Con tre granpremi ancora da disputare ritornano alla mente il mondiale del 1999 con Irvine che perse il titolo con la Ferrari a favore di Hakkinen e quello del 2008 andato a Raikkonen e perso da Hamilton e dalla McLaren all’ultima gara. Il tutto per scelte azzardate delle rispettive scuderie. Lo stesso potrebbe succedere quest’anno alla Red Bull…
Red bull ad un passo dalla storia. Rimangono tre gran premi per vincere il loro primo mondiale o tre gran premi per mostrare al mondo intero, sportivo e non, come gli eventi si ripetano con fare insensato nel corso della storia. E sì, perchè questo titolo lo può perdere solo la Red Bull così come aveva fatto la Ferrari nel 1999 con Schumacher e Irvine, così come lo ha fatto la McLaren con Alonso e Hamilton nel 2008.
Mika Hakkinen ci sta ridendo sopra ancora adesso dopo dieci anni, così come sta contando i soldi guadagnati grazie alla follia di Ron Dennis, Kimi Raikkonen. Il perchè? Non è sempre completamente logico; nel caso della Ferrari del 1999 c’era un progetto che vedeva il simbolo del ritorno al successo del marchio di Maranello dopo vent’anni, legato a Michael Schumacher. L’allora compagno di squadra Eddie Irvine, secondo alcuni, non avrebbe avuto lo stesso impatto.
Un po’ quello che sta succedendo oggi con la Red Bull. I soldi (e tanti) spesi per avere Sebastien Vettel impongono che sia lui a vincere il primo titolo della storia, anche se Mark Webber dovrebbe essere il pilota di riferimento, se non altro per quei 14 punti di vantaggio che ha in tasca in più rispetto al compagno di squadra.
E’ una roulette russa continuare a non puntare sul pilota che sulla carta, a tre gran premi dalla fine, è quello che ha maggiori chances di vittoria. Soprattutto se alle spalle di Webber c’è un signore, Fernando Alonso, che è abituato a non mollare mai, anzi quando vede l’obiettivo difficile, si ricarica. Un po’ come successe quando Rod Tennis, appunto, lo volle in squadra e poi privilegiò Lewis Hamilton. Alonso allora si dedicò all’operazione più difficile della sua vita, quella di far perdere il titolo alla sua squadra, raggiungendo l’obiettivo all’ultimo appuntamento iridato in Brasile, con un Kimi Raikkonen incredulo campione del mondo.
E lo stesso Alonso spera di poter fare altrettanto quest’anno, giocando però sulla rivalità interna tra Vettel e Webber. Nessuno ancora si è preso l’onere di comunicare ai due piloti le strategie di squadra. Tutti nel team si nascondono dietro il divieto del regolamento, sempre meno attuale e più raggirabile. Così la Ferrari e Alonso si avvicinano inesorabilmente con un gran premio, quello di Corea, all’orizzonte, fatto di tante incognite e soprattutto con un team Red Bull sempre meno squadra.
E’ vero che lo spirito sportivo è giusto che prevalga, ma in alcuni casi la certezza del successo metterebbe a tacere qualsiasi tipo di critica per non aver rispettato questo principio.
Insomma se a vincere sarà Alonso, con Webber e Vettel a farsi la guerra tra loro, allora sì che le critiche si sprecherebbero. Tre nomi per un solo posto, tre nomi però che non possono che far ritornare alla memoria un team che avrebbe certamente gestito le cose in altro modo.
Tutti provengono da quella casa che ha regalato tanto allo sport motoristico italiano, la Minardi. Alonso e Webber direttamente da Faenza, mentre Vettel con la Tororosso, cioè la nuova
Minardi… e intanto patron Giancarlo (Minardi) sta a guardare, lui un titolo così grande non se lo sarebbe mai fatto scappare di mano.
(Biagio Maglienti)