Mai come questa volta l’aspetto sportivo passerà in secondo piano. Il Gran Premio del Bahrain 2012 passerà alla storia per le proteste che caratterizzano da più di un anno il piccolo regno del Golfo Persico e che l’anno scorso portarono all’annullamento della corsa. Quest’anno Ecclestone e i team hanno deciso di andare in Bahrain, ma la situazione non è pacifica. Il fine-settimana è iniziato con un camion della Force India coinvolto nell’esplosione di una bomba molotov, anche se non ci sono stati danni né alle persone, né alle cose. D’altronde il Bahrain è un piccolo stato e il Gp offre l’occasione di una ribalta mondiale che sia la casa regnante, sia l’opposizione vorranno sfruttare per far conoscere le loro posizioni. In tutto questo, poi, naturalmente ci sarà una gara che si preannuncia combattuta ed equilibrata, perchè nessuna monoposto finora è apparsa superiore alle altre. Per parlare di quanto sta succedendo – dentro e fuori il circuito – abbiamo intervistato Giorgio Terruzzi, inviato a Sakhir di Mediaset. Intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Terruzzi, com’è la situazione in Bahrain?
La situazione è molto complicata: non è un evento sportivo, ma politico. Il governo con questo Gran Premio vuol far credere che il Paese sia a posto, infatti la gente della Formula 1 viaggia su percorsi obbligati e iper-protetti: sembra tutto normale, ma se si guarda bene si vedono lacrimogeni, posti di blocco, manifestanti pacifici asserragliati dalla polizia, gente maltrattata. Però tutto questo succede nei villaggi, che non hanno accesso alle strade e in cui noi non possiamo entrare: una situazione triste per le persone di qui…
Sarebbe stato meglio cancellare questo Gran premio?
No, si può correre ma senza dimenticare che cos’è la realtà qui. Non siamo in Bahrain per parlare solo di sport, siamo qui per parlare di un evento strumentalizzato ma che può anche servire per dire cosa succede davvero. L’importante è non far finta che sia una gara come le altre. Si tratta di una protesta sociale (non religiosa) connessa a una situazione molto complicata, ci sono stati morti e molti interessi in gioco, essendo una regione molto delicata. Convivono l’anima occidentale e quella araba. Il senso della gara può essere proprio far conoscere la situazione.
Comunque è stata una scelta dettata dal business…
I Gran Premi funzionano sempre così, è il denaro che muove tutto. Anche la Cina è discutibile dal punto di vista dei diritti umani, ma non ha bisogno del Gran Premio per ripulirsi la facciata, è uno dei tanti eventi che ospita. Qui è un po’ diverso, anche se naturalmente la scelta di correre è dettata dal non pagare le penali. Però il governo ha mantenuto le promesse: la sicurezza per noi è totale, non corriamo nessun pericolo, ci stanno trattando benissimo. La sicurezza e la tranquillità mancano per la gente di qui…
Da questo punto di vista la Formula 1 dà una visibilità per le loro idee che altrimenti non avrebbero…
Sì, e penso che sia anche giusto che accada. Temo che, appena ce ne saremo andati, chi sta protestando pagherà un prezzo molto alto. Questa è una protesta molto educata rispetto alla Siria o all’Afghanistan, ma questo non vuol dire che non meriti attenzione o rispetto.
Questo Gran Premio cosa potrà dire dal punto di vista sportivo?
Si tratta dell’ultima di quattro gare in cui le macchine non sono cambiate. I valori rimarranno gli stessi, ma l’equilibrio è totale: finora ci sono stati tre vincitori diversi di tre differenti team. McLaren, Red Bull e Mercedes sono avanti, la Ferrari è indietro anche se ha contenuto bene i danni. Qui Alonso e Massa hanno vinto cinque volte su sette (compreso Alonso con la Renault) però quest’anno patiranno. Il grande equilibrio però avvantaggia la Ferrari, a patto ovviamente che dalla Spagna arrivino i miglioramenti: per ora è lenta, e una macchina lenta in Formula 1 non ce la farà mai.
La Mercedes può lottare per il titolo?
Le prime due gare sono andate maluccio, in Cina volavano… La verità è che non ci stiamo capendo nulla, basta una minima variazione di temperatura per far cambiare tutto con le gomme. Qui fa molto caldo. La Mercedes è tra le favorite, naturalmente, ma non mi sorprenderebbe se – ad esempio – vincesse la Red Bull…
(Mauro Mantegazza)