Mentre si continuano ad aspettare i testi dei definitivi dei decreti attuativi sull’Ape, c’è chi non dimentica che una riforma delle pensioni potrebbe arrivare l’anno prossimo con conseguenze piuttosto importanti sull’età pensionabile. Bisognerà infatti decidere un eventuale aumento dei requisiti in base all’aspettativa di vita. Il Messaggero ricorda che ci potrebbe essere un aumento di 4 mesi rispetto alla situazione attuale e dunque l’età pensionabile dovrebbe arrivare almeno a 67 anni, mentre per la pensione anticipata bisognerebbe aver versato più di 43 anni di contributi. Non è detto che il “gradino” sia così brusco se vi fosse una diminuzione dell’aspettativa di vita. Oppure se il legislatore decidesse di rivedere il meccanismo che lega requisiti pensionistici e aspettativa di vita.
Come noto, da ieri sarebbe dovuta essere operativa l’Ape, la novità principale della riforma delle pensioni, anche nella sua versione Social, che prevede tra l’altro la Quota 41 per una ristretta platea di lavoratori. Uno dei membri del gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, in un post ha spiegato di essere stato al patronato e che gli è stato che sostanzialmente “è tutto pronto, la legge è in vigore (come sapevamo), ma attendono la circolare per cominciare ad accogliere le domande. Naturalmente la circolare circolerà (scusate il gioco di parole) dopo l’approvazione dei decreti attuativi”. Che ancora non sono però “definitivi”. A quanto pare il Consiglio di Stato ha fatto pervenire le sue osservazioni al Governo che ora può modificare il testo e trasmetterlo poi all’esame della Corte di Conti. “È una situazione sempre più assurda, c’è la legge ma non viene applicata, non ha senso!”, è la conclusione del post.
Secondo quanto stabilito dal Consiglio di Stato le domande dell’Ape Sociale per la riforma pensioni potranno essere estese fino al 31 luglio prossimo: sono le correzioni al Decreto che regola la modalità di accesso all’Ape social (ricordiamo si tratta dell’ammortizzatore sperimentale che nel prossimo biennio dovrebbe consentire un anticipo pensionistico ai 63enni disoccupati con almeno 30 anni di contributi (36 se precoci) o con invalidità civili o carichi famigliari particolari, spiega il Sole 24 ore). Proprio il quotidiano milanese riporta la novità del Consiglio di Stato che fa slittare ancora una volta i tempi per una parte sostanziale della riforma pensioni: due mesi di ritardo hanno permesso a questo punto di chiudere la partita, si spera, entro il 31 luglio 2017. Tra le principali novità, il CdS ha deciso di proporre che vengano tutelati i soggetti lavoratori e pensionati che maturano il diritto dal 1 maggio 2017 con il meccanismo di retrodatazione pagamenti. (agg. di Niccolò Magnani)
In una un lungo comunicato uscito oggi e firmato Gigi Petteni, la Cisl ha voluto fissare i punti chiave per la fase 2 della riforma pensioni: il lavoro deve essere al servizio dei giovani e non vi devono più essere contrapposizioni generazionali, spiega il segretario confederale Cisl nel comunicato diffuso oggi. «Sul tema del lavoro giovanile occorre fare di più e subito. La Cisl chiede che i giovani vengano rimessi al centro dell’agenda politica con una serie di misure mirate: una ‘staffetta generazionale’ che con la fase due della riforma delle pensioni permetta di subentrare a chi lascia il lavoro con un pensionamento flessibile», spiega ancora Petteni, precisando che l’impegno di ogni impresa deve vertere verso quote giovani in alternanza scuola-lavoro o in apprendistato duale. Saranno poi le politiche attive tanto attese ancora come frutto del Jobs Act che segnano il punto prossimo di massima allerta, secondo il sindacato di ispirazione cattolica: «in un momento in cui il nostro Paese fatica ad uscire definitivamente dalla crisi, manca ancora un sistema di misure proattive di passaggio da scuola a lavoro e da lavoro a lavoro. Il Governo deve fare ogni sforzo per accelerare il decollo vero di quanto previsto dalla riforma». (agg. di Niccolò Magnani)
La riforma pensioni in programma per il Governo vede un’ennesimo attacco mirato all’opposizione M5s che ritiene, con il reddito di cittadinanza, di ovviare anche ai problemi previdenziali ormai cronici del nostro Paese. Sul blog di Beppe Grillo, uno dei rappresentanti di spicco del Movimento, Roberto Fico, ha scritto poco fa le ultime novità sul programma del reddito di cittadinanza autentico cavallo di battaglia dei grillini. «Il Reddito di cittadinanza consente anche ai nostri giovani di restare nel nostro Paese garantendo loro un reddito mentre cercano un lavoro o si formano, senza costringerli ad emigrare. Il Reddito di cittadinanza serve anche ad aumentare le pensioni minime a 780 euro al mese», scrive Fico, ritenendo con questo strumento di poter garantire un futuro più aperto ai giovani e allo stesso tempo più dignitoso per gli anziani. «Le persone che abbandonano il nostro Paese non fanno altro che crescere. Tra queste ci sono sempre più giovani che scappano per cercare un futuro migliore», conclude Fico invitando la platea M5s alla marcia Perugia-Assisi organizzato dal M5s proprio per il resto di cittadinanza da fissare per tutti. (agg. di Niccolò Magnani)
Le uscite anticipate dei lavoratori che hanno carriere contributive miste è agevolata dall’estensione del cumulo gratuito dei periodi assicurativi. Questi lavoratori possono sommare gratuitamente i periodi contributivi per integrare virtualmente i venti anni di contributi utili per conseguire la pensione di vecchiaia o i 41 anni e 10 mesi di contributi per accedere alla pensione anticipata. Tutte le gestioni erogheranno il trattamento pensionistico mantenendo il proprio sistema di calcolo. Il lavoratore, quindi, riceverà una pensione unica costituita per da tre quote distinte di pensione quanti sono i fondi previdenziali coinvolti nel cumulo. Come specificato da Pensioni Oggi, l’intera operazione è gratuita, quindi il lavoratore interessato non si ritroverà a dover pagare alcun onere per questo. Evidente il beneficio rispetto al passato, quando il lavoratore avrebbe dovuto attendere il compimento dell’età pensionabile, 66 anni e 7 mesi, per conseguire la pensione principale e chiedere poi la liquidazione di quella supplementare con un’attesa di diversi anni. (agg. di Silvana Palazzo)
Ieri, giornata della Festa del lavoro, ci sono state manifestazioni in tutta Italia. La più importante a Portella della Ginestra, dove erano presenti i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Non tutti i lavoratori precoci hanno apprezzato le parole che hanno pronunciato nei loro discorsi. C’è da dire che da tempo si sentono traditi dalle organizzazioni sindacali, che sembrano, salvo qualche eccezione, aver “mollato” la battaglia per Quota 41. Così sulla pagina Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti c’è chi non nasconde il proprio fastidio per aver sentito Annamaria Furlan dire che si è intervenuti sulla Legge Fornero cambiandola profondamente. Infatti per molti di loro ciò non è affatto vero. E anche la stessa ex ministra del Lavoro, in recenti interventi in tv, aveva detto che l’impianto della sua legge non era stato cambiato.
Se l’Italia ha dovuto varare la riforma delle pensioni targata Fornero per “tranquillizzare” i mercati e l’Europa, la Grecia dovrà intervenire ancora sulla previdenza per raggiungere un accordo con i creditori. Si parla in particolare di una riduzione della spesa pensionistica dell’1% circa del Pil. Secondo alcune stime, gli assegni verranno mediamente ridotti del 9%. Interventi sono anche previsti sulle detrazioni fiscali, in modo da ridurre la spesa pubblica. Tale sforzo dovrebbe contribuire a raggiungere il traguardo del taglio del debito di Atene e all’inserimento dei suoi titoli di stato nel programma di Quantitative easing della Bce. Il piano dovrà comunque essere approvato dal Parlamento greco.
Il 4 maggio Governo e sindacati torneranno a confrontarsi sulla riforma delle pensioni, ma giovedì sarà un giorno importante anche per quanti sperano in una proroga di Opzione donna. Come ricorda pensionioggi.it, quel giorno il Governo dovrà rispondere a ben quattro interrogazioni parlamentari in commissione Lavoro del Senato, relative proprio alla possibilità di prolungare il regime sperimentale di accesso anticipato alla pensione per le donne. Per la proroga si potrebbero utilizzare le risorse stanziate per il 2016 e non utilizzate, che al momento risultano “cristallizzate”. Al di là della risposta che fornirà il Governo, resta il fatto che nel frattempo ci sono italiane che non riescono ad accedere a Opzione donna perché non possono usufruire del cumulo contributivo gratuito introdotto con l’ultima Legge di stabilità.
Il 4 maggio Governo e sindacati torneranno a confrontarsi sulla riforma delle pensioni. Il principale tema sul tavolo è quello della cosiddetta fase due, con la pensione contributiva di garanzia per i giovani. Di questo tema si è parlato in forum nella redazione di Rassegna Sindacale, sul cui sito sono stati pubblicati alcuni stralci dell’intervento di Roberto Ghiselli. Il Segretario confederale della Cgil ha spiegato che la pensione contributiva di garanzia per i giovani rappresenta una priorità nel confronto con l’esecutivo. Lo strumento, tra le altre cose, potrà aiutare molto le donne, perché tra i beneficiari è molto più probabile che vi sia una prevalenza del genere femminile. Spesso, infatti, le carriere lavorative delle donne sono contrassegnate da bassi salari e discontinuità. Dunque i contributi su cui si basa il loro assegno pensionistico non sono elevati. L’integrazione dello Stato potrebbe quindi aiutarle non poco. Il sindacalista ha anche ricordato che nel confronto con il Governo si cercheranno misure per aiutare le donne rispetto all’attuale sistema, come per esempio far riconoscere ai fini contributivi gli anni spesi in lavoro di cura.
Rispetto alla pensione contributiva di garanzia, Ghiselli ha ricordato che “il profilo standard” della proposta è rappresentato sul piano economico da un assegno netto di 930 euro a 66 anni di età dopo 42 di contribuzione. Inoltre, ha fatto capire che per finanziare questo misura occorre un “ponte generazionale” per far sì che pervenga un contributo dalle pensioni più alte. Di questo parlerà quindi con le altre organizzazioni sindacali per capire se è possibile immaginare una proposta unitaria.
Per la Riforma Pensioni è arrivato ieri un ennesimo ritardo e un nuovo “stop” al percorso ideato e immaginato dal governo stesso: per l’Ape e la Rita non sarà domani il giorno stabilito da tempo per il via libero, bensì a due momenti scaglionati sarà possibile vedere, forse, tra la prima settimana e la metà mese prossimi. Più semplice, secondo il Sole 24ore, vedere l’Ape sociale attivo prima con l’anticipo pensionistico che dunque potrebbe tornare già dalla fine della prossima settimana. Più difficile per la rendita integrativa temporanea aniticipata (Rita) che invece rischia assai di andare oltre la metà di maggio: ieri il Consiglio di Stato ha dato via libera al decreto dell’Ape sociale e dunque ora attende gli esiti della Corte dei Conti e poi l’approdo finale in Gazzetta Ufficiale. Per l’Ape volontario invece manca ancora un decreto delineato visto che ora si trova in stato di bozza: «mancano tutte le convenzioni con le banche che erogheranno il finanziamento e le compagnie di assicurazione per il premio a copertura del decesso del pensionato prima della conclusione del piano ventennale di rimborso», riportano i colleghi del quotidiano economico milanese. Ancora ritardi e i lavoratori/pensionati sono costretti a vedersi di nuovo slittare i termini dei provvedimenti a loro indirizzati. (agg. di Niccolò Magnani)
Il Movimento Opzione donna continua a non disperare sulla possibilità che venga varata una riforma delle pensioni con la proroga del regime sperimentale di pensionamento anticipato per le donne. Sulla pagina Facebook del movimento, un post di Lucia Rispoli ricorda che le risorse stanziate lo scorso anno non sono state tutte utilizzate e che anche se non fossero sufficienti, la politica debba trovarne altre, perché è ora che lo Stato faccia qualcosa di concreto a favore delle donne, che in molti casi si sono dovute occupare di lavori di cura per far fronte a carenze del welfare pubblico. Rispoli ricorda anche che Opzione donna non ha un costo per lo Stato, visto che con il ricalcolo contributivo degli assegni si andrebbe a incassare di fatto una cifra corrispondente a quanto si è versato nella propria carriera. A maggior ragione, quindi, dovrebbe essere varata la proroga di questa misura.