Davide Rondoni, uno dei poeti italiani contemporanei più famosi, curatore della rivista “Clandestino”, nonché intellettuale e studioso di fama internazionale ha lanciato una proposta rivoluzionaria. Una provocazione, che se accettata sarebbe di portata incredibile. Quella di rendere facoltativo l’insegnamento della letteratura e della poesia nelle scuole italiane.
Rondoni, la sua è una proposta rivoluzionaria: perché ha deciso di lanciarla, e quali sono i motivi?
Penso che l’insegnamento della letteratura e della poesia nelle scuole italiane sia un fatto da migliorare al più presto. Infatti attualmente i ragazzi che studiano autori importanti come Dante, Petrarca, Leopardi, li dimenticano, li tralasciano quando lasciano la scuola. Non c’è un reale interesse da parte loro. Questo perchè l’insegnamento della letteratura e della poesia nelle scuole è affrontato in maniera sbagliata, spesso in modo analitico. La mia proposta non vale per la scuola dell’obbligo, ma dalle superiori in poi e lo studio facoltativo parte dopo che i professori hanno proposto con alcune lezioni il metodo di incontro con la letteratura che vogliono insegnare. Si divulgano poeti e scrittori senza farne comprendere la loro opera, senza comunicare ai ragazzi la vera essenza di tutta la loro opera artistica. Questo perchè gli insegnanti spesso non fanno capire agli studenti che il significato di questi grandi autori non sta solo nell’esprimere sentimenti. La grandezza di un artista riguarda tutto l’aspetto complessivo della vita. Non si possono leggere le opere di questi grandi personaggi senza intesserli fino in fondo col rapporto più profondo dell’esistenza.
Non teme però che una poesia, una letteratura facoltativa venga sempre più abbandonata dagli studenti?
Già succede, perchè non c’è quell’interesse diretto e vero, come testimonia la grande indifferenza degli studenti che una volta finita la scuola, dimenticano completamente anche gli autori più grandi. Sta quindi alla libertà dei ragazzi, che potranno scegliere di seguire queste ore facoltative, magari stimolati dalla preparazione e dall’aiuto di professori validi e motivati fino in fondo. Penso che sia meglio così piuttosto di continuare ad insegnare materie che non entrano direttamente al cuore di chi le studia.
Ma secondo lei, la poesia, la letteratura al di là del fatto che venga insegnata sempre bene, non ha sempre un valore?
Non sono d’accordo. E’ importante come vengono insegnate, come vengono presentate. Come un buon piatto di spaghetti, se viene affogato in un brodo tiepido e insipido diventa orrendo, anche la poesia in una broda di citazioni, di analisi, di sughi acidi. Insomma, anche Dante se viene anatomizzato o banalizzato perde di sapore.
Anche perchè soprattutto negli ultimi anni, la poesia ha trovato un crescente interesse da parte di un pubblico sempre più vasto, rispetto al passato…
Si è vero, la poesia ha trovato sempre maggiore spazio, un pubblico affezionato anche al di fuori delle scuole. Questo spiega che la mia idea non è così sbagliata. Anche autorevoli poeti come Roberto Mussapi e Maurizio Cucchi sono d’accordo con questa mia proposta. L’interesse per la poesia, se è veramente reale, può aver luogo anche in altri ambiti, dove ci sia quel reale interesse che è necessario sempre avere.
E fuori dall’Italia la situazione com’è?
Direi identica. Ad esempio in Francia le cose non cambiano molto. C’è una crisi della poesia e della letteratura, nelle scuole, degli stessi studenti che sembrano essere indifferenti a queste forme artistiche che ha spinto un personaggio come un grande uomo di cultura il rumeno Todorov a scrivere il libro “La letteratura in pericolo”. Purtroppo i motivi che mi spingono a portare avanti questa proposta non nascono da una finta e sterile polemica. E’ un modo per ridare valore alla poesia e alla letteratura e farne capire veramente tutta la loro straordinaria essenza.
(Franco Vittadini)