Michael Schumacher sta lottando tra la vita e la morte dopo l’incidente occorso sulla pista da sci di Meribel in Francia. Un impatto che ha avuto conseguenze ben più gravi rispetto al terribile scontro che ebbe l’11 luglio del 1999 contro le barriere durante il Gran Premio di Silverstone, e che pure gli fece dire: “sono fortunato a essere ancora vivo, è grazie ai progressi delle macchine realizzati in questi ultimi anni che ne esco vivo, solo con una gamba rotta”. Si è trattato dell’incidente più grave della carriera del pluricampione tedesco. Basti pensare che arrivò senza freni contro le protezioni fatte di vecchi pneumatici e che ne uscì con la frattura di tibia e perone della gamba destra. Si trattava dell’ottava gara della stagione, nella quale Schumacher stava lottando gomito a gomito con Mika Hakkinen, finlandese in forza alla McLaren. Il campionato era iniziato bene per il tedesco, che aveva tenuto la testa della classifica fino alla vigilia della sesta gara in Canada, quando era andato a sbattere all’ultima curva prima del traguardo (il cosiddetto muro dei campioni), regalando la vittoria ad Hakkinen. Il finlandese aveva consolidato il vantaggio nella successiva gara in Francia, contrassegnata dalla forte pioggia. La corsa di Silverstone era quindi importante e le qualifiche avevano visto piazzarsi in pole position il pilota della McLaren, davanti proprio a Schumacher.
Purtroppo il tedesco partì molto male venendo passato da David Coulthard e dal compagno di squadra Eddie Irvine. Dato che sullo schieramento rimasero ferme le vetture di Jacques Villeneuve e Alex Zanardi, la direzione corsa decise di esporre la bandiera rossa per interrompere la gara. Tuttavia, quando i piloti di testa arrivarono all’ingresso della curva Stowe, Schumacher decise di cercare il sorpasso su Irvine, ma, giunto il momento della staccata, la sua Ferrari rallentò di poco, ma non frenò. Il tedesco, forse sorpreso dalla situazione e per il bloccaggio delle ruote anteriori, nemmeno riuscì a sterzare, andando dritto nelle barriere. Secondo le ricostruzioni, giunse alla staccata a oltre 300 km/h, riuscì a rallentare con il bloccaggio delle ruote anteriori fino a circa 200 km/h. La ghiaia della via di fuga lo portò all’impatto a oltre 100 km/h. All’origine dell’incidente si scoprì esserci un guasto all’impianto frenante, alla vite di spurgo della ruota posteriore sinistra per la precisione.
Ovviamente seguirono attimi di spavento per le condizioni del pilota. Non si capì infatti immediatamente la portata dell’incidente e lui stesso raccontò tempo dopo quei momenti in questo modo: “Credevo di morire. Ho sentito il cuore che si fermava. Sudavo, ho sentito che i battiti cardiaci diminuivano, il mio cuore improvvisamente si è fermato e tutto è diventato nero. Non so esattamente quanto tempo è durato lo stato di incoscienza e da cosa fosse causato, ma è quello che ho sentito”. Mentre le altre vetture si ri-schieravano per una nuova procedura di partenza, la Ferrari numero 3 era circondata da diversi commissari e medici e ci vollero alcuni minuti prima di vedere Schumacher uscire dall’abitacolo.
Come detto, ne uscì con la frattura di tibia e perone e dovette rimanere lontano dalla pista per ben 97 giorni. Sostituito da Mika Salo, fece il suo ritorno sulla Ferrari nella prima edizione del Gp della Malesia, penultima prova del mondiale, il 17 ottobre del 1999.