La tensione ha ormai decisamente superato i livelli di guardia. Dalla proteste si è passati ai disordini, dal nervosismo alla violenza. La manifestazione degli operai dell’Alcoa di fronte all’Assessorato del Lavoro di Cagliari era iniziata come tante altre volte. Ma, poi, è degenerata. A farne le spese sono state quattro persone. Due operati rimasti lievemente feriti, un agente che ha subito della escoriazioni a un braccio e Daniela Piras, segretaria provinciale della Uilm del Sulcis; pare che abbia preso dei calci nella schiena e che non riesca a muovere un braccio. Francesca Ticca, segretario generale della Uil Sardegna spiega a ilSussidiario.net come sta la collega che ha sentito poco fa e perché le proteste hanno assunto tali sembianze. «Ho contattato la Piras e le sue condizioni, tutto sommato, sono buone. Effettivamente, ha preso dei colpi nella schiena molto violenti. Ha male alla schiena, quindi, e al collo. Tuttavia, sta partecipando di persona alle riunioni dell’assessorato attualmente in corso». Com’è possibile che una tale violenza si possa scagliare contro una donna? «Diciamo anzitutto, che condanniamo, com’è ovvio che sia, l’episodio. In ogni caso, va detto che tali forme di violenza non connotano tutti gli operai la maggior parte dei quali, come è naturale, intendeva manifestare pacificamente, né aveva organizzato o preventivato l’accaduto». Sta di fatto che la situazione sta sfuggendo di mano. «La confusione è tanta e le enormi difficoltà fanno sì che episodi del genere rischino di aumentare, nonostante gli appelli ad un soluzione dei problemi in termini pacifici». Insomma, un spiegazione, purtroppo, c’è: «il clima è da disperazione sociale vera a propria e il pericolo è che con il passare dei giorni i disordini, addirittura, si incrementino; la situazione è ormai degenerata e con il passare del tempo queste manifestazioni mettono a rischio la coesione sociale». Già adesso, la tensione è alle stelle. «E’ alta su tutti i siti industriali ma in Alcoa lo è in particolare, non essendoci ancora alcuna risposta da parte del governo. Continuano a discutere, senza giungere a nulla di concreto». Eppure, il governo, qualcosa potrebbe fare, eccome: «dovrebbe, visto che riteniamo l’alluminio fondamentale per qualunque progetto di sviluppo industriale nazionale, riconoscere la peculiarità di Alcoa che, per quanto riguarda tale materia prima, rappresenta l’unico stabilimento italiano». E’ necessaria, quindi, un strategia chiara su come farla sopravvivere. «Crediamo che l’azienda sia di interesse strategico per lo sviluppo del nostro Paese. E che potrebbe continuare a stare in piedi generando profitti e crescita; senza bisogno, quindi, di un sostegno secondo logiche assistenziali; il governo, in sostanza, che deve dire se intende investire o no. Se vuole fare altre scelte, si ricordi che abbiamo un territorio industrializzato che vuole lavorare».
Ma in merito, l’Italia, come è noto, ha qualche difficoltà. «Per procedere ad una riorganizzazione dell’area sarebbe necessario che l’Italia disponesse di una vera a propria politica industriale. Purtroppo, in Sardegna, come nel resto del Paese, le idee, in tal senso, scarseggiano».
(Paolo Nessi)