Nuovo studio sembrerebbe dimostrare che in pazienti affetti da moderata insufficienza cardiaca, limitare il sodio nella dieta (ovvero il sale da cucina) porterebbe a conseguenze dannose. Non è la prima volta che alcuni alimenti sono stati prima demonizzati e poi riabilitati, anche nello stesso ambito d’azione. Se la cosa può risultare destabilizzante e portare un po’ di sfiducia verso l’ultima sbandierata teoria, bisogna considerare che la scienza è tale proprio perché non agisce per dogmi, ed al verificarsi di nuove evidenze sperimentali non teme di smentire se stessa. L’ultima occasione per dimostrare l’obbiettività del sistema è arrivata da uno studio del Dr.Rami Doukky, un professore cardiologo e associato presso il Rush University Medical Center di Chicago, che ci fa sapere che un recente studio suggerisce, anche se per ora non dimostra, che ridurre il sale nella dieta dei pazienti con insufficienza cardiaca porterebbe a gravi scompensi e addirittura all’85% di probabilità in più di ospedalizzazione, fino ad arrivare a conseguenze letali in buona parte dei soggetti testati. Fedele alla tradizione scientifica che ogni nuova teoria necessita di robuste prove a sostegno, il dottor Doukky si unisce al coro di altri cardiologi avvertendo che sono ancora necessari rigorosi test clinici per confermare l’ipotesi, ma che quanto visto in questo studio basta già per rimettere in discussione la credenza diffusa che il sale faccia male ai pazienti malati di cuore. L’esame è stato effettuato su 833 pazienti, di questi che hanno seguito una dieta povera di sodio sono stati confrontati con un numero di pazienti analogo senza restrizioni, con il risultato che il del primo gruppo, già con problemi di cuore, hanno visto il loro stato aggravarsi fino ad arrivare al ricovero e in alcuni casi la morte. I risultati dello studio sono stati pubblicati online il 28 dicembre a ‘JACC: insufficienza cardiaca’, una rivista pubblicata dalla American College of Cardiology. Alla base del fenomeno osservato, la prima teoria ipotizzata indicherebbe che forse, a causa della scarsità di sodio nell’organismo, la diminuzione di liquidi nel corpo attiverebbe l’azione di alcuni ormoni adatti a contrastare la scarsità di fluidi, i quali nel contempo potenzialmente potrebbero accelerare l’insufficienza cardiaca. Un’ultima importante avvertenza è che, allo stato delle attuali conoscenze, la nuova possibile scoperta non deve essere applicata a persone sane, senza problemi di cuore. Il Sale rimane un fattore di rischio principale per l’alta pressione sanguigna, che può causare malattie cardiache, infarto e ictus. (Francesco Bianchi)