Mentre c’è chi auspica una riforma delle pensioni per abbassare i requisiti anagrafici necessari alla quiescenza, c’è chi mira a far sì che il ruolo dei lavoratori più anziani sia valorizzato. Il sito di Ipsoa ricorda che all’esame della commissione Affari sociali della Camera ci sono ben otto proposte di legge sul cosiddetto invecchiamento attivo. Certamente le proposte più interessanti su questo tema sono quelle sulla cosiddetta “staffetta generazionale”. Per alcune attività, infatti, l’esperienza dei lavoratori più anziani sarebbe utile per la formazione dei dipendenti più giovani. Non manca però anche chi critica le iniziative sull’invecchiamento attivo, cui si preferirebbe la possibilità di andare in pensione dopo diversi anni di lavoro. C’è anche chi ha provato a tenere insieme le due cose, ma finora non è mai scaturito un vero e proprio provvedimento capace di avvicinare la pensione per i lavoratori in cambio del loro contributo alla formazione dei giovani.
I lavoratori precoci giovedì scenderanno in piazza a Roma, davanti a Montecitorio, per ricordare la loro richiesta di una riforma delle pensioni che preveda la Quota 41 per tutti. Infatti, al momento solamente una platea ristretta di coloro che hanno versato almeno 41 anni di contributi potrà accedere alla pensione grazie all’Ape social. A manifestare non saranno però da soli. Anche le italiane che si battono per una proroga di Opzione donna faranno sentire la loro voce davanti alla sede del Parlamento. Dove tra l’altro non mancano le iniziative di alcuni politici per far sì che il regime sperimentale di pensionamento anticipato per le donne venga prolungato o diventi persino strutturale. Il problema è che il Governo ha fatto capire che le risorse già stanziate per Opzione donna, e non utilizzate, non si possono utilizzare.
La riforma pensioni resta il punto di discussione massima tra sindaci e Governo anche in questo appena iniziato mese di maggio: stando poi alle dichiarazioni rilasciate all’inizio del weekend pre-Assemblea Nazionale Pd dove quantomeno si dovrebbero chiarire i nuovi rapporti di forza tra maggioranza e segreteria Renzi sui punti nodali del Paese (lavoro, pensioni, economia e immigrazione i principali), il segretario confederale Cgil Roberto Ghiselli è ancora molto perplesso sulle tempistiche dei decreti sull’Ape sociale e sui lavoratori precoci. «Complessivamente siamo molto preoccupati rispetto all’andamento del confronto con il Governo. Ci auguriamo che il prossimo appuntamento, previsto per il 10 maggio, possa determinare un cambio di passo», ha rilasciato in una nota il principale sindacato con più iscritti in Italia. Dopo il primo incontro tenutosi giovedì scorso, ancora Ghiselli ha raccontato come «l’approfondimento fatto sui decreti, tenendo conto delle osservazioni del Consiglio di Stato, ha finalmente fatto registrare l’acquisizione della retroattività delle prestazioni dal momento che i lavoratori perfezionano i requisiti, comunque non prima del 1^ maggio 2017». (agg. di Niccolò Magnani)
Maria Luisa Gnecchi ha scritto con Cesare Damiano un libro dal titolo “Pensioni, la riduzione del danno” e ha rilasciato un’intervista a BlastingNews nella quale ha fornito anche un giudizio sulla riforma delle pensioni targata Fornero, spiegando che si è trattato di una manovra economica per reperire risorse utili a coprire una parte del debito pubblico. Insieme al collega Damiano ha quindi attivamente cercato di “ridurre il danno”, “ma bisogna ancora fare molto, in particolare per le donne”, ha aggiunto. Gnecchi ha detto di aspettarsi molto dalla fase due del confronto tra Governo e sindacati e ha spiegato di non ritenere sufficiente il fatto di aver introdotto la categoria dei lavori gravosi. Dal suo punto di vista occorre ora arrivare a un testo unico sulla previdenza e a miglioramenti strutturali del sistema. Del resto le forme di flessibilità introdotte, come l’Ape, sono sperimentali.
Mentre si attendono novità sulla riforma delle pensioni, lo Spi-Cgil continua a portare avanti la sua campagna sui diritti inespressi, invitando i pensionati a far controllare nei patronati l’importo della loro pensione: spesso, infatti, non sanno che avrebbero diritti a integrazioni e maggiorazioni che non gli arrivano perché va presentata una specifica richiesta. “I diritti inespressi – ha detto la segretaria provinciale dello Spi Cgil di Trapani Antonella Granello a lagazzettatrapanese.it – non sono un bonus sulle pensioni minime, ma trattamenti previdenziali e assistenziali che l’Inps eroga a chi ne fa domanda e solo in alcuni casi eroga d’ufficio”. Secondo alcune stime, ben un terzo dei pensionati avrebbe diritto a una pensione più alta in base a queste maggiorazioni e integrazioni che riguardano soprattutto gli assegni sotto i mille euro.
La riforma delle pensioni per i giornalisti, voluta dall’Inpgi e vagliata positivamente dal Governo, ha introdotto un contributo di solidarietà sulle pensioni in essere. Ora Franco Abruzzo, Presidente dell’Unione pensionati per l’Italia, ha deciso di presentare un ricorso alla Direzione generale Previdenza del ministero del Lavoro per far sì che venga annullato l’atto con cui è stata recepita la delibera dell’Inps sul contributo di solidarietà. A Labitalia il giornalista ha spiegato che l’Unpit è disposta a dare il suo placet ai contributi di solidarietà, solo se essi sono decisi dal Parlamento e non attraverso un atto amministrativo “che non può neanche essere impugnato in Corte Costituzionale”. Abruzzo ha anche lanciato l’allarme sui conti dell’Inpgi, spiegando che converrebbe fare in modo di farlo confluire nell’Inps.
Non c’è solo la riforma pensioni a preoccupare i cittadini più avanti con l’età. Secondo un’indagine compiuta dalla Federazione italiana pensionati del commercio, aderente a Confesercenti, insieme a Swg, risulta infatti che nell’ultimo anno gli italiani con più di 65 anni hanno speso 455 euro in sanità: una cifra molto vicina a quella di una pensione minima (500 euro). Questo fa sì che sempre più spesso ci siano anziani (circa il 35%) che rinuncia a una visita specialistica perché non può permettersi di pagare il ticket. Considerando che la pensione media in Italia ammonta a poco più di 800 euro è chiaro che le spese sanitarie stanno diventando sempre più difficili da sostenere per i cittadini più anziani e le cure a cui si rinuncia di più sono quelle che non risultano “essenziali”, come quelle odontoiatriche. Considerando che i tempi di attesa della sanità pubblica si stanno poi allungando, gli over 65 spesso si ritrovano a dover ricorrere a strutture private, con il conseguente aumento dei costi pur di avere degli esami o delle visite evitando lunghe attese.
Dall’indagine emerge quindi che ben il 38% degli intervistati vorrebbe una riduzione dei tempi d’attesa, mentre il 17% indica come prioritario la stanziamento di maggiori risorse per il sistema sanitario nazionale. Il 10% ritiene che si dovrebbe ridurre il ticket per i redditi più bassi. Il sistema sanitario dovrà quindi cercare di migliorare, nel frattempo c’è chi spera che vengano varati anche degli interventi per far sì che chi riceve una pensione bassa non debba rinunciare a certe cure. Non mancano le proposte per alzare le minime. Resta da vedere se possono essere concretizzate o meno, stante la situazione della finanza pubblica italiana.
Una prossima riforma delle pensioni non potrà non tener conto del fatto che ci sono ben tre donne su quattro che percepiscono un assegno pensionistico sotto la soglia dei 500 euro. I dati sono stati ricordati in occasione di un incontro promosso a Gattico, in provincia di Reggio Emilia, dall’Associazione nazionale pensionati e dall’Associazione Donne in Campo aderenti alla Cia-Agricoltori Italiani. Le due associazioni, ricorda l’Agenzia Dire www.dire.it, hanno anche evidenziato che gli importi medi delle pensioni di anzianità femminili sono inferiori a quelli maschili. Cosa che avviene pure nel caso delle pensioni di vecchiaia. Bisognerebbe forse far qualcosa di più, quindi, per le donne, in particolare già nel periodo in cui lavorano e non sono ancora in pensione.
Senza che ci sia bisogno di una riforma delle pensioni, le minime potrebbero essere portate a 780 euro se passasse la proposta di legge sul reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle. Anche per questo il 20 maggio si terrà la seconda marcia Perugia-Assisi, dopo quella del 2015, organizzata dai pentastellati. Barbara Lezzi, sul sito del Movimento 5 Stelle, è protagonista di un video che spiega le ragioni di questa manifestazione, accompagnato da un breve post nel quale si legge che “per noi il reddito di cittadinanza è una vera e propria manovra economica. Perché? Perché farebbe ripartire immediatamente i consumi e quindi ci sarebbe un circolo virtuoso a favore anche delle nostre piccole e medie imprese”. La marcia prenderà il via alle 11:30 dalla Basilica di San Pietro di Perugia, per concludersi ad Assisis, davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli.