Appare troppo ottimista il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nei suoi ultimi commenti sullo schema di decreto delegato sul contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act e in attesa del parere favorevole delle commissioni Lavoro del Parlamento.
Poletti, proprio ieri in occasione della sua partecipazione a un convegno, ha dichiarato che “ci sarà un passaggio ai contratti a tempo indeterminato molto significativo, sia per le nuove assunzioni, sia per chi non aveva contratti stabili […]. Ci aspettiamo un importante cambio di passo da questo punto di vista”; e ancora il Ministro ha assicurato, parlando della possibile ripresa dell’occupazione, che “i mesi di aprile, maggio e giugno segnaleranno una ripresa del mercato del lavoro”.
Pur condividendo l’impostazione generale della riforma, nella realtà c’è ancora molta strada da fare per una ripresa significativa del mercato del lavoro e per favorire una stabile occupazione. Di certo non saranno sufficienti tre mesi per vedere risultati apprezzabili, come troppo ottimisticamente paventato dal Ministro Poletti.
Il nuovo impianto normativo potrebbe portare alla creazione di un nuovo dualismo – sia sul piano sostanziale che processuale – nel mercato del lavoro, che potrebbe accentuare la disparità di trattamento tra i lavoratori assunti prima e quelli assunti successivamente all’entrata in vigore del decreto legislativo sul contratto a tutele crescenti. Non è, infatti, da sottovalutare la possibilità che a seguito dell’entrata in vigore del decreto legislativo sul contratto a tutele crescenti possano sollevarsi presso i Tribunali questioni di legittimità costituzionale.
C’è ancora molta strada da fare per ridurre il costo del lavoro e cercare di soddisfare le esigenze contingenti delle imprese che, mai come oggi, hanno bisogno di un sostegno per un loro consolidamento. Sicuramente un primo passo in tal senso è stato fatto con la previsione degli incentivi per le nuove assunzione introdotti con la Legge di stabilità 2015; ma si tratta di agevolazioni limitate e che andranno a esaurirsi nel breve periodo con ricadute pesanti sul bilancio delle imprese al termine delle agevolazioni.
È in questo contesto che si auspicano interventi mirati a una maggiore semplificazione, deburocratizzazione e riduzione del costo del lavoro, con prospettive di armonizzazione a livello europeo e con l’obiettivo di garantire una crescita del mercato del lavoro e favorire una stabile occupazione.