Dopo la recente tornata elettorale, tra le voci dei commentatori non poteva mancare quella di Susanna Camusso. La Segretaria Generale della Cgil difficilmente si sottrae dall’intervenire su momenti ed episodi significativi della politica di casa nostra, proprio per un ruolo più “politico” che il sindacato di Corso d’Italia ha sempre avuto rispetto alle altre sigle.
Credo che i risultati di ieri ci dicano di un profondo disagio che c’è nel Paese, di risposte che sono mancate; penso ad alcuni dei temi che sono tornati continuamente durante la campagna elettorale, come le periferie, il lavoro, i giovani, le grandi questioni irrisolte delle scelte economiche. (…) I messaggi razzisti non sono passati anche in città come Varese, dove la Lega ha sempre governato. Passa un messaggio ampiamente solidale, che non scarica l’insoddisfazione su razzismo, sull’esclusione e xenofobia, come invece è avvenuto in altre parti d’Europa. (…) La distanza tra il racconto del Governo Renzi, quello di un luminoso avvenire di fronte a noi, e la condizione concreta delle persone è ormai enorme. Occorre vedere se Renzi affronta la sfida con politiche che provino a rispondere al peggioramento delle condizioni economiche e di lavoro delle persone o continua con il suo racconto come se i problemi non ci fossero e i nodi fossero stati tutti risolti.
Questi sostanzialmente tre punti interessanti toccati da Susanna Camusso intervistata da Radio Radicale. Posto che il primo partito resta quello dell’astensionismo e che, quindi, il punto è che la sfiducia nella politica è un fenomeno grave su cui al momento sembra che nessuno abbia un’idea, si tratta di affermazioni fondate e, anche, condivisibili nella sostanza, al di là di qualche sfumatura linguistica. Val la pena tuttavia di porsi qualche domanda, su cui sarebbe interessante sentire la stessa Segretaria Generale della Cgil: 1) quale strada per rispondere al disagio diffuso nel Paese? 2) quali politiche per rispondere al peggioramento delle condizioni economiche e di lavoro delle persone? 3) posto che si azzecchino le politiche giuste, il Paese tornerà a crescere e il disagio sarà arginato?
Il fenomeno dell’immigrazione è certamente oggi un fatto di dimensioni non sottovalutabili, ma è evidente – a questo punto – che le cose stanno diversamente da come ce le racconta Matteo Salvini. Certo è che il tema non può essere liquidato e che l’unico modo per integrare – per davvero e non secondo la retorica cara a Laura Boldrini – è il lavoro. Ed è proprio la crescita del lavoro che può permettere il miglioramento delle condizioni delle persone.
Ora, la stessa Susanna Camusso nel 2012 diceva “bisogna salvare l’impresa per salvare il lavoro”. L’impresa, quindi, va posta al centro della politica economica, cosa – peraltro – che questo governo ha fatto più di altri, tant’è che in alcuni ambienti sindacali lo chiamano “il governo di Confindustria”.
Pare, tuttavia, che se da domani avessimo le giuste riforme, avremmo finito i compiti. In realtà, i compiti veri inizierebbero solo a quel punto. In Italia da troppo tempo si continua a porre troppa enfasi sul ruolo della politica e, soprattutto, su quello del legislatore, come se una buona riforma risolvesse d’incanto i problemi. Parliamo poco del ruolo delle nostre imprese, così centrale per lo sviluppo e per l’innovazione, cosa che può significare anche crescita del lavoro e miglioramento delle condizioni economiche delle persone.
Non passa tuttavia inosservato che, ancora una volta, Susanna Camusso – ma in questo è in buona compagnia – non manca di additare ogni tipo di onere all’attuale governo, come se il voto al Movimento 5 Stelle fosse una semplice protesta alla politica attuale e non l’effetto di un ventennio anomalo in cui anche il sindacato – che lei non chiama in causa – ha le sue responsabilità. La forza del M5S è proprio quella di aver intercettato il malcontento di quella che il suo fondatore ha sempre definito l’identità di Pidielle e Pidimenoelle.
Si può, e si deve, chiedere di più alla politica economica. E fino a quando non sarà varata una vera riforma fiscale, continueremo a eludere i problemi. Ma il sindacato è attore o spettatore della crescita? È immune da errori? Quale compito gli spetta? Perché Susanna Camusso non parla, anche, di questo?
Twitter: @sabella_thinkin