E adesso sono guai. Chi l’avrebbe mai detto dopo il Gran Premio di Germania che le cose sarebbero andate così? Era il 22 luglio: Fernando Alonso vinceva la sua terza gara stagionale, Sebastian Vettel arrivava quinto e la classifica recitava Alonso 154 punti, Vettel 110 punti. Con 44 lunghezze di vantaggio sul tedesco bicampione del mondo e una McLaren fin troppo incostante per poter garantire che Hamilton fosse realmente in corsa, la strada per il pilota spagnolo della Ferrari sembrava decisamente in discesa. Invece, la Red Bull dispone di un Adrian Newey che la Rossa non ha, al pari di altre scuderie; e così l’ingegnere della casa austriaca ha lavorato e lavorato, fino a presentare una macchina che sembra tornata quella strepitosa del 2011, che ha dominato in lungo e in largo la stagione. Il bilancio? Vettel nelle ultime sette gare ha messo insieme 4 vittorie e un totale di 130 punti; Alonso non ha più vinto, limitandosi a 73 punti che hanno fatto precipitare la situazione. Adesso le lunghezze che separano il tedesco dallo spagnolo sono 13, ma il vantaggio ce l’ha il campione del mondo in carica. Al di là delle discussioni sulla macchina migliore, sull’affidabilità, sulla bravura dei piloti e quant’altro, il punto cruciale di tutta una stagione è diventato uno solo: come può Alonso recuperare questi 13 punti? Intanto una nota: al momento Vettel ha 5 Gran Premi vinti contro i 3 di Alonso. A parità di punti, a prendersi il Mondiale è il pilota che somma più successi. Questo significa che se Vettel dovesse vincere anche solo una gara, Alonso di punti dovrebbe recuperarne 14, cioè arrivare necessariamente davanti. Detto questo, vediamo le possibilità nei vari casi.
Alonso vince tre gare: lo spagnolo è campione del mondo senza se e senza ma, poichè anche se Vettel arrivasse sempre secondo i 7 punti di margine tra le prime due posizioni (25-18) sarebbero sufficienti a operare il controsorpasso.
Alonso vince due gare: diventa fondamentale la posizione di Vettel. Nella peggiore delle ipotesi, con Vettel sempre secondo, Alonso guadagnerebbe 14 punti e quindi nella terza gara rimasta potrebbe anche permettersi di perdere un punto dal tedesco: si arriverebbe a parità di punti e con le stesse vittorie, ma Alonso avrebbe più piazzamenti (nello specifico, quattro terzi posti contro uno, essendo pari anche i secondi posti). Naturalmente se Vettel fosse terzo invece che secondo le cose cambierebbero: Alonso salirebbe a +7 e poi potrebbe anche permettersi di arrivare quarto, a patto che Vettel non vinca il Gran Premio.
Alonso vince una gara: anche qui la peggiore delle ipotesi è che Vettel arrivi secondo. Lo spagnolo guadagnerebbe 7 punti, che lo porterebbero a -6 dal pilota Red Bull. A questo punto basterebbe un secondo posto con Vettel non più in alto della quinta posizione per operare il sorpasso, e poi si tratterebbe di arrivare davanti al tedesco nella terza gara.
Nessuno dei due piloti vince una gara: con i piazzamenti, Alonso potrebbe comunque essere campione. 14 punti si possono recuperare con tre secondi posti, a patto che Vettel non arrivi mai più in alto della quarta posizione; oppure con tre terzi posti, ma a questo punto il pilota tedesco non deve fare meglio della quinta piazza.
Vettel vince una gara: con Alonso secondo, i punti di vantaggio salirebbero a 20. Lo spagnolo può comunque essere campione del mondo pur senza vincere, però dovrebbe centrare ad esempio due secondi posti e sperare che Vettel arrivi sesto e poi settimo.
Vettel vince due o tre gare:
In entrambi i casi, qualunque sia la posizione di Alonso il tedesco si laureerebbe campione del mondo per la terza volta consecutiva. Già con due vittorie il tedesco guadagnerebbe un minimo di 14 punti su un Alonso eventualmente secondo in entrambe le occasioni; le lunghezze di vantaggio, 27, non sarebbero più recuperabili nemmeno con lo spagnolo vincitore nel terzo GP e Vettel senza punti.
Ovviamente tutti questi calcoli sono fatti sulla base dei migliori risultati possibili per entrambi i piloti; non c’è nemmeno bisogno di far notare che gli imprevisti (incidenti, rotture della monoposto, guai ai box) sono sempre dietro l’angolo. A livello di affidabilità la Ferrari ha un vantaggio: non si è mai fermata, a differenza della Red Bull che ha tradito Bettel in Malesia, a Valencia e a Monza. Alonso invece non si è mai dovuto ritirare per noie meccaniche, ma attenzione: i due incidenti occorsigli alle partenze in Belgio e Giappone sono sì iella nera, ma “condizionata” dal fatto che in qualifica lo spagnolo ha sempre pagato dazio, costretto poi a partire indietro sulla griglia dove le probabilità di essere toccati aumentano. Ecco perchè la Red Bull in questo momento è favorita: al di là delle prestazioni sotto gli occhi di tutti, se Vettel riesce a partire sempre davanti è libero di gestire come meglio crede. Tuttavia, sperare è lecito: Alonso è uno che non molla mai e come pilota è superiore. E poi, tutto è possibile: basta ricordarsi degli epiloghi folli targati 2007, 2008 e 2010. In un caso la Ferrari ha gioito quando non ci sperava più (con Raikkonen), negli altri due si è ritrovata con in mano sabbia, dove pochi minuti prima c’era un trofeo. Tre gare al termine: non c’è niente di certo.
(Claudio Franceschini)