“O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica oppure devo smettere di fare il Ministro dell’Istruzione”. Lo ha dichiarato Maria Chiara Carrozza, la quale ha poi aggiunto: “Credo che il futuro del nostro Paese si possa giocare con un esercito di nuovi insegnanti, che davvero ci permettano di migliorare la qualità del nostro servizio”. E a proposito del referendum di Bologna, con cui si chiede ai cittadini se intendono tagliare i fondi per le scuole paritarie, il ministro dell’Istruzione ha sottolineato che “la sussidiarietà non è in nessuna maniera una forma di privatizzazione, ma un modo con cui l’organizzazione delle persone risponde a una domanda della società”. Ilsussidiario.net ha intervistato l’ex ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni. Carrozza in pratica ha detto: o si fanno investimenti o mi dimetto.
Secondo lei i soldi ci sono, e dove è possibile prenderli?
Sono convinto che servano nuove risorse per la scuola pubblica italiana, ma è indispensabile prima superare la situazione di ristagno in cui ci si trova oggi. Consiglio al ministro Carrozza di adeguare nei prossimi 60 giorni il Quaderno bianco che avevo presentato quando ero ministro. Si tratta di uno strumento che consente di avere una proiezione della scuola nei prossimi cinque anni per quanto riguarda l’andamento demografico, i pensionamenti dei docenti e i precari nelle graduatorie ad esaurimento.
Il Quaderno bianco è utile anche per gli investimenti sugli edifici scolastici?
Sì. Grazie a un aggiornamento del Quaderno bianco è possibile conoscere qual é la situazione dei nostri edifici scolastici, quanti sono a norma sismica e quanti hanno la messa in sicurezza. La prima cosa da fare è ripristinare la richiesta di deroga per la messa in sicurezza di edifici scolastici. Occorre inoltre comprendere quanto spendiamo per quella risorsa del capitale umano che è la caratteristica della nostra scuola, attraverso aggiornamento e riqualificazione. Il vero costo non è quello di chi investe, ma di chi realizza interventi senza conoscere la situazione in cui si trova. Il ministro ha detto “Credo che il futuro del nostro Paese si possa giocare con un esercito di nuovi insegnanti”.
Non c’è il rischio di ripetere gli errori del passato, in cui la scuola è stata usata come un’agenzia di collocamento?
Prima di parlare di nuovi insegnanti, il ministro Carrozza ha il dovere di sapere che la priorità va data a quanti stanno nelle graduatorie a esaurimento. Dobbiamo sapere con precisione quanti sono e che possibilità hanno di essere messi di ruolo sulla base delle normative sui concorsi e ai nuovi pensionamenti entrati in campo con la legge Fornero e agli andamenti demografici. Sulla base del numero di anni necessari, va stabilita qual è la percentuale che si attinge nelle graduatorie e quanto da eventuali nuovi concorsi. Tutto questo va supportato dal rapporto tra andamento demografico e indirizzi scolastici, per vedere quali prospettive concrete esistono.
In che modo è possibile riformare il sistema di reclutamento?
Va cambiato il Tfa, perché non si può chiedere a un ragazzo di studiare sei anni per avere il diritto di partecipare a un concorso che non sappiamo se ci sarà o meno. Quello organizzato dall’ex ministro Profumo tra l’altro si è svolto ancora con le vecchie regole. Finita questa fase di transizione, si dovrà arrivare finalmente al nuovo reclutamento che renderà la scuola italiana non vittima di un sistema precarizzante, ma basata su concorsi ciascuno dei quali recluta il numero esatto di docenti necessari.
Che cosa ne pensa invece del referendum di Bologna?
Ritengo che il referendum di Bologna sia demagogico e ottenga un risultato opposto a quello che dichiara. Se vincono i propositori del referendum, a livello comunale avremo 1700-1800 bambini che perderanno il diritto costituzionale ad avere una scuola materna. Se la stessa logica dovesse passare in tutta Italia, a livello nazionale avremmo poco meno di un milione di alunni che perderebbero il diritto alla scuola materna. Se inoltre passasse il referendum, il risultato sarebbe quello di mettere una nuova tassa a carico delle famiglie, o meglio di quei genitori che potranno permettersi il lusso di pagare molto di più per usufruire di un diritto costituzionale.
Se questa logica passasse a livello nazionale, il bilancio dello Stato ci guadagnerebbe?
Se noi volessimo far diventare statali tutte le scuole materne, sarebbe necessario reperire 7 miliardi di euro per circa un milione di bambini, perché ciascun bambino costa 7mila euro, e dovremmo costruire il 41% di nuovi edifici scolastici. Mi consenta anche qui di dare un consiglio al ministro Carrozza.
Prego …
Blocchi la firma del ministro Saccomanni di ulteriori tagli da 82 milioni di euro sui 460 che vengono erogati oggi alla parità scolastica, come effetto dei tagli fatti ai governi precedenti. Se alle scuole materne sono tagliati altri 82 milioni in Italia, non c’è bisogno che passi il referendum di Bologna. Se Saccomanni firma quel decreto, anticipa l’effetto del referendum di Bologna quantomeno in tutto il centro sud del Paese, con la gran parte di quel 41% di scuole che sarà costretta a chiudere.
(Pietro Vernizzi)