C’è un po’ di preoccupazione tra i lavoratori precoci sulla partecipazione alla manifestazione sulla riforma delle pensioni in programma a Roma giovedì 19 maggio. Su Facebook era stato infatti creato un evento relativo alla mobilitazione, ma coloro che hanno confermato la loro partecipazione sono circa 160. Quasi certamente in tanti saranno comunque in piazza del Popolo dato che occorre far sentire forte la propria voce su Quota 41, che al momento non sembra essere stata presa in considerazione dal Governo tra le possibili ipotesi di intervento per modificare la Legge Fornero.
Cesare Damiano torna a parlare di riforma delle pensioni, evidenziando come occorra sostenere lo sforzo del Governo Renzi per farsi valere in Europa. L’ex ministro del Lavoro segnala infatti che la destra europea, tramite il capogruppo del Ppe Manfed Weber, chiede che l’Europa non conceda flessibilità all’Italia. “Questo tentativo va respinto”, dice Damiano. “Il dogma liberista del rigore, quello stesso che ci ha condotto nell’attuale lunga e dolorosa situazione di crisi, è duro a morire. Passare a una stagione di investimenti a sostegno della crescita, anche utilizzando le politiche keynesiane di Draghi e a un ridisegno dello Stato Sociale improntato all’equità ed alla flessibilità delle pensioni, dev’essere l’obiettivo dell’Italia”, evidenzia il Presidente della commissione Lavoro della Camera, spiegando che per questo “bisogna sostenere l’azione che il Governo sta conducendo in Europa”.
Scenari Politici ha condotto un sondaggio per Huffington Post che contiene delle risposte interessanti anche in tema di riforma delle pensioni. Il tema principale dell’inchiesta riguarda il referendum costituzionale di ottobre e agli intervistati, tra le altre cose, è stato chiesto se la riforma approvata fosse o meno una priorità per il Paese. Il 33% ha risposto in maniera affermativa, mentre il 41% ritiene fosse necessario concentrarsi su altri temi più urgenti. Tra coloro che hanno dato questa risposta, ben il 32% ha spiegato che si sarebbe dovuti intervenire sulle pensioni, il 28% sul taglio del debito pubblico, il 26% sulla sanità, il 22% sull’evasione fiscale e il 17% sull’immigrazione. Sembra esserci quindi una buona fetta di popolazione che ritiene si debba intervenire urgentemente sulle pensioni.
La petizione on line per una riforma delle pensioni che cambi la Legge Fornero promossa da Progressi a sostegno della proposta di legge Damiano sta per raggiungere la soglia delle 25.000 firme. Già nei giorni scorsi lo stesso ex ministro aveva espresso soddisfazione per il raggiungimento della soglia delle 20.000 adesioni, importante traguardo che sta a significare che gli italiani sembrano volere una flessibilità pensionistica che non è proprio quella annunciata dal Governo Renzi. Forse una forte adesione degli italiani potrà convincere l’esecutivo che deve fare qualcosa di più per venire incontro alle richieste dei cittadini. Per esempio, la proposta Damiano contiene Quota 41, mentre l’Ape del Governo non ha misure specifiche per i lavoratori precoci. Clicca qui per la petizione on line.
Per Maurizio Sacconi uno dei punti della riforma delle pensioni già messa in atto dal Governo Renzi, ovvero il part-time agevolato, non è una norma che risponde agli interessi di lavoratori e imprenditori. In un’intervista a L’Occidentale, il Presidente della commissiona Lavoro del Senato ha spiegato che “quand’anche vi ricorrano alcune aziende, lo fanno a mio avviso, senza una sincera convinzione di utilizzare a part-time lavoratori anziani”. Per l’ex ministro, occorre “pensare, piuttosto, per la generazione già adulta all’atto di entrata in vigore della riforma pensioni Fornero, a una norma transitoria che consenta di distribuire tra i datori di lavoro e lo stato gli oneri di una uscita anticipata sia in termini di garanzia dell’ultimo reddito, sia in termini di pagamento di contributi in quegli ultimi tre o quattro anni che precedono l’età di pensione”.
Sacconi è tornato poi a criticare la legge sulle unioni civili, che manca di copertura riguardo le pensioni di reversibilità, nonostante le dichiarazioni in senso contrario del Presidente dell’Inps. “Boeri, però, ha anche detto, implicitamente, che non si tratta dell’entità che è stata considerata nella copertura. Perché la copertura di bilancio è stata calcolata sugli effetti di questa decisione, in termini di finanza pubblica, a dieci anni. Ed è ovvio che, dieci anni dopo le prime unioni civili, pochi di coloro che si sono uniti saranno morti”, ha detto Sacconi.