Sette vittorie consecutive, 79 punti in classifica, 68 gol segnati (secondo miglior attacco) e 19 subiti (miglior difesa): all’inizio la Roma era una sorpresa ma “chissà quanto dura”, poi una realtà ma “non da scudetto”, adesso che il campionato è quasi finito e i giallorossi sono ancora in corsa anche i più scettici si saranno levati la maschera. La Roma fa paura, senza se e senza ma. Non solo è la squadra più in forma del momento, è anche quella che gioca il miglior calcio in Italia e, soprattutto, ha movenze e mentalità europee che potrebbero fare la sua fortuna dal prossimo anno. Il Napoli è lontano 12 punti: ne servono tre nelle ultime cinque giornate, e i giallorossi torneranno in Champions League dalla porta principale. Con pieno merito. I tempi di Luciano Spalletti sono finiti, ma qualcosa del tecnico di Certaldo deve ancora aleggiare tra i muri e le stanze di Trigoria. Ricordate quella Roma? Giocava un calcio spumeggiante, fatto di scambi di prima e uso delle corsie per allargare il campo. C’era l’idea del finto centravanti prima che diventasse una moda, o forse c’era semplicemente la suggestione di un Francesco Totti prima punta che infatti esplose; sfiorò uno scudetto, vinse a Lione e Madrid, lasciò un’impronta così indelebile che le stagioni successive sono state una lunga rincorsa ad un progetto imperniato sul bel calcio. Mezzi fallimenti e delusioni, fino all’avvento di Rudi Garcia: francese un po’ andaluso, ha vinto tanto in patria ma arrivava nella capitale tra mille dubbi e in mezzo a una contestazione popolare per i risultati della squadra. Si presentò dicendo due cose: “Lavoreremo duro” e “chi ci contesta è laziale”. Con il “pirla” di Mourinho avevano riso, con lui si misero sul chi va là. Poi è arrivato il campo, sono arrivate le dieci vittorie, il singolo gol subito in questa striscia. Spalletti? Dimenticato. Il rimpianto per la mancata conferma di Montella? Qualche vago ricordo, e nulla più. Garcia ha convinto tutti, con una semplice idea: possesso palla e pressing alto per recuperarla: quando ti difendi, meglio farlo da subito che aspettare rintanato nei 20 metri. In Italia lo faceva Conte, ma con il 3-5-2: quando arrivava ai 16 metri, la Juventus soffriva la mancanza di alternative. La Roma, che non ha un vero centravanti di ruolo se non Destro, sta segnando caterve di gol. Si muove a blocchi di giocatori: se il pallone viene perso sulla fascia destra, il terzino alza la pressione e il centrale da quella parte va a chiudere lo spazio. E poi, la circolazione di palla:
Funzionale al momento in cui gli avversari usciranno per cercare il recupero, e a quel punto ci sarà una zona tra le linee nella quale Ljajic, Pjanic, Florenzi a turno si buttano dentro per creare la superiorità. Ci sono tocchi di prima nello stretto per saltare la linea, c’è la progressione di Gervinho che salta l’uomo e va in porta. Leggete bene: sembra il Barcellona dei primi anni di Pep Guardiola, quello che comunque andasse la partita non avevi mai la sensazione che potesse perdere. Paragone impopolare o esagerato? Nemmeno troppo. Ovviamente il tempo ci dirà di più: se la Roma vincerà lo scudetto lo vedremo, ma non è questo il punto. Il punto è che i giallorossi sono una squadra convinta dei suoi mezzi e con una struttura che funziona, basti notare come i giocatori che hanno visto meno il campo, da Taddei a Romagnoli, hanno impatto sulle partite; il punto è che lo stampo europeo del gioco di Rudi Garcia potrebbe rilanciare il “made in Italy” in Europa, e pazienza se l’allenatore è straniero.
(Claudio Franceschini)