È sempre bello quando arriva il calciomercato: è il periodo dell’anno in cui si concentrano i sogni di milioni di tifosi, in cui si susseguono voci a più non posso e si alternano obiettivi credibili a chimere che mai ti aspetti possano essere accostati alla squadra del tuo cuore. Prendi la Fiorentina: Mario Gomez è un vero colpo da novanta, più di Tevez e Llorente senza dubbio, visto che arriva dal club più forte del mondo dove ha vinto tutto. Prendi il PSG, da orfanella snaturata nella capitale parigina ad accentratrice di centinaia di milioni di euro (solo l’anno scorso ha portato nelle casse italiane qualcosa come 250 milioni). E poi prendi il Milan. Già, il Milan: quella società che l’anno scorso, nonostante un repulisti epocale, è riuscita ad agguantare il terzo posto al termine di una cavalcata irripetibile. Tanto merito va all’acquisto di gennaio Mario Balotelli, inutile nasconderlo, ma anche a chi ha avuto il coraggio (pur incentivato dal momento economico) di cambiare idea. E dopo le partenze che, giusto un anno fa, privarono Milanello di Thiago Silva e Ibrahimovic, dopo gli addii più o meno celebrati di una decina di senatori, ti aspetti che l’arrivo di SuperMario, fantasticamente ammortizzato dalla cessione di Pato (per i primi tre anni entrate e uscite si equivarranno), sia solo da preludio a nuovi colpi sì di prospettiva, ma in grado di accendere qualche luce negli occhi dei tifosi. Perché il mercato è magia e desiderio. Desiderio a tal punto che, quando il Manchester City si fionda su El Shaarawy, in via Turati già si fregano le mani all’idea del 2×1: il Faraone per Keisuke Honda e Adem Ljajic. “Avessi detto Manuel Rui Costa e Andriy Shevchenko”, direbbe l’interpellato Maurizio Mosca, con tutto rispetto per l’accoppiata serbo-nipponica. Perché, assodato che “arriva qualcuno se parte qualcuno”, la sensazione è che nel Milan di oggi sia sempre destinato a partire uno forte e ad arrivare un altro comunque meno forte. Problema che difficilmente si porrebbe, viste le ultime performance, se venisse piazzato uno come Boateng. Ma è finito il tempo in cui altri club erano ingolositi da qualsiasi tesserato Ac Milan solo perché “giocatore dell’Ac Milan”. Quale intrepido “braveheart” sarebbe pronto a farsi avanti per un ghanese sempre più insipido? Nemmeno le voci turche paiono tanto credibili e, ad onor del vero, è difficile che Adriano Galliani avvalli la cessione di Prince al Fenerbahce, possibile avversario nei playoff di Champions. Pirlo, in tal senso, ha già abbondantemente insegnato. E l’ad è molto sensibile su queste cose… C’è solo una speranza, senza doppi sensi extracalcistici, che può ancora accomunare tutti i tifosi rossoneri e si chiama Silvio Berlusconi: la situazione di oggi ricalca molto quella di tre estati fa, quando per Hernanes dissero che non accettavano i nostri “caschi di banane”, ma alla fine arrivarono Ibrahimovic e Robinho per 41 milioni complessivi. Ancora oggi, quando il patron si “sveglia” non ce n’è più per nessuno. Per 27 anni, almeno, è sempre stato così.