Pare un’Odissea senza fine. Nella pausa estiva, sugli esodati è calato il silenzio. Ma loro stavano sempre lì, in attesa di un pronunciamento definitivo da parte del governo che chiarisse il loro destino. Anzi, che mettesse una pezza agli errori prodotti dalla riforma Fornero, senza la quale il loro futuro non sarebbe stato connotato dall’attuale incertezza. Ricapitolando: il brusco innalzamento dell’età pensionabile ha gettato centinaia di migliaia di persone nella prospettiva di trovarsi, da qui a breve, senza reddito da pensione o da lavoro per moltissimi anni. Si tratta di tutti coloro che avevano sottoscritto accordi di uscita anticipata dal lavoro, i mobilitati lunghi, o gli afferenti a fondi di solidarietà. Gli era stato assicurato che, una volta cessato il rapporto di lavoro, avrebbero vissuto per un certo periodo con l’incentivo per aver abbandonato l’azienda ma, entro poco tempo, avrebbero avuto l’accesso al trattamento previdenziale. Ora, invece, terminato l’incentivo, si troveranno senza di che vivere anche per 5-6 anni. La Fornero, con due decreti, ne ha salvaguardati 120mila. Si calcola che siano almeno il doppio, se non il triplo. Un proposta di legge dell’onorevole Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, prevede di usare le tasse sui giochi per salvaguardarli tutti. Viero Ceriani, sottosegretario all’economia, si è messo di traverso. Secondo il Tesoro, non solo è pressoché impossibile tirare fuori dall’imposta i 5 miliardi necessari. Ma, probabilmente, la raccolta sarà decisamente inferiore al previsto, e mancherà la copertura necessaria per capitoli di spesa precedentemente individuati. E’ proprio Damiano a spiegare a ilSussidiario.net perché questo non è il modo di procedere. «Siamo tutti un po’ stanchi – afferma – delle previsioni di mancata copertura che, alla prova dei fatti, si rivelano infondate». Per intenderci: «E’ di pochi giorni fa la risposta del governo in merito all’esito della riforma varata dal governo Prodi nel 2007 relativa ai cosiddetti lavori usuranti. Allora, per costoro, furono stanziati 250 milioni di euro all’anno, con un tetto massimo di 5mila lavoratori; questa sarebbe dovuta essere la linea insormontabile». Ma fu rivista al ribasso: «Per evitare il rischio di sforamento, il governo Berlusconi emanò un decreto estremamente restrittivo. Il risultato è stato che, rispetto ai 5mila lavoratori all’anno che avrebbero dovuto usufruire della normativa, a seguito dell’interpretazione restrittiva – ha fatto sapere il governo stesso – al 28 giugno 2012, sono state liquidate 930 pratiche. Se consideriamo solo l’ultimo anno e mezzo, siamo al 12% della previsione».
Tornando, quindi, agli esodati: «Inizio a nutrire seri dubbi sulle capacità di previsioni del Tesoro. In ogni caso, anche laddove si rivelassero corrette, e mancasse la copertura, il governo dovrà adoperarsi per trovarne un’altra. L’occasione è la prossima Spending Review. Sarà necessario che si comprenda come non è possibile continuare a destinare tutte le risorse risparmiata all’abbattimento del debito. Una quota dovrà per forza tornare allo sviluppo e allo stato sociale».
(Paolo Nessi)