Secondo Roberto Ghiselli, nella cosiddetta fase due del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, occorre che “si recuperino gli evidenti limiti presenti in questi primi provvedimenti” relativi all’Ape social e alla Quota 41, oltre che andare avanti con gli altri temi di cui si era detto di discutere nel verbale siglato tra le parti alla fine dello scorso anno. Tra questi il Segretario confederale della Cgil ricorda esserci la “pensione contributiva di garanzia per i giovani, la flessibilità in uscita, il riconoscimento dei lavori di cura, l’aspettativa di vita, la previdenza complementare e la rivalutazione delle pensioni in essere”. Il sindacalista ha ricordato di aver, insieme a Cisl e Uil sollecitato il Governo a convocare un nuovo incontro, visto che quello previsto il 10 maggio non si è tenuto e non è stata fissata una nuova data.
Paolo Gentiloni ha firmato i decreti attuativi sull’Ape Social e Quota 41 per i lavoratori precoci. È stato lo stesso Premier a comunicarlo via Twitter scrivendo “Firmati i decreti anticipo pensionistico, #apesocial #apeprecoci, operativo meccanismo di anticipo pensione per decine di migliaia di persone”. Viene così finalmente resa operativa una parte importante della riforma delle pensioni introdotta con l’ultima Legge di stabilità. Secondo quanto riporta Rainews, chi raggiunge i requisiti richiesti dovrà presentare domanda entro il 15 luglio, mentre chi li raggiungerà l’anno prossimo dovrà farlo entro il 31 marzo del 2018. “Le richieste giunte dopo la scadenza saranno soddisfatte se avanzano fondi”. Confermata anche la retroattività dell’Anticipo pensionistico “a costo zero”, per cui chi aveva già maturato i requisiti alla data del primo maggio, avrà il trattamento retroattivo da quella data.
Marcello Pacifico torna a esprimere perplessità sull’Ape. Secondo il Presidente dell’Anief, infatti, “non si tratta di una riforma della legge sulle pensioni, bensì di una nuova tipologia di ammortizzatore sociale”. Il sindacalista segnala infatti che le uniche categorie che non subiranno penalizzazioni, e che quindi avranno interesse a utilizzare l’Anticipo pensionistico, sono i disoccupati di lungo periodo. Pertanto, di fatto, chi è senza lavoro sarà mandato in pensione prima. Tutto questo, quindi, non genererà “né il tanto atteso ricambio generazionale, né l’incremento del tasso occupazionale”. Pacifico è per questo molto scettico sul fatto che l’Ape possa rappresentare un vero criterio di flessibilità in uscita e ritiene che il varo di questo strumento rappresenti di fatto un nuovo “chinare il capo nei confronti di un Europa sempre più a due velocità”.
Non si fermano i lavoratori precoci, che continuano a chiedere una riforma delle pensioni che preveda Quota 41 per tutti. Con tutta probabilità questa settimana ci saranno nuove iniziative anche per sostenere la raccolta firme in favore della discussione in aula alla Camera del ddl Damiano, che prevede, oltre a Quota 41, la flessibilità pensionistica a partire dai 62 anni, prima quindi di quanto avverrà con l’Ape. La scorsa settimana, invece, dopo il collegamento con la trasmissione tv “Dalla vostra parte” e il servizio di due pagine sul settimanale “Stop”, a Torino c’è stato un presidio davanti al Lingotto. Sulla pagina Facebook 41xtutti Lavoratori uniti si possono guardare immagini e video che ritraggono i precoci intenti a far conoscere le loro ragioni ai cittadini, con cui spesso nascono degli interessanti dialoghi.
Anche se non si tratta di una riforma delle pensioni tout court, l’introduzione del reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle porterebbe l’importo minimo degli assegni a 780 euro al mese. Il Fatto Quotidiano segnala però che ciò avverrebbe tramite un forte aumento delle tasse. Infatti, le coperture che M5S propone per questa misura prevederebbero un taglio delle pensioni sopra i 90.000 euro lordi l’anno, anche se giustificate dai contributi versati durante la vita lavorativa, l’abolizione delle detrazioni fiscali (che rappresentano degli “sconti” sulle tasse), oltre che l’aumento dei costi per alcune concessioni. “La distribuzione dei pani e dei pesci mediante il reddito di cittadinanza rischierebbe di colpire i soliti noti produttori di reddito, per sussidiare chi non ne produce e soprattutto darebbe il segnale che non conviene darsi troppo da fare, soprattutto in modo onesto e trasparente”, scrive Michele Carugi.
Gianni Fava ha sfidato Matteo Salvini per la segreteria della Lega Nord, ma nonostante la sconfitta resta convinto che l’opzione indipendentista sia la migliore. Anche per quel che riguarda la riforma delle pensioni. Intervistato da Il Corriere della Sera, l’assessore lombardo all’Agricoltura ha infatti spiegato che il suo “avversario” sbaglia quando dice che i problemi derivano tutti dall’Europa e all’intervistatore, per spiegare questo concetto, dice: “prenda le pensioni: dei 134 miliardi di entrate Inps, 86 vengono dal Nord e 22 dal Sud. Però, nel trasferimento, le pensioni sono mediamente di un migliaio di euro a testa al Sud e 474 al Nord. Per la serie ‘somaro del Nord, paga e taci’. Veda lei…”. Non sappiamo però se Fava condivida o meno le proposte di Salvini sulle pensioni, come la Quota 40 o la Quota 100, che consentirebbe di accedere alla pensione a 60 anni, avendone 40 di contributi.
Dal Movimento Opzione donna arriva una lettera aperta indirizzata a Paolo Gentiloni e ai ministri del suo Governo, nel quale non si manca di far notare che le continue richieste di prorogare il regime sperimentale di accesso anticipato alla pensione sono rimaste senza risposta. Nella missiva si fa presente come risulti evidente la volontà non solo di non varare una riforma delle pensioni con la prosecuzione di Opzione donna, ma di portare alla sua scomparsa, nonostante questa misura risponda a un reale bisogno e abbia vantaggio economici per le casse pubbliche. Per questo si invitano i destinatari a provare vergogna ricordano quanto era già stato scritto al ministro Poletti in occasione della “non risposta” alle interrogazioni parlamentari presentate sulla proroga di Opzione donna. Cliccare qui per leggere il testo completo della lettera.
Elsa Fornero è nota per la riforma delle pensioni varata alla fine del 2011, sotto accusa da parte di molti per aver allontanato l’età pensionabile e anche causato difficoltà nella ricerca di lavoro da parte dei giovani. Ora stanno facendo il giro della rete le sue dichiarazioni su Francesco Totti. A Radio Cusano Campus, infatti, l’ex ministro del Lavoro ha detto che il giocatore della Roma ha ancora voglia di lavorare, ha energia e quindi non dovrebbe ritirarsi. “Siccome Totti ha ancora molta capacità di lavoro e farà probabilmente l’allenatore di grandi squadre, lavori e aspetti come tutti gli altri la sua pensione”, ha detto la Fornero. Che ha anche confessato di essere tifosa del Torino, cosa che le ha dato anche qualche delusione, “ma comunque va bene così, il tifo è fatto anche di sofferenza”. Nel riportare le sue ultime dichiarazioni, Il Tempo ha voluto anche ricordare quelle più prettamente attinenti al dibattito previdenziale rilasciate dalla professoressa torinese. Per esempio, ha spiegato che dal suo punto di vista non è vero che mandare in pensione prima i lavoratori anziani crei più occupazione per i giovani, “a parte situazioni temporanee”.
La Fornero ha avuto infatti modo di ricordare che serve ben altro, a cominciare dal potenziamento dell’apprendistato e di servizi per l’impiego efficaci, oltre che di sviluppo economico. Su questo punto i pareri sono piuttosto discordanti e recenti studi sembrano dare ragione all’ex ministro. Di certo il dibattito non si esaurirà qui e proseguirà nei prossimi mesi.
La riforma delle pensioni targata Fornero ha accentuato quel passaggio dal metodo retributivo e contributivo già iniziato con la riforma Dini e questo ha resto il sistema pensionistico italiano sicuro e sostenibile. Lo ha detto Marco Zanotelli, Direttore dell’Inps Trentino Alto Adige. A Il Dolomiti ha spiegato che la Legge Fornero “è intervenuta in un momento di grande emergenza, agendo praticamente su una generazione. La Germania ha fatto gli stessi passaggi, ma diluendo gli interventi nell’arco di almeno dieci anni”. Zanotelli ha anche spiegato che certamente con l’innalzamento dell’età pensionabile piuttosto brusco si è generata una situazione che non aiuta l’occupazione giovanile, ma che penalizza anche le donne che non hanno un’attività lavorativa continuativa. “Queste sono sofferenze del futuro che affondano le radici nel passato, quando a cavallo degli anni ’60, ’70 e ’80 si andava in pensione dopo quattordici anni di contributi e si coprivano tutte le categorie anche se versavano solo i lavoratori dipendenti”, ha spiegato.
Il dirigente dell’Inps ha anche fornito alcuni dati sul ruolo che gli immigrati hanno sulla sostenibilità del sistema previdenziale. “I lavoratori stranieri generano un ‘tesoretto’ per il sistema Italia: a livello nazionale producono, infatti, un gettito contributivo di circa 8 miliardi di euro e in termini pensionistici ricevono circa 3 miliardi di euro”, ha detto. Secondo Zanotelli, un intervento che bisognerebbe fare sul sistema pensionistico è quello di trovare un modo per garantire il futuro dei giovani e ridurre le disuguaglianze esistenti tra pensioni troppo alte e pensioni troppo basse.
Sempre nella Marcia di Perugia tenutasi ieri verso Assisi con il Movimento 5 Stelle – qui sotto gli aggiornamenti sulle coperture delle Pensioni e degli altri elementi per poter formalizzare la proposta del Reddito di Cittadinanza – ha parlato il leader grillino Luigi Di Maio. Rilanciando la proposta più importante del M5s, il Vicepresidente della Camera ha affermato come «Non ha senso erogare pensioni sotto la soglia di povertà. E’ inaccettabile che un pensionato dopo anni di duro lavoro percepisca meno di 780 euro al mese. Il reddito di cittadinanza, che è una manovra economica, ha l’obiettivo di fissare anche una soglia per le pensioni minime a 780 euro». Il piano è strutturato e con i prossimi mesi in cui il Movimento 5 Stelle formalizzerà le proposte in tema economico e previdenziale per la campagna elettorale del 2018, si potranno conoscere le ulteriori modalità di “copertura” per un provvedimento del genere. (agg. di Niccolò Magnani)