Da Cesare Damiano arriva un nuovo messaggio indirizzato a Matteo Renzi che ha a che fare con la riforma delle pensioni. L’ex ministro non ha infatti gradito il confronto che c’è stato all’ultima direzione del Pd e segnala che “sui temi del lavoro, della povertà e delle pensioni” ci sono da tempo delle proposte all’interno del partito che però il Premier sembra ignorare. “Siamo pronti, in qualsiasi momento, a un confronto sui contenuti che sia anche capace di ricostruire un orizzonte unitario del Pd sui temi sociali”, ha aggiunto il Presidente della commissione Lavoro della Camera. Vedremo se questo confronto ci sarà.
Il Governo non è solo impegnato sul fronte delle pensioni, ma soprattuto in questo momento con la messa in sicurezza del sistema bancario. Tuttavia, per i deputati del Movimento 5 Stelle, l’esecutivo, attraverso l’ipotesi di ricapitalizzazione del Fondo Atlante o con la creazione di un analogo veicolo finanziario, “vuole coprire le malefatte dei banchieri saccheggiando i fondi pensione e le casse previdenziali”. Infatti, pare che il Governo voglia coinvolgere nell’operazione questo tipo di soggetti. “Prima si promettono a vuoto gli 80 euro ai pensionati minimi e poi si tenta di aggredire il tesoretto previdenziale di 9 milioni di cittadini iscritti ai fondi o alle casse”, aggiungono i deputati pentastellati.
Il Comitato Opzione Donna torna a battersi per le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1957 e del 1958 che al momento non possono usufruire dell’accesso anticipato alla pensione, in attesa del monitoraggio previsto dall’ultima Legge di stabilità che dovrebbe far sapere quante risorse sono ancora disponibili per questo obiettivo. Orietta Armiliato, animatrice del Comitato, ha infatti scritto sulla pagina Facebook del Comitato stesso: “Nell’attesa di conoscere il monitoraggio dei flussi di pensionamento da parte di Inps che sarà disponibile a partire dal prossimo 21 luglio, auspichiamo che il diritto sia restituito alle donne degli ultimi trimestri 1957/58 che sono in attesa”. Vedremo poi se una “proroga” di Opzione donna sarà presa in considerazione dal Governo per la sua riforma delle pensioni.
Elsa Fornero, autrice di una contestata riforma delle pensioni, ha espresso un parere positivo sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto legittimo il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro approvato dal Governo Letta. “Per la prima volta si va oltre il totem dei diritti acquisiti”, ha detto l’ex ministro parlando ad Agorà Estate, la trasmissione in onda su Rai 3. “I diritti sono una cosa importante e seria, ma quando in realtà configurano dei privilegi veri e propri, cioè diritti che sono però pagati da altri magari anche più poveri è giusto che siano messi in discussione”, ha aggiunto la Fornero.
Oggi è senza dubbio un giorno importante per i lavoratori precoci e per la riforma delle pensioni proposta da Cesare Damiano. Alla Camera dei deputati, infatti, si sta tenendo questa mattina la conferenza stampa per la presentazione delle firme raccolte a sostegno del Ddl 857, su cui i lavoratori precoci si sono molto spesi, anche perché al momento si tratta dell’unica iniziativa che contiene la Quota 41 da loro tanto richiesta. È stata raggiunta la soglia delle 50.000 adesione a questa petizione e si spera che possa contribuire a far sì che chi ha versato 41 anni di contributi possa accedere alla pensione senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età anagrafica.
La consulta ha stabilito la legittimità del prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro, così come previsto dal Governo Letta nel 2014. Da quanto si apprende da una nota pubblicata da ilSole24ore.com, “La Corte Costituzionale ha respinto le varie questioni di costituzionalità relative al contributo, che scade nel dicembre 2016, sulle pensioni di importo più elevato, escludendone la natura tributaria e ritenendo che si tratti di un contributo di solidarietà interno al circuito previdenziale, giustificato in via del tutto eccezionale dalla crisi contingente e grave del sistema”. Da quanto si apprende, la Corte ha anche stabilito che tale contributo rispetti il principio di progressività e che sia comunque sostenibile dai pensionati in quanto riguarderebbe soltanto le pensioni più elevate, da 14 a oltre 30 volte superiori alle pensioni minime.
Mentre si discute animatamente sulle possibili revisioni riguardo la riforma pensioni da introdurre nella prossima Legge di Stabilità, in particolar modo per quanto concerne la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, arrivano delle notizie importanti relative all’ambito contributivo sulle pensioni. Nello specifico, non sono più previste sanzioni di natura penale nel caso in cui vi sia una omissione di versamento delle somme trattenute dal datore di lavoro come contributi previdenziali e assistenziali a titolo di sostituto d’imposta se l’ammontare complessivo non sia maggiore ai 10 mila euro. Al posto delle precedenti sanzioni penali sono state introdotte delle sanzioni di natura amministrativa che potranno andare da un minimo di 10 mila euro fino ad un massimo di 50 mila euro. Il cambiamento è stato annunciato dall’Inps per mezzo della circolare numero 121/2016 che può essere consultata visitando il sito ufficiale dell’ente previdenziale. Come sottolineato nella stessa circolare, l’obiettivo è quello di mutare reati di lieve entità in “illeciti amministrativi sia per rendere più effettiva ed incisiva la sanzione assicurando al contempo una più efficace repressione dei reati più gravi, sia anche per deflazionare il sistema processuale penale”.
In attesa della riforma delle pensioni allo studio del Governo non arrivano buone previsioni sul futuro della previdenza italiana. Gianpaolo Crenca, Presidente del Consiglio nazionale degli attuari, segnala infatti in un’intervista ad Affari & Finanza, l’inserto di Repubblica, che “in linea teorica un allungamento della vita lavorativa consentirà, anche con il sistema contributivo, di raggiungere pensioni più elevate. Ma la diffusione di carriere ‘basse’ e di lavori discontinui, oltre agli effetti sull’andamento del Pil, fa prevedere pensioni di livello inadeguato”. Per Crenca occorre quindi aprire con il Governo un tavolo di discussione su un welfare allargato per far sì che “tutti i cittadini possano avere, in qualsiasi momento, un trattamento e una copertura sufficiente ad affrontare ogni situazione”.
Cesare Damiano incalza nuovamente Matteo Renzi per un miglioramento delle politiche su lavoro e stato sociale, anche per quel che riguarda la riforma delle pensioni. Per l’ex ministro, “sulle pensioni è necessario avere una flessibilità che anticipi di 4 anni l’uscita dal lavoro e che non faccia pagare penalizzazioni ai soggetti più deboli: disoccupati, lavoratori precoci che devono poter andare in pensione con 41 anni di contributi, addetti ai lavori usuranti e invalidi”. Inoltre, bisognerebbe rivalutare le pensioni più basse, portando a 700 euro al mese il tetto sotto il quale erogare la quattordicesima.
I lavoratori precoci avrebbero dovuto avere uno spazio in tv venerdì scorso durante la trasmissione “Dalla vostra parte”, in onda su Rete 4. Per loro c’è infatti il rischio che Quota 41 non veda mai la luce. Tuttavia la sentenza sul caso Yara Gambirasio, con la condanna di Massimo Bossetti all’ergastolo, ha cambiato la programmazione della rete Mediaset. Che ora ha deciso di “recuperare” lo spazio tolto ai lavoratori precoci. I quali dovrebbero essere in collegamento durante la puntata di domani. Il comitato della Lombardia si sta quindi mobilitando per poter garantire la “presenza minima” necessaria alla partecipazione in diretta. Si spera che questa volta riescano a far conoscere le loro ragioni ai telespettatori.
Maurizio Sacconi “mette in guardia” da un rischio che può concretizzarsi con la riforma delle pensioni che si sta studiando in questi mesi e che potrebbe “produrre un generalizzato schiacciamento delle pensioni verso i mille euro”. L’ex ministro, dalle pagine del blog amicidimarcobiagi.com, spiega infatti che “questo rischio può nascere dalla giusta tutela delle basse pensioni dei lavoratori dipendenti e dalla ingiusta pretesa di coprirla a carico degli altri pensionati”. Bisognerebbe quindi cercare di evitare di “punire il ceto medio” nel mettere mano al sistema previdenziale.
Oggi la Corte Costituzionale è chiamata a dare un giudizio su alcuni aspetti della riforma delle pensioni introdotta da Letta, con il contributo di solidarietà sulle pensioni più alte, e sulla rivalutazione automatica degli assegni pensionistici. Secondo Repubblica, circa il primo aspetto la Consulta sarebbe intenzionata dichiarare legittimo il prelievo sulle pensioni più alte. Dovrebbero essere quindi respinti i ricorsi presentati su questo punto. Il che sarebbe certamente una “buona notizia” per il Governo, che non dovrebbe quindi provvedere a “restituire” il contributo versati dai pensionati.
Il Governo e i sindacati nel corso delle ultime settimane hanno portato avanti un fattivo confronto sul tema della riforma pensioni prendendo in esame una serie di problematiche tra cui quella relativa all’accesso anticipato dei lavoratori. Si è parlato della cosiddetta Ape che nelle intenzioni del Governo dovrebbe permettere ai dipendenti di andare in pensione fino ad un massimo di tre di anni di anticipo rispetto a quanto stabilito della legge Fornero in luogo di penalizzazioni sull’importo mensile che dovrebbero essere ammortizzate per mezzo di un prestito di durata ventennale. Una soluzione che ha fatto discutere tantissimo giacché ritenuto troppo gravoso per gli stessi cittadini. In queste ore, però, il Governo sembra aver corretto il tiro parlando di differenziazione a seconda dei casi. In particolare per chi si ritrova in situazioni di bisogno economico e per quanti sono da lungo tempo nello status di disoccupati, le penalizzazioni del prestito pensionistico dovrebbero essere molto più contenute attestandosi intorno all’1%. Vedremo se effettivamente il Governo possa portare avanti un sistema di penalizzazioni che tenga in conto lo status specifico del lavoratore e non solo gli anni di anticipo.