Mentre da Grenoble non si registrano novità relative alla salute di Michael Schumacher, continuano ad arrivare da più parti manifestazioni d’affetto per il sette volte campione del Mondo di Formula 1. In occasione della cerimonia di premiazione del Pallone d’Oro 2013, che si è svolta ieri a Zurigo, è stato invece un illustre connazionale a rivolgere un pensiero all’ex pilota della Ferrari. Stiamo parlando dell’allenatore del Borussia Dortmund Jurgen Klopp, che ha dichiarato la sua vicinanza e la sua solidarietà per la tragica e sfortunata fatalità di cui Schumacher è rimasto vittima nell’incidente sulle nevi di Meribel. Un messaggio speciale è arrivato anche da un altro ex pilota di Formula 1, cioè il brasiliano Luciano Burti, che ricorda come Schumacher gli fosse rimasto particolarmente vicino quando Burti era rimasto vittima di un incidente piuttosto serio nel 2001 a Spa. Successivamente, lo stesso brasiliano entrò in Ferrari come collaudatore, collaborando dunque ai tanti successi ottenuti dal pilota tedesco in quegli anni gloriosi per la scuderia di Maranello.
A seguito dell’incidente di Michael Schumacher, i giornali tedeschi stanno cercando casi precedenti di persone che abbiano vissuto situazioni simili a quella del sette volte campione del Mondo di Formula 1. La Neue Presse Coburg ha interpellato Thomas Häußinger, 41 anni, che due anni fa era appunto in coma con un grave trauma cranico. “Nella mia testa praticamente era tutto rotto. Ho vissuto il coma indotto e poi una lunga riabilitazione” racconta Häußinger: “Molti amici mi hanno chiesto se la mia situazione era come quella di Michael Schumacher. Sì, e forse peggio”. Vittima di un incidente stradale nell’aprile 2012, di cui non ricorda nulla, Häußinger subì in grave trauma cranico e la sua famiglia visse una situazione praticamente identica a quella che vive oggi la famiglia di Schumi. Il coma artificiale durò quasi quattro settimane, ma le lesioni alla testa non hanno avuto le conseguenze temute sulla vita successiva di Häußinger: per la famiglia, un vero e proprio miracolo. La riabilitazione fu certamente lunga, ma egli fu in grado di utilizzare prima una sedia a rotelle e poi un girello per tornare a camminare, fatto non scontato in situazioni del genere. Le conseguenze neurologiche si sono trascinate più a lungo: “Pazienza, continuavano a dirmi. Una parola che quasi non potevo più sentire”, anche se dal punto di vista dei medici i progressi erano più veloci del previsto. “Volevo solo tornare a casa, tornare sul campo di calcio, lavorare di nuovo”. Il ritorno a casa avvenne quasi tre mesi dopo l’incidente, e ancora oggi Häußinger deve sottoporsi a visite mediche, terapie e fisioterapia quotidiane: “Mi stanco e mi irrito facilmente. Inoltre, ho sempre forte mal di testa”. Tuttavia, Häußinger è riuscito a tornare a giocare a calcio e a fare l’allenatore dell’Augsfeld FC II, mentre ha dovuto cambiare lavoro perché a causa dei rumori gli è stato impossibile tornare in fabbrica, al tornio. “Probabilmente non sarò più quello di prima, ma sono un combattente”. A rendere più difficile la situazione, i problemi burocratici seguiti all’incidente e alla riabilitazione, ad esempio con l’assicurazione. Inoltre, un solo testimone ha parlato della dinamica dell’incidente, “nonostante ci fosse molto traffico”, spiega Häußinger sconsolato. La prima udienza del processo si è tenuta solo nello scorso novembre, comunque è servita ad accertare che il camion che l’ha travolto era passato col rosso ad un semaforo. Da questo punto di vista, probabilmente per Schumacher ci saranno meno problemi: “Io non sono un fan della Formula 1, ma spero per Schumi che tutto vada per il meglio”, ha concluso Häußinger.
L’ospedale cantonale di Aarau, in Svizzera, ha smentito le critiche ai medici di Grenoble che hanno in cura Michael Schumacher, che secondo un articolo del giornale Le Matin sarebbero state avanzate dal dottor Frédéric Rossi, medico appunto dell’ospedale elvetico: “La direzione della clinica di neurochirurgia dell’ospedale cantonale di Aarau conferma ufficialmente che Frédéric Rossi non ha criticato in nessuna circostanza il trattamento riservato a Michael Schumacher – si legge in un comunicato –. La craniectomia decompressiva fa parte degli atti terapeutici utilizzati anche nella nostra clinica”. Argomento del dibattere è uno studio svizzero che ha indagato le possibili complicazioni chirurgiche di questo intervento al quale Schumi è stato sottoposto dopo l’incidente sulla pista da sci di Meribel, che d’altra parte non sono mai state nascoste dai medici curanti del sette volte campione del Mondo di Formula 1, che hanno sempre ricordato quanto la situazione di Schumacher fosse particolarmente critica e rischiosa e che la famiglia è stata ampiamente consultata e informata prima di procedere con l’intervento. L’ospedale di Aaarau deplora dunque il sensazionalismo con cui è stato ripreso questo studio nel quale il dottor Rossi “non faceva altro che dare un proprio parere generale sul trattamento di chi ha subito un trauma cranico”, aggiunge il comunicato.
La salute di Michael Schumacher continua ad essere un argomento di grande interesse per tifosi ed appassionati di Formula 1 in tutto il mondo. Ormai il peggio dovrebbe essere passato per l’ex pilota della Ferrari, anche se una fase decisiva arriverà solo quando Schumi sarà risvegliato dal coma, perché solamente in quella fase si potrà capire se l’ex driver tedesco avrà riportato danni permanenti al cervello. Non molto ottimista si dichiara il noto giornale britannico “Mirror”, secondo il quale tra i medici dell’ospedale di Grenoble c’è ancora grande paura per eventuali “complicazioni inattese”, come per esempio potrebbero essere una emorragia cerebrale oppure una infezione. Inoltre l’articolo riporta un’indiscrezione di un giornale di Zurigo secondo il quale una piccola parte del cranio di Schumacher sarebbe stata rimossa per cercare di alleviare la pressione sul suo cervello. Corinna ed i suoi due figli continuano a rimanere vicini a Michael Schumacher in attesa di un miglioramento delle sue condizioni di salute. A sostenere la famiglia non mancano messaggi d’affetto dal mondo dello sport, dello spettacolo e di tutti i tifosi che hanno seguito in questi anni le grandi imprese del campione tedesco entrato nella storia dela Formula 1.