In un momento in cui le trattative sono apparentemente “ferme”, abbiamo chiesto al professor Ichino (docente di Diritto del lavoro all’Università di Milano e senatore del Partito Democratico) un’analisi sul comportamento delle parti in causa.
Professor Ichino, come valuta complessivamente l’operato dei sindacati confederali nel cercare una soluzione alla crisi di Alitalia?
Compito sempre più importante di un sindacato moderno in una crisi aziendale (ma non soltanto nelle situazioni di crisi) è di operare come intelligenza collettiva che consente ai lavoratori di valutare i nuovi piani industriali che vengono proposti, nonché l’affidabilità degli imprenditori che se ne fanno portatori; e, se la valutazione è positiva, guidare i lavoratori a compiere la scelta, a “scommettere” sul piano migliore.
Nella vicenda Alitalia, sia la Cgil, sia la Cisl, hanno mostrato una grave incapacità di svolgere questo ruolo: la Cisl ponendosi alla testa del fronte del “No” pregiudiziale contro la soluzione Air France-KLM, che era con tutta evidenza la migliore possibile in questa situazione (qui va detto, peraltro, che una responsabilità gravissima nel bloccare quella soluzione se l’è assunta anche, nel marzo scorso, Silvio Berlusconi); la Cgil, dal canto suo, ha tenuto un comportamento incoerente in quest’ultima fase, firmando in un primo tempo l’accordo-quadro con la CAI e poi rifiutando di firmare il contratto operativo.
A questo proposito, come giudica l’azione dei sindacati nella trattativa con la CAI?
Parliamoci chiaro: la soluzione CAI presentava – e tuttora presenta – alcuni gravi difetti e limiti sul piano del diritto commerciale e di quello comunitario. E anche sul piano delle condizioni di lavoro offerte essa è nettamente peggiore rispetto alla soluzione prospettata da Air France-KLM nella primavera scorsa. Detto questo, però, oggi il progetto proposto dalla CAI risulta essere l’unico che possa consentire di evitare il fallimento di Alitalia e la dissoluzione del suo patrimonio aziendale.
I sindacati dei lavoratori Alitalia non hanno saputo, nel loro complesso, orientare e guidare i lavoratori in questo difficile passaggio. Il giudizio è dunque pesantemente negativo. Non meno negativo, peraltro, è il giudizio sul ruolo svolto in questa vicenda dal nuovo Governo, con l’assurda opzione per la difesa dell’“italianità” della compagnia aerea.
La frattura che la trattativa Alitalia ha prodotta nel “fronte sindacale” potrà influire sul negoziato con Confindustria in tema di contrattazione?
Certo, c’è il rischio che questo effetto si produca. Per evitarlo sarebbe opportuno un breve “time out” in quella trattativa.
Cosa pensa della proposta di un referendum tra i lavoratori?
In questo caso il referendum avrebbe potuto – e potrà, se le cose evolveranno in modo positivo nei prossimi giorni – costituire un passaggio molto importante e utile.
Cosa pensa della proposta dei sindacati autonomi di fare un’offerta attingendo a risorse proprie? È realistica o velleitaria?
Ognuno deve fare il proprio mestiere. In qualche caso i lavoratori uniti in collettivo hanno la capacità di farsi anche imprenditori; e allora ben venga l’assunzione da parte loro della posizione di azionisti e persino del controllo dell”impresa, se ne hanno anche le risorse finanziarie. Ma gestire a livelli di eccellenza una grande compagnia aerea richiede capacità imprenditoriale ed esperienza molto particolari e specialistiche. Non credo che piloti e assistenti di volo ne dispongano.
Come vede il futuro di Alitalia?
Vedo molto problematico il futuro di CAI, fino a che la guida dell’impresa non verrà presa saldamente in mano da un grande vettore internazionale, come Air France-KLM, o – pare ora più probabilmente – Lufthansa.
I lavoratori italiani devono imparare ad attirare e “ingaggiare” il meglio dell’imprenditoria mondiale, per la migliore valorizzazione del lavoro. In alcuni settori il meglio è offerto da imprenditori italiani: per esempio nel settore dell’automobile, delle macchine utensili, della moda, del design, dell’industria alimentare. Ma dove l’imprenditoria italiana non attinge a livelli di eccellenza – come nel settore del trasporto aereo – dobbiamo estendere la nostra scelta all’Europa e anche – eventualmente – oltre i confini europei.