Il 23 ottobre 2011 moriva Marco Simoncelli. Praticamente un anno fa. Un incidente apparentemente banale nei primi giri del Gran Premio della Malesia della MotoGp a Sepang – che torna in scena a partire proprio da oggi -, l’impatto con le moto di Colin Edwards e Valentino Rossi, e la vita di Marco è finita così. Il ‘Sic’ (come lo chiamavano tutti) era uno dei piloti più forti del motociclismo, a cui molti pronosticavano un futuro da erede del suo amico Valentino, ma soprattutto era un ragazzo di soli 24 anni, che amava la vita e il motociclismo. Tutto il mondo delle corse, ma anche tanta gente comune, si era innamorato del suo sorriso, della sua capacità di affrontare sempre le gare e la vita in modo positivo e con ottimismo. La sua scomparsa ha rappresentato un grande lutto per questo sport, ma il modo esemplare in cui la sua famiglia – papà, mamma e la sorellina – e la sua fidanzata ha affrontato questa drammatica situazione ha spronato tutti ad andare avanti. La Fondazione Marco Simoncelli ne è segno evidente: con lo scopo di ricordare Marco, promuove progetti di solidarietà e di aiuto alle persone più sfortunate e deboli. A un anno di distanza da quell’incidente terribile abbiamo voluto sentire Fausto Gresini, il manager di Marco Simoncelli e responsabile del team Racing Honda Gresini per cui il romagnolo correva. Ecco cosa ci ha detto in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
23 ottobre: cosa rappresenta per lei questa data? Un momento triste, in cui rivivere delle sensazioni che hanno ferito profondamente il mio animo. Già da qualche giorno sto pensando a questa data. Non posso dimenticare la sua scomparsa così tragica, che mi colpito nel profondo.
Qual è il ricordo più bello che ha di Marco? La sua voglia di vivere. Era una persona splendida, grazie al suo carattere, al suo temperamento che piaceva a tutte le persone che incontrava. Marco era veramente unico.
Farete qualcosa di speciale per ricordarlo? Lo abbiamo già fatto nei giorni scorsi, in particolare con la targa in suo onore nella curva dell’incidente. Poi non so, qualcosa ancora faremo, lo ricorderemo in qualche modo in particolare il 23. Ma pensare a quel giorno mi rende ancora molto triste…
Che impressione le hanno lasciato tutte le manifestazioni di affetto che ci sono state in questi mesi? Sono rimasto colpito da quanta gente ancora adesso lo ricorda e parla di lui: c’è stato un affetto straordinario, che sembra non finire mai.
Soprattutto Valentino Rossi ha più volte dichiarato di avere perso un grande amico… Valentino ha quasi svezzato Marco, si allenava con lui, l’ha aiutato a crescere come motociclista. Loro due erano grandi amici.
Cosa si sente di dire alla famiglia Simoncelli a un anno dalla scomparsa di Marco?
Mi sento di stargli vicino, di condividere con loro tutto il dolore che stanno soffrendo. Per loro Marco era un figlio o un fratello, una persona a cui quindi erano legati affettivamente fino in fondo. E poi suo padre, sua sorella e sua madre sono stati esemplari, hanno vissuto questa tragedia con tanta dignità.
Pensa che Marco poteva diventare un numero uno di questo sport, era un campione in tutti i sensi? Lui era già un campione. Ma non importa cosa sarebbe diventato, io mi sono fermato a quel giorno in cui Marco ha perso la vita. Mi sono fermato a questa tragedia e voglio ricordare Marco per quello che veramente era, una persona eccezionale.
(Franco Vittadini)