A poco più di dieci giorni dal voto per le Elezioni Regionali IlSussidiario.net invita il candidato leghista Luca Zaia a discutere il proprio programma per il Veneto, dopo aver ospitato Giuseppe Bortolussi, candidato presidente per il Partito Democratico. La sussidiarietà, il federalismo, e le esigenze di una delle regioni più produttive del Paese.
Quali sono oggi le principali esigenze del Veneto?
Innanzitutto il ripensamento delle politiche del lavoro: vogliamo applicare la flexsecurity, dando vita a un sistema che consenta il passaggio senza traumi da un posto di lavoro all’altro, in un contesto di formazione continua. Poi, un federalismo contrattuale che tenga conto delle specificità del nostro territorio e della nostra organizzazione del lavoro, senza dimenticarci dei lavoratori autonomi, le imprese, gli artigiani e le Partite Iva. Per questo intendiamo creare meccanismi che servano a facilitare l’accesso al micro-credito e al credito e una maggiore sinergia tra le banche e il territorio e tra gli enti pubblici e le Camere di commercio, in particolare per aiutare i giovani, che sono il vero motore della nostra regione.
Quello che vogliamo realizzare è un sistema di sviluppo che sia sostenibile da ogni punto di vista. Ecco perché puntiamo sulla cosiddetta green economy.
Può farci qualche esempio?
Guardi, abbiamo scelto “Prima il Veneto” come slogan perché intendiamo proteggere il territorio e le risorse naturali, valorizzando tra le altre cose la rilocalizzazione e il principio della filiera corta. In campo energetico, non sono ideologicamente contrario al nucleare, ma il Veneto è un territorio con una densità di popolazione tale per cui, oggettivamente, la costruzione e lo sfruttamento di centrali nucleari appare problematica. Poi ci sono le infrastrutture, tra le quali, ad esempio, il completamento del Sistema metropolitano ferroviario regionale. Tutte le grandi opere però saranno realizzate o ultimate avendo sempre come bussola la salvaguardia del territorio e l’attenzione all’impatto ambientale.
Tra tutte le iniziative che ha elencato quale sarà il suo principale obiettivo, se verrà eletto Presidente della Regione Veneto?
Certamente il federalismo. La nostra è una comunità dinamica, che negli ultimi decenni è diventata una locomotiva dello sviluppo economico del Paese. Per troppo tempo però, il rovescio della medaglia è stato che abbiamo visto volatilizzarsi parte del frutto del nostro lavoro, che è andato sprecato per alimentare un sistema clientelare invece di restare nel Veneto e contribuire alla crescita della nostra regione.
A questo proposito che opportunità intravede nel prossimo federalismo fiscale basato sul finanziamento dei costi standard e non più della spesa storica?
Il federalismo fiscale è la nuova frontiera delle politiche che metteremo in campo per far sì che le risorse della Regione rimangano a disposizione dello sviluppo del territorio a partire dalla cosiddetta fiscalità di vantaggio. In questo il Veneto sarà un vero e proprio laboratorio.
Ritiene che sia possibile incrementare l’attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale nella sua regione?
Certo. Anche perché è un principio che si sposa benissimo con la nostra concezione federalista e territoriale della cosa pubblica, una gestione che non deve essere mai calata dall’alto ma che, al contrario, deve sempre prevedere il coinvolgimento dei cittadini. Questo vale sia a livello di servizi che si possono offrire al territorio, in un rapporto snello e dinamico tra pubblico e privato, avendo però sempre a mente i principi cardine della trasparenza e dell’efficienza, sia a livello di funzioni di rilevanza sociale che possono essere svolti dalle famiglie, dalle associazioni e dalla comunità locale in generale.
Qualche esempio?
Penso alla sanità, all’assistenza agli anziani, ai malati e alle persone non autosufficienti, all’istruzione e a tutti i servizi per l’infanzia, per le famiglia e per i ragazzi. Certamente, va consolidato e potenziato il ruolo dell’associazionismo, che nella nostra regione è già molto vitale.
Il recente trattato di Lisbona prevede un aumento del ruolo delle Regioni rispetto alla Ue. Come pensa di sfruttare questa opportunità?
Il federalismo che noi abbiamo in mente è sempre stato in una cornice europea. Del resto il rapporto con l’Unione europea avviene già di fatto in un contesto territoriale e, potremmo dire, federalista. Sono infatti le Regioni a gestire parte importante dei fondi comunitari attraverso i Programmi operativi regionali. È questa l’Europa che ci piace, quella che esalta e valorizza i territori.
Da ultimo, le politiche regionali possono incidere pesantemente su due temi importanti come vita e famiglia. Come pensa di operare in questi due ambiti?
La famiglia è la cellula fondamentale di qualsiasi sistema che voglia progredire in modo sano. Una famiglia, però, che sia aperta al tessuto sociale di cui fa parte e con cui instauri uno scambio costante. È dalla famiglia che si sviluppa l’attenzione verso i giovani, verso le persone meno fortunate e gli anziani. Per garantire questo, dobbiamo innanzitutto mettere nelle condizioni i giovani di poter creare il loro nucleo familiare. Penso ad esempio a politiche di sostegno per l’acquisto della casa, e a misure per aiutarli a entrare nel mondo del lavoro e a aumentare la loro formazione professionale.