È una piovosa notte di fine aprile e la polizia stradale di Brescia riceve una telefonata che segnala l’ennesimo caso di pirateria stradale: un pedone è stato travolto da un’auto che, sopraggiunta a tutta velocità, non si è fermata dopo il violentissimo impatto; addirittura, anche l’auto sopraggiunta poco dopo, guidata da una gentile dottoressa che ha appena terminato il turno agli Ospedali Civili cittadini, non ha potuto evitare il corpo steso nella carreggiata e, con una ruota, gli è passata sulle gambe. Nulla più di un normale, triste, ma diffuso caso di cronaca nera, di quelli che ormai i quotidiani segnalano con allarmante frequenza.
Ma a raccogliere le dichiarazioni dei testimoni c’è il giovane sovrintendente Armiento, acuto, scrupoloso, e, soprattutto, ancora non guastato dalla routinarietà del lavoro; e, a chi ha l’occhio attento, ci vuole poco per capire che nella testimonianza dei signori Cancelli, presenti sul luogo dell’incidente, c’è qualcosa che non quadra; tanto più che la coppia di testimoni ritornava, molto stranamente, dal cinema del centro Frecciarossa, dopo aver visto la stessa pellicola per cui il morto, privo di qualsiasi documento, aveva in tasca il biglietto… Ben presto, i sospetti si fanno sempre più corposi, e il fascicolo relativo all’incidente dalla polizia stradale passa alla squadra mobile.
E qui rientrano in scena i personaggi consueti dei romanzi di Gianni Simoni, Grazia Bruni, ormai promossa a capo della mobile, ma di umore stranamente nervoso e irritabile, il commissario Miceli, che la riforma pensionistica Fornero ha costretto a un prolungamento dell’attività lavorativa, il giudice in pensione Petri e sua moglie Anna, impegnati nei loro eterni e innocui bisticci, gli ispettori Grassi e Tondelli, l’agente Maccari, il procuratore Martinelli e tutte quelle che sono ormai presenze familiari per i fedeli lettori di questo autore.
Sì, perché Gianni Simoni è quello che si potrebbe definire un “piccolo caso letterario”; se non fosse che l’aggettivo “piccolo” poco si adatta alle cifre delle vendite di questi gialli, sempre crescenti e davvero imponenti per le dimensioni del mercato italiano, e per la prolificità della scrittura di Simoni; questo ex magistrato, bresciano d’origine, ma trapiantato a Milano, è infatti ideatore e autore di due serie di romanzi gialli: la prima, che con Troppo tardi per la verità ha raggiunto l’ottavo capitolo, è ambientata a Brescia; la seconda, già arrivata al quarto romanzo, è ambientata a Milano e ha come protagonista il commissario Lucchesi, un poliziotto sui generis per formazione e stile di vita.
La serie ambientata a Brescia, al di là della qualità della scrittura, è un piccolo tributo alla città natale dell’autore: via Musei, piazza Tebaldo Brusato, Piazza della Loggia, via Zanardelli: chi ha familiarità con questa splendida città si ritroverà perfettamente nell’ambientazione dei suoi romanzi; e chi non conoscesse Brescia, si troverà invogliato a una gita, che — provare per credere — se fatta tenendo, diremmo quasi come “guida turistica” i romanzi di Simoni, dimostrerà l’accuratezza e precisione dei percorsi descritti dall’autore.
Accuratezza e precisione sono anche i marchi di fabbrica di Simoni costruttore di trame: forte della sua esperienza di magistrato — e dei suoi gusti personali — che si riflettono nel personaggio del giudice Petri, le sue trame sono assolutamente credibili, realistiche, specialmente per quanto riguarda le fasi d’indagine e la ricostruzione del lavoro degli inquirenti. Si potrebbe, infatti, parlare di “giallo procedurale”, perché Simoni ci mostra come avvenga in realtà il lavoro d’indagine, che è, in primo luogo, un lavoro d’équipe, senza gli episodici colpi di genio dello Sherlock Holmes di turno, ma caratterizzato da controlli a tappeto, riunioni periodiche, ipotesi vagliate da un paziente e necessario passaggio di informazioni, in primis all’autorità giudiziaria.
E tutto questo è sostenuto da una lingua e da uno stile che, già notevolissimi nei primi romanzi, crescono su se stessi, stanno cioè diventando sempre più maturi e sanno di buone letture, di amore per la cultura, di una formazione culturale e professionale solidissima, sostenuta da una tensione civile e morale che è davvero raro trovare in un autore di narrativa d’intrattenimento. Gialli, sì, ma con una testa e un cuore.
–
Gianni Simoni, “Troppo tardi per la verità”, Tea, 2014.