Sospese le SSIS – Il futuro delle SSIS (Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario) sembra ormai segnato: nell’intento di evitare ulteriori docenti precari difficili da collocare a titolo definitivo, la commissione Cultura del Senato ha approvato l’emendamento del governo al decreto legislativo n. 112 che introduce la sospensione del decimo corso Siss il cui inizio era previsto per subito dopo l’estate. Prima di diventare definitivo, l’emendamento dovrà superare la discussione in aula ma, visti i numeri della maggioranza, non sembrano esserci dubbi sulla sua approvazione finale. Sono adesso a rischio i 12.389 posti banditi in extremis dall’ex ministro Mussi, le cui procedure di attribuizione agli atenei erano già state avviate nel mese di maggio.
Dopo un decennio di corsi consecutivi organizzati dalle università, attraverso i quali si sono abilitati all’insegnamento oltre 100 mila insegnanti, si volterà invece pagina: per i componenti della commissione Cultura del Senato l’attivazione di nuovi corsi per diventare insegnante andrebbe infatti legata alla riforma della scuola secondaria superiore, peraltro annunciata sia dal ministro Gelmini sia dallo stesso dl 112.
Nel decreto legislativo si fa infatti esplicito riferimento a razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso, ridefinizione dei curricula nei diversi ordini di scuola (piani di studio e quadri orari). Sempre in attesa del ddl, in discussione alla commissione Cultura della Comera, presentato dall’on. Valentina Aprea (Fi) per la ridefinizione totale del sistema di reclutamento dei docenti.
La commissione del Senato si è intanto espressa approvando questo emendamento: “All’articolo 64, aggiungere in fine il seguente comma: 4-bis. Le procedure per l’accesso alle Scuole di Specializzazione per l’insegnamento secondario attivate presso le Università sono sospese per l’a.a. 2008-2009 e fino al completamento degli adempimenti di cui alle lettere a) ed e) del comma 4”. E le lettere a) ed e) menzionate riguardano proprio la revisione delle classi di concorso e l’introduzione di nuovi parametri per la definizione degli organici del personale.
L’attuale metodo di assunzione del personale docente, in vigore dal 1999, prevede l’avvio di corsi su base regionale, calcolando l’entità di posti disponibili. Dopo due anni e 1200 ore di lezione, gli specializzati accedono alle graduatorie, attraverso cui viene stabilita l’assegnazione delle supplenze e delle cattedre. Dal prossimo anno non ci saranno nuovi specializzati in coda alle liste, mentre resta ancora da definire il destino degli specializzati del nono ciclo.
Nel corso del 2007 infatti le graduatorie sono state trasformate da “permanenti” a “ad esaurimento”, impedendo di fatto l’accesso dei nuovi abilitati che, visto l’arrivo della sospensione delle Ssis, si limitano ai circa 11mila specializzati del 2008.
Formazione professionale – L’obbligo scolastico potrà essere assolto anche attraverso la formazione professionale. Questa l’altra novità dell’emendamento al decreto 112. Un nuovo corso che riprende quanto già stabilito, ma solo in via sperimentale, dal minsitro Moratti. Un novità che vede naturalmente del tutto contrari i sindacati. Secondo Panini (Flc-Cgil) si tratterebbe addirittua di riportare l’obbligo a 14 anni. “L’emendamento infatti – spiega Panini – prevede che si possa assolvere l’obbligo scolastico anche nel sistema regionale della formazione professionale e nei percorsi triennali istituiti dal ministro Moratti, che escono così dalla sperimentalità per diventare definitivi e che già prevedono a loro volta un massiccio ricorso alla formazione professionale. Ben diversa – osserva – la situazione attuale che prevede, in coerenza con il dettato costituzionale, l’assolvimento dell’obbligo scolastico nel solo sistema di istruzione che comprende le scuole statali e paritarie”. Secondo il sindacalista si tratta di “un ennesimo colpo di mano per via legislativa contro la scuola pubblica e una sconfessione degli impegni assunti dal ministro Gelmini”.
Del tutto opposte invece le ragioni di chi, da anni, difende il valore della formazione professionale, come canale avente la stessa dignità del canale dell’istruzione, e quindi in grado di garantire l’assolvimento dell’obbligo scolastico (obbligo che, è bene ribadire a scanso di equivoci, rimane a 16 anni). Questa, ad esempio, la posizione della Regione Lombardia, nel contenzioso con il precedente ministro Fioroni, sul tema proprio della formazione. Il ministro Fioroni aveva infatti fatto ricorso contro la legge regionale 19/07. Ora il governo torna a dare ragione alla Lombardia.