Oggi, due anni fa. 22 maggio 2010: Madrid, stadio Santiago Bernabeu, finale di Champions League, Inter-Bayern Monaco 2-0. Secondo anniversario del culmine della leggenda dell’Inter del Triplete. Quanti ricordi legano ogni tifoso nerazzurro a quel memorabile mese di maggio: cinque partite, cinque vittorie. Con quel filotto arrivarono prima la Coppa Italia, proprio a Roma il 5 maggio e nonostante molte decisione sfavorevoli in quella epica partita (da un certo punto di vista la più appassionante delle tre decisive, pur se in palio c’era il trofeo meno importante), poi lo scudetto, conquistato definitivamente a Siena, la sempre dolce Siena già teatro dello scudetto 2007, domenica 16 maggio. Diego Milito l’eroe di Roma, Diego Milito l’eroe di Siena. In quei giorni ci sentivamo invincibili, qualunque cosa andava bene. Personalmente io ero molto più agitato la settimana precedente: perdere lo scudetto, che ormai era nostro da anni, era una ipotesi che mi dava molto fastidio. Invece la Champions League – proprio come diceva il condottiero Josè in replica all’antisportività del Barcellona prima della semifinale di ritorno – era “un sogno, non un’ossessione”. L’idea della tripletta, mai realizzata da nessuna squadra italiana – nemmeno da quella che si è autoproclamata “club più titolato al mondo” – era appunto una ciliegina sulla torta: se arrivava bene, altrimenti la stagione era già stata memorabile così. Quindi sotto col Bayern, fiduciosi anche perché – storicamente – nelle finali gli italiani battono i tedeschi. Al Bernabeu poi si era giocata Italia-Germania, finale del Mondiale 1982… E così arrivai insolitamente sereno a quella che era la prima finale di Champions League della mia vita. La partita non fu eccezionale, come spesso capita nelle finali, ma poco importa. Minuto 35 del primo tempo, il calcio è un gioco semplice. Rinvio lungo di Julio Cesar, Diego Milito di testa appoggia su Wesley Sneijder che gli restituisce palla, il Principe avanza ed entra in area. A quel punto la sentenza è scritta: una prima finta e poi il tiro imparabile per il portiere Butt, gol dell’Inter. Passano esattamente altri 35 minuti di gioco, 70′: fallo su Sneijder, vantaggio perché la palla giunge a Samuel Eto’o che lancia ancora una volta Diego Milito.
Qui arriva il delizioso balletto del Principe che ridicolizza l’altrui difesa e completa l’opera con il gol del 2-0. Milito a Roma, Milito a Siena, Milito-Milito a Madrid. Il simbolo è chiaro: partita a Madrid, presidente Moratti, allenatore Mourinho, doppio Milito. La “M” domina, riportando Milano sul tetto dell’Europa. Come degna conclusione, l’ingresso in campo di Marco Materazzi (notare le iniziali…) nel finale, passerella per uno dei simboli della storia nerazzurra interista. E se le iniziali del capitano sono invece JZ, poco male: era la partita numero 700 di Javier Zanetti con la maglia interista, in che altro modo poteva finire?
(Dino NapoManzoni)