Una rivincita. E che rivincita! Non avevamo fatto in tempo a tessere le lodi del calcio sudamericano (cinque squadre agli ottavi), che l’Europa si riprende la leadership in maniera prepotente: Olanda, Germania e Spagna in semifinale, e il solo Uruguay a rappresentare altre realtà. Con la grande opportunità – finalmente – di poter vincere il primo Mondiale della storia al di fuori dei confini del Vecchio Continente. Un predominio entusiasmante, con l’Olanda a fare da apripista abbattendo il Brasile, e la Germania e la Spagna a seguire a ruota, sia pure in modo diverso. La squadra di Loew conferma tutto il bene che si era meritato fin dalla sua prima apparizione al Mondiale: terza partita conclusa con quattro reti all’attivo (dopo quelle rifilate ad Australia e Inghilterra), Diego Armando Maradona umiliato. Una partita vinta sotto il profilo tattico: equilibrata e solida la Germania, arruffona e avvitata intorno a pochi uomini l’Argentina. E, in una giornata in cui Messi e Tevez non girano, per i sudamericani è stata dura venire a capo di una partita in cui non hanno capito come aggredire l’avversario e in cui sono stati clamorosamente tramortiti sul piano fisico, denotando vistose lacune organizzative (sul terzo gol tedesco Schweinsteiger ha superato in area Pastore e Higuain, due che difensori non sono…), figlie della gestione di un personaggio come Maradona, grande affabulatore ma tutto da inventare come tecnico. Germania che, non a caso, era stata segnalata come la possibile grande rivelazione al suo apparire e di cui oggi piace segnalare un altro aspetto, oltre a quelli già noti della giovane età e della multietnicità.
Prendete Miroslav Klose e Tomas Podolski: in Bundesliga il primo aveva realizzato tre reti e il secondo due. In Sud Africa Podolski è andato a segno due volte ed è essenziale in fascia sinistra mentre Klose ha colpito quattro volte, ha raggiunto Gerd Muller al secondo posto dei marcatori di una fase finale (14 gol) ed è a una sola lunghezza dal leader Ronaldo. A dimostrazione che Marcello Lippi aveva ragione quando sosteneva che le indicazioni del campionato non sono decisive per comporre una Nazionale. Ma occorre aver ancora qualcosa da dare (trovando, al contempo, chi ti sappia stimolare) e i nostri azzurri evidentemente non avevano più nulla da offrire. Germania che affronterà la semifinale senza il suo uomo migliore, Thomas Muller, costretto a dare forfait per squalifica. Una partita che si preannuncia esaltante contro la Spagna, rivincita della finale di Euro 2008.
Le Furie Rosse arrivano all’appuntamento accendendo ceri di ringraziamento a destra e a manca per come sono riusciti a venire fuori dal confronto con il Paraguay, in una delle partite più rocambolesche e contraddittorie viste al Mondiale. Applausi alla squadra di “Tata” Martino, che ha fatto vedere come si mette in difficoltà la Spagna: un pressing continuo, con costante raddoppio sul portatore di palla avversario senza dare punti di riferimento in attacco. Se non ci fosse stato l’errore di Cardozo dal dischetto forse non saremmo qui a parlare di un Paraguay fuori dal Mondiale.
Un Mondiale dove la differenza riesce a farla il talento, nel nostro caso quello di David Villa, ancora una volta decisivo e salito a 43 gol in Nazionale, uno in meno del leader Raul. Spagna-Germania, allora, Villa contro Klose: non ce ne vogliano Olanda e Uruguay, ma quella di Durban sarà la semifinale da seguire. Quella che, senza smentite, avrebbe potuto anche reggere il ruolo di finale.