” che sottolineava il momento in cui il toro stava per entrare nell’arena e doveva essere aizzato per massacrare i martiri. “In questo contesto, qualche cristiano potrebbe aver voluto affidare alla misericordia divina le anime dei defunti” è l’interpretazione dell’esperto, sottolineando il significato doloroso ma salvifico di quella croce vergata accanto alle lettere.
IL CRISTIANESIMO ERA DIFFUSO ANCHE TRA LE CLASSI AGIATE?
Per quanto concerne l’altro ritrovamento, ovvero quello del Chrismon si è appreso che è stato rivenuto in un criptoportico dell’ambasciata americana nella Capitale, dove si trovavano gli Horti Sallustiani (area destinata a personaggi altolocati): a tal proposito, la sua importanza risiede nel fatto che è una nuova testimonianza del fatto che la religione cristiana era professata anche tra le classi agiate romane e non solamente dai ceti più poveri e dagli schiavi. Tale genere di graffiti, infatti, costituivano anche una sorta di messaggio in codice. “Le persecuzioni anti-cristiane caratterizzarono l’inizio del IV secolo e magari il Chrismon era un segnale rivolto ai correligionari in pericolo o per proteggere qualcuno dalla pubblica autorità” ha aggiunto il professor Guiducci che non esclude però come i graffiti possano essere opera di militari o personale in servizio presso funzionari pubblici, anche se è innegabile che importanti personalità romane dell’epoca avevano aderito, in silenzio e di nascosto, alla nuova religione ma che, visti i tempi che correvano, non erano certo desiderosi di esternarlo soprattutto in virtù della posizione che ricoprivano.