Davide Rondoni su Avvenire spiega il titolo del Meeting 2010, «Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore», a partire da una frase di don Luigi Giussani: «La mia ossessione è che la mia vita non sia inutile». «La prima parola del cuore è ossessione – osserva Rondoni -. Una parola che di solito si flette a comprendere movimenti torbidi, servitù, perdita di se stessi. Qualcosa di autodistruttivo». Totalmente diverso però il senso della parola usata in questo caso, «verso la conquista più vera di sé, verso la liberazione dall’inutile. E’ altrettanto forte, totalizzante. Violenta, nel senso che non soffre le riduzioni. Ma costruttiva. Una ossessione nel vero senso della parola. Una continua richiesta del cuore».
Inoltre, spiega sempre Rondoni illustrando il titolo del Meeting 2010, «mentre di solito le ossessioni che ci bruciano il viso e il cuore fanno crescere l’isolamento, la solitudine, quella che dalla giovinezza di don Giussani è passata, almeno per scintille e vampe al cuore di molti che si aggirano da queste parti, fa crescere le amicizie, i ponti». Una ossessione che continua anche in questa edizione del Meeting 2010: «La vedi brillare in certi sguardi più che in altri, in certi sorrisi, in certe storie di cui il Meeting pullula. Che se ne frega se i flash dei media ufficiali sono tutti per altri volti, altri sguardi, altre maschere». Ed è per questo che, come sottolinea Rondoni, «l’ossessione del giovane Giussani qui continua, segna il viso di tanti ragazzi di oggi e di ieri, fa riconoscere come amici gente di continenti, di religioni, di partiti diversi».