Il Campionato Mondiale di Moto Gp 2012 proporrà certamente una nuova lotta al vertice tra le Honda di Stoner e Pedrosa, la Yamaha di Lorenzo e – come sperano tutti i tifosi italiani – la Ducati di Valentino Rossi, ma certamente dal punto di vista tecnico la novità più interessante è l’introduzione delle cosiddette CRT, cioè moto differenti dalle Moto Gp “classiche”. Una scelta che ha suscitato polemiche anche piuttosto forte da parte di chi lo ritiene un “tradimento” della Classe Regina del motociclismo, ma probabilmente inevitabile vista la crisi di iscritti e di sponsor che stava vivendo negli ultimi anni questa categoria. Per approfondire questa vicenda e conoscere meglio le caratteristiche di queste CRT abbiamo contattato Marco Curioni, direttore generale del team Forward, sponsorizzato dalla NGM Mobile, che disputerà il campionato Moto Gp 2012 appunto con una di queste nuove moto, che sarà guidata da uno dei piloti più esperti e apprezzati del Motomondiale, Colin Edwards. Intervista in esclusiva per IlSussidiario.net.
Curioni, può presentare ai nostri lettori cosa sono le moto CRT?
Innanzitutto, va detto che questa idea nasce da quanto fatto già tre anni fa con il passaggio dalla classe 250 alla Moto2, che garantiva a tutti i team un motore uguale e quindi la possibilità di vincere il titolo iridato in quella categoria. Le CRT costituiscono un ulteriore passo verso la rivitalizzazione del Motomondiale, dato che la Moto Gp aveva negli ultimi anni troppi pochi partecipanti e con distacchi troppo ampi tra i primi e il resto del gruppo. La Dorna (la società organizzatrice del campionato ndR) voleva dunque rimpolpare il numero di partecipanti, e ha inventato questa formula (che letteralmente significa “Claiming Rules Team”) che incentivasse l’iscrizione di nuovi team. L’unica condizione a cui sono sottoposti è che i costruttori – Honda, Yamaha e Ducati – possono chiedere una volta all’anno ad ognuno di questi team di vendergli il motore alla cifra di 20.000 euro.
Dal punto di vista tecnico cosa caratterizza queste nuove moto?
La caratteristica tecnica saliente delle CRT è che il loro motore è di derivazione dalle moto di serie (quelle che si trovano anche in vendita dai concessionari), come le Superbike, a differenza delle Moto Gp che sono per definizione dei prototipi.
Perchè si è voluto fare questa innovazione?
Il presupposto di questa nuova formula è quello di abbassare i costi di sviluppo e gestione di una stagione, favorendo appunto l’ingresso di nuovi acquisti: le CRT costano meno del noleggio di una moto dei tre Costruttori per i team clienti, privati ed indipendenti, i quali spendono come minimo circa due milioni di euro per una moto che inevitabilmente è meno performante di quella ufficiale. Ezpeleta (presidente della Dorna) ha voluto perciò lanciare questa “rivoluzione”, e sicuramente un primo obiettivo è già stato raggiunto: alla stagione 2012 del Campionato Moto Gp parteciperanno 21 piloti, molti di più dello scorso anno, e 9 saranno dotati delle nuove CRT. In questo modo Dorna vuole anche “forzare” i costruttori ad abbassare i costi del noleggio, visto che i team privati in alternativa possono scegliere queste moto che sono un’evoluzione esasperata delle moto di serie. Questo sta già succedendo con l’Aprilia, che ha messo a disposizione una nuova elaborazione della sua moto Superbike ai team privati, e 5 delle nuove CRT saranno di questo tipo.
Dunque è una risposta alla crisi della Moto Gp?
Con l’abbandono di Kawasaki e Suzuki la Moto Gp non era in pratica più il campionato dei costruttori, visto che ne sono rimasti solamente tre, ed anche questi ultimi hanno dei problemi economici non indifferenti. Partecipazione e spettacolo non erano più garantiti, quindi la Dorna ha risposto a queste difficoltà ampliando la possibilità di partecipazione a questo nuovo tipo di moto, che mira ad introdurre delle moto comunque performanti ma con costi più accessibili, e che consentano anche delle “economie di scala” impossibili con un prototipo. Invece con le derivate di serie questo è possibile, e si incrementano la griglia di partenza e il confronto tra diverse realtà.
Ma non è un “tradimento” della filosofia della classe “regina” del Motomondiale?
Certamente è così, e sulle riviste specializzate le critiche sono state molto forti. Inevitabilmente le prestazioni di questi nuovi progetti non possono essere ancora all’altezza delle Moto Gp “normali”, che hanno alle spalle anni di sviluppo e grandi budget. Le CRT non rispettano il concetto più “puro” di questa classe, ma in questo momento non ci si può permettere di essere “integralisti”, e poi il grande pubblico non credo che sia troppo preoccupato da ciò. La gente e gli sponsor vogliono divertirsi ed emozionarsi, vedere una competizione spettacolare, e andando in questa direzione credo che si faccia solo del bene. Si potrebbe magari “riposizionare” i campionati, visto che ormai anche la Superbike ha ben poco delle moto di serie. Una nuova “classe regina” del motociclismo dovrebbe poter prevedere una lotta tra il maggior numero possibile di marchi che vogliano esasperare delle moto, che siano in produzione o no, facendole competere tra di loro.
Quali potranno essere dunque i vostri obiettivi, in questa stagione e a lunga scadenza?
Chiaramente il nostro è un progetto pluriennale, e nella prima stagione puntiamo ovviamente a concludere primi tra le CRT, arrivando magari a battere anche qualche moto cliente dei tre costruttori. Da questo punto di vista però bisogna dire che i test hanno fatto capire che le Aprilia sono già pronte a competere con le Moto Gp, dunque le “vere” CRT sono solo 4, tra cui la nostra che ha motore BMW, elettronica Bosch e telaio Suter, tanto che probabilmente nel corso della stagione la Commissione della Federazione potrebbe togliere alle Aprilia lo status di CRT. Queste moto potrebbero prefigurare il futuro, quando magari saranno gli stessi costruttori a costruire integralmente delle moto derivate dalle versioni Superbike, da mettere a disposizione di team indipendenti. Noi comunque siamo ottimisti, c’è molto lavoro da fare, soprattutto sulla ciclistica dopo che abbiamo risolto i primi problemi su elettronica e motore, ma disponiamo di un pilota importante come Colin Edwards per fare ciò e in circuiti dove le moto contano meno potremmo ottenere risultati significativi.
In conclusione cosa vorrebbe dire su questa nuova fase della Moto Gp?
Credo che questa strada sia virtuosa, anche se è un piano pluriennale. I regolamenti cambieranno ancora l’anno prossimo e le distanze dovrebbero ridursi.
(Mauro Mantegazza)