Dopo l’incidente di cui è rimasto vittima Michael Schumacher sulle Alpi francesi ormai oltre due settimane fa, le scuderie di Formula 1 hanno reso ancora più rigidi i divieti di svolgere attività potenzialmente pericolose per i loro piloti, secondo quanto riferisce il tedesco Sport Bild. Da sempre vi sono vincoli, che però ultimamente sono stati rafforzati, anche proprio sull’onda emotiva di quanto successo all’ex pilota della Ferrari. Ad esempio, la Sauber ha un lungo elenco di divieto che comprende attività come lo sci, ma anche la mountain bike e il motocross. Divieto curioso in casa Red Bull: il team anglo-austriaco vieta al suo nuovo secondo pilota, l’australiano Daniel Ricciardo, la navigazione in mare nelle acque davanti alla sua città natale di Perth a causa del pericolo di squali. A dire il vero, proprio la Ferrari è più tollerante in questo senso, visto che il rientrante Kimi Raikkonen può continuare a praticare alcuni hobby rischiosi. Anche in Mercedes non ci sono vincoli particolari: il dirigente Toto Wolff ha dichiarato di avere fiducia nel senso di responsabilità dei propri piloti, pur ammettendo che questi divieti sono prassi comune nel Circus.
L’incidente di Michael Schumacher ha fatto molto discutere. Molti avevano infatti parlato di rischi eccessivi presi dal sette volte campione del Mondo di Formula 1 in una tranquilla sciata domenicale con il figlio, ma poi le indagini della Procura di Albertville hanno accertato che si è trattato solamente di una sfortunata fatalità, con al massimo una piccola responsabilità da parte di Schumi per essere andato fuori pista. Di questo si era detto sicuro fin da subito il grande ex discesista italiano Kristian Ghedina che, contattato in esclusiva da IlSussidiario.net, ha accettato di approfondire la propria posizione parlando della dinamica dell’episodio e di sicurezza sugli sci: “Credo, come ho già detto, che la velocità non sia stata determinante in questo incidente. Anche se Schumacher andava piano, purtroppo quello che è stato importante è il primo impatto contro una roccia, che ha determinato la sua caduta e ne ha aumentato la velocità finendo addosso alla seconda pietra che ha provocato il trauma che Schumacher ha subito. Non conta quindi andare piano in questi casi, perché è come se lo sciatore ricevesse un colpo di frusta, qualcosa che può provocare un danno veramente negativo, come è successo appunto a Schumacher”.
A Grenoble è tornata la normalità. Per due settimane, a cominciare da quel 29 dicembre in cui presso il CHU era stato ricoverato Michael Schumacher, davanti alla porta Chartreuse, più precisamente nel parcheggio antistante, si era creato un paesaggio costante fatto di giornalisti, antenne tv, camioncini intenti a riprendere; tutti in fibrillazione per avere notizie, magari in anteprima, sulle condizioni di salute del 7 volte campione del mondo, caduto fuoripista sulle nevi di Méribel e tenuto in coma farmacologico. Ora di tutta quella folla è rimasta uno striscione: “Schumi, tutti i nostri pensieri per te e la tua famiglia”. Il ricordo della presenza dei tifosi, sempre e comunque. Per il resto c’è solo la security, che garantisce privacy e incolumità del tedesco; i giornalisti naturalmente restano in stretto contatto con le fonti ospedaliere e Sabine Kehm, manager di Michael, ma la grande ammucchiata non c’è più, ed è giusto così. Dopo la conferenza stampa dello scorso mercoledi, quella della Procura di Albertville, c’è stata la smobilitazione: l’AFP non ha più alcun dispositivo davanti all’ospedale. “Lunedi sera la manager di Schumacher ci ha risposto per e-mail, come non aveva fatto dopo l’ultimo comunicato”. Nel testo si legge che non si può sapere quando ci saranno altre informazioni sullo stato di salute di Michael Schumacher; e dunque c’è silenzio in questo senso dal 6 gennaio. Inoltre, nonostante il divieto di parlare rivolto al personale dell’ospedale, una voce anonima (un’infermiera) ha rivelato a 20minutes.fr che tutto il personale è “sollevato” per l’esodo dei giornalisti: molto spesso infatti capitava che, oltre allo stress di avere tanta gente intorno, qualcuno arrivasse a offrire denaro “per avere delle informazioni. E’ stato difficile lavorare normalmente, adesso finalmente possiamo respirare”
Sulle condizioni di salute di Michael Schumacher ormai da diversi giorni non ci sono più novità rilevanti. La situazione resta dunque sostanzialmente stabile, con il sette volte campione del Mondo di Formula 1 che si trova sempre ricoverato in coma artificiale presso l’ospedale di Grenoble. In effetti, non è presumibile pensare che ci siano importanti novità in tempi brevi, perché casi come questo richiedono lunghe settimane per registrare progressi. Lo ha spiegato Gary Hartstein, ex medico del Circus, parlando con la nota rivista Autosport: “Sarà un cammino molto, molto lungo, almeno qualche mese. Per adesso è importante mantenerlo in coma indotto controllando la ventilazione e la temperatura corporea del paziente, in modo che il cervello sia rifornito con sostanze nutritive e ossigeno”. Hartstein ha spiegato anche quale sarà il prossimo passo nel ritorno – per quanto possibile – alla normalità: “Nel prossimo futuro, l’anestesia dovrà essere ridotta. Questo succederà quando la pressione nel cervello di Schumacher si sarà normalizzata e stabilizzata. Sarà il prossimo grande passo”. Infatti, come hanno sempre detto anche i medici di Grenoble, sarà proprio il momento del risveglio di Schumi dal coma quello in cui si potrà capire se e quali danni permanenti avrà riportato il cervello dell’ex pilota.