“Qui non ci occupiamo di religione”: testuali parole di Mark Whittle, capo delle relazioni pubbliche della Fifa. A che si deve tale popò di dichiarazione? A una frase tanto innocente quanto genuina di Wayne Rooney: “Ho una croce al collo, non la metto in partita. Ce l’ho da quattro anni: sono cattolico, è la mia religione”. Tanto basta per far alzare le orecchie al Grande Fratello Fifa. Un gattone che dorme sonnolento per ridestarsi immediatamente quando qualcuno esce dal percorso tracciato da mastro Joseph Blatter, uno che ha fatto del potere l’unica ragione di vita. Solo due persone al mondo possono passare al check-in di tutti gli aeroporti del mondo senza esibire il passaporto: lui e il segretario generale dell’Onu.
Un potere che si manifesta in un senso dell’invincibilità non scevro di cadute. Altri sarebbero rimasti tramortiti ma Blatter no, come gli accade nel 1998, nel giorno del trionfo quando, dopo l’elezione, manca l’appoggio e crolla miseramente al suolo mentre passa a salutare le sue truppe (è un ex colonnello dell’esercito svizzero non per caso). Tonfo e immediatamente in piedi, da acrobata vero, come accade nelle sue dichiarazioni e nel suo agire, pronto a smentire l’atto precedente. Chi ha dimenticato le scuse puerili che accampa dopo non aver consegnato la Coppa del Mondo all’Italia a Berlino nel 2006? Era offeso perché lo avevano fischiato il giorno dell’inaugurazione a Monaco ma, soprattutto, perché aveva vinto una Nazionale immersa in piena Calciopoli. E questo ai moralisti della Fifa non poteva andare bene. Perché conta fare i soldi, come dimostra l’incidente della birra avversaria di quella ufficiale, pubblicizzata in Sud Africa da tifose olandesi poi trattate come delinquenti comuni.
Perché è utile indirizzare le manifestazioni come più aggrada, come ci ricorda l’arbitraggio di Byron Moreno nel 2002, pro Corea e anti-Italia. Perché importa avere la gente negli stadi e se poi gli addetti alla security scioperano perché gli hanno tagliato gli stipendi non è colpa della Fifa (e c’è sempre la polizia pronta a sostituirli). Perché interessa avere Zidane come uomo-immagine: il cattivone era Materazzi e non lui, perfetto per attrarre sponsor danarosi. Perché si serve Mammona e un segno della croce può essere pericoloso in quanto rimanda ad Altro su cui Blatter, al momento, fortunatamente può nulla. Ci aveva già provato a redarguire i brasiliani in preghiera dopo la vittoria nel 2002. Si è ripetuto nei confronti di Rooney. Stia attento Vladimir Stojokovic, portiere della Serbia. Si è fatto il segno della croce all’ortodossa dopo aver parato il rigore a Podolski, diverso da quello cattolico. Quando lo spiegheranno a Blatter, la Fifa si occuperà anche di lui…