Concerto al buio, blind date, serata cieca: si sente, ma non si vede un accidente. Non so come sia venuta in mente una roba simile a un pianista di vaglia come Cesare Picco, strumentista di gran gusto e compositore per sè e per tanti personaggi del teatro italiano (per Gioele Dix era una sorta di secondo autore). Però a un certo punto del suo concerto milanese la luce è andata via davvero, tutta, anche quella delle uscite di sicurezza, così a noi sono rimaste solo le orecchie e a lui solo la memoria tattile del suo rapporto con la tastiera.
Picco, per farvi capire, non è Allevi ma nemmeno Keith Jarrett o Pollini. Non vende il fumo della neo semplicità, né la cerebralità dei jazzisti pentiti del blues, né lo strutturalismo sofferto dei virtuosi. Picco è… Picco, È un po’ Bach e un po’ Bartok: temi lussureggianti, dissonanze lievi, cluster oscuri. Soprattutto c’è in Picco una ricchezza dinamica stupefacente. Il suo dono è di dominare la potenza di suono della scatola-macchina pianistica e trarne forza e sussurro, perentorietà e carezze. Poi ci sono i temi semplici e gloriosi, la reiterazione di armonie che ti fanno star bene come in una musicoterapia, gocce di elettronica e ridondanza di smisurati armonici. E infine splende il sole del blues, il dono del blues. Picco ce l’ha come pochi in Italia: ne ha il passo, il suono, il fraseggio, lo scatto, l’ombra, la potenza, il canto.
Quando ci arriva anche proveniendo da tutt’altre atmosfere, e anche se non è che una breve parentesi, senti che è un ritorno a casa: una casa sicura, una casa in blue. Anche al cuore della lunga suite “Blind date”, che comincia sotto i riflettori, assapora poco alla volta il nero del buio e poi per 30 lunghi minuti ci separa dal mondo sensibile regalandoci l’emozione del puro suono senza forme né colori, c’è un momento blues. Come fosse irrinunciabile. Continua nella pagina seguente…
Ma Picco non è nemmeno solo un pianista blues, pur dal tocco e fraseggio speciali; è un musicista intero, che non si limita a vellicare le emozioni più semplici ma sente di dover sempre fare almeno un salto dentro la complessità. Per chi volesse conoscerlo, il suo ultimo lavoro "Piano piano", doppio cd che contiene anche una delle possibili versione della "Blind date", è un ottima introduzione.
Allo Smeraldo di Milano è stata una festa entusiasta, e fra le quinte a un certo punto si è vista un’intera processione di professoresse venute a ringraziare il maestro. Niente di formale o di ufficiale: semplicemente la preside della Scuola Media Tiepolo ha pensato di regalare a venti sue colleghe, nell’imminenza del Natale, un concerto evento come questo. E poi c’è chi dice che la scuola italiana è conformista…