14 maggio 2000, Perugia. Una delle date più tristi nella storia della Juventus: andiamo a rievocarla con sottile piacere proprio mentre i bianconeri festeggiano il loro scudetto numero 28. A proposito, i cari tifosi della Vecchia Signora devono avere qualche problema con la matematica: 27+1 notoriamente non fa 30. Ma non è questo l’argomento del nostro scrivere, bisogna rievocare la pioggia che cadeva dal cielo quel giorno nel capoluogo umbro. Due settimane prima la Juventus aveva perso a Verona (fatal Verona, direbbero i milanisti) a causa di una doppietta di Fabrizio Cammarata, prodotto proprio del vivaio bianconero, dove giocava con Alex Del Piero (qui permettetemi di salutare un grande campione dentro e fuori dal campo, anche se juventino…). Quella sconfitta aveva riaperto il campionato consentendo alla Lazio di Eriksson di rifarsi sotto in classifica, e quel giorno io e la mia famiglia – cattolica osservante – eravamo andati al noto santuario di Caravaggio, in una serie di pellegrinaggi che i miei genitori avevano programmato in occasione del Giubileo del 2000. Ragazzino interista e desideroso di vendetta dopo il furto subito due anni prima (1998, Iuliano su Ronaldo ma non solo…), non nego che cominciai a pensare al colpo grosso. Due settimane dopo – il 14 maggio appunto – avevamo infatti in programma un viaggio un po’ più lungo per noi, con meta la Certosa di Pavia. Se un viaggio al familiare santuario di Caravaggio aveva portato all’inattesa sconfitta bianconera a Verona, cosa poteva portare l’”esotica” Certosa, con in più la presenza anche della nonna? Ad anni di distanza posso dunque ammettere che l’interesse religioso (pur presente) e quello artistico (un po’ meno) passarono decisamente in secondo piano per me – e forse anche per mio padre. All’uscita dalla Certosa ci fermammo in un bar per la merenda, e scoprimmo che la Lazio aveva vinto 3-0, mentre a Perugia era scoppiato il diluvio. Allora si poteva davvero sperare nel “miracolo”? Arrivati a casa, ecco la grande notizia: mancavano solo pochi minuti e la Juventus stava perdendo a causa del gol di Calori che tutti ben ricordano. Al fischio finale i miei desideri si erano esauditi: il giorno dopo a scuola le vittime – finalmente – sarebbero stati gli juventini.
Per la cronaca: la seconda volta in vita mia in cui andai alla Certosa di Pavia fu nel 2006. Tutti sappiamo cosa successe in quell’anno…
(Dino NapoManzoni)